Il caso
Strage di Cutro, sopravvissuti condannati a 16 e 11 anni
Ci sono volute 17 udienze all’Italia che ha lasciato per ore un pescatore da solo sulla riva di Steccato di Cutro a tirar fuori con le mani i corpi, perché nessuno c’era nemmeno a terra all’alba, per stabilire che la colpa è di tre naufraghi.
Cronaca - di Angela Nocioni
Tre sopravvissuti alla strage di Cutro condannati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Uno a 16 anni, uno a 11 anni e un mese e un altro a 11 anni. Per la strage di Cutro l’Italia non condanna chi ha lasciato senza soccorso un caicco stracolmo fotografato dall’aereo di Frontex molte ore prima e di cui gli ufficiali italiani di stanza quella notte nella Sala Comando Frontex a Varsavia tutto sapevano e tutto riferivano “in costante contatto con Roma” (fonte: relazione di Frontex, agenzia di polizia europea) ma tre dei migranti a bordo.
Non chi a Roma è andato a letto quel sabato sera sapendo che nel mare in burrasca c’era una barca stipata di persone, né chi in Calabria ha aspettato a piedi asciutti che il caicco Summer Love arrivasse da sé. Responsabili per quei 94 morti e non si saprà mai quanti dispersi tra le onde il 26 febbraio del 2023, tra loro decine di bambini, per l’Italia sono Hasab Hussain, 22 anni pakistano condannato a 16 anni (l’accusa aveva chiesto di 18 anni) Khalid Arslan, 26 anni pakistano condannato ad 11 anni, un mese e dieci giorni (richiesti 14 anni e 6 mesi) e Sami Fuat, turco di 51 anni condannato a 16 anni (richiesti 11 anni). Su di loro, sopravvissuti alla strage, si abbatte il decreto Cutro che inasprisce le pene per favoreggiamento all’immigrazione clandestina in caso di vittime. Sono stati tutti e tre assolti – si noti bene – dall’accusa di naufragio colposo.
Ci sono volute 17 udienze all’Italia che ha lasciato per ore un pescatore da solo sulla riva di Steccato di Cutro a tirar fuori con le mani i corpi, perché nessuno c’era nemmeno a terra all’alba, per stabilire che la colpa è di tre naufraghi. Quando il presidente del Tribunale di Crotone ha letto la sentenza, riferisce il quotidiano locale “Il Crotonese” i due ragazzi pakistani sono scoppiati a piangere. Uno di loro ha urlato: cercavo un futuro in Italia e mi hanno condannato perché ho fatto da interprete.