L'ennesima
In balia delle onde per 14 ore, salvati solo quando la corrente li ha portati in zona Sar italiana
Un gommone in avaria con due bambini, l’Italia sapeva da Open arms le coordinate esatte ma non s’è mossa finché le correnti non l’hanno portato in Sar italiana
Cronaca - di Angela Nocioni

Oramai aspettiamo che ce li portino le correnti. Anche se abbiamo le coordinate esatte di una imbarcazione alla deriva che potremmo raggiungere in meno di un’ora, anche se sappiamo che ci sono dei bambini dentro, anche se sappiamo che altri stati costieri non intervengono e che per i naufraghi è pericoloso attendere, noi italiani non interveniamo finché i naufraghi non entrano – se riescono a arrivarci – nella zona Sar italiana. Ossia quell’area delle acque internazionali in cui il coordinamento del soccorso spetta all’Italia. Nonostante salvare i naufraghi sia obbligo immediato di chiunque abbia notizia dell’emergenza.
Nonostante il diritto del mare, il diritto internazionale e il semplice buon senso impongono di intervenire subito a chiunque venga informato dell’emergenza, anche in zona Sar altrui, se nessuno è intervenuto nel frattempo. Noi no, noi aspettiamo le correnti. Roba da far vergognare qualsiasi marinaio, tanto più i capacissimi militari della nostra Guardia costiera che però invece di disobbedire a ordini assurdi, da ormai qualche anno, obbediscono a testa china. Si vergognano, ma obbediscono. Un giorno, chissà, rialzeranno la testa.
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È tale la sudditanza spontanea al Viminale mostrata ogni volta dal Centro di comando delle capitanerie di porto di Roma che ormai la nostra – un tempo gloriosa – Guardia costiera aspetta sempre più spesso a braccia conserte di vedere entrare i naufraghi in zona Sar italiana prima di far partire le motovedette. Martedì l’Mrcc Roma ha aspettato che le correnti facessero oltrepassare a un gommone alla deriva l’immaginaria linea che segna la nostra zona soccorso in acque internazionali prima di autorizzare una motovedetta della Guardia costiera a partire. Un’attesa di 14 ore per naufraghi in mezzo al mare è un inutile supplizio. L’Mrcc di Roma, si è rifiutato di prendere il coordinamento dell’operazione soccorso di 17 persone, tra cui due bambini di dieci e undici anni, raggiunto alle 9 di mattina dal veliero Astral dell’ong spagnola Open Arms.
Alle 9 di mattina Roma è stata avvisata ed è stata avvisata Malta, perché il veliero si trovava in zona Sar maltese. Malta non interviene quasi mai, di solito nemmeno risponde al telefono. Non è intervenuta Malta e non è intervenuta Roma. Solo quando le correnti hanno spinto il gommone in zona Sar italiana è partita la nostra motovedetta. Alle 23 i naufraghi sono stati soccorsi invece avrebbero potuti essere tratti in salvo già poco dopo le 9 di mattina. Il veliero Astral che alle 9 è arrivato sul posto, ha ha fatto quel che fanno le barche a vela, non potendo prendere tutti a bordo. Ha dato l’allarme e fornito a tutti i naufraghi giubbotti di salvataggio e prima assistenza. E si è fermato lì ad aspettare. Chiamando e richiamando al telefono per 14 ore le autorità maltesi e le autorità italiane.
Raccontano: “Alle ore 9 è stato fatto il soccorso. Le autorità sono state informate durante tutte queste attività come accade sempre. Dopo che i 17 sono stati assistiti con giubbotti e primo soccorso, abbiamo provveduto a informare di ciò le autorità di Malta e Italia chiedendo un loro intervento. Intorno alle ore 18 abbiamo dichiarato pubblicamente che stavamo aspettando ancora i soccorsi e che stavamo continuando a contattarli. Da Malta non hanno mai risposto. Abbiamo informato via mail che le correnti stavano spingendo le imbarcazioni in zona italiana intorno all’ora di cena. Alle 23, quando le barche si trovavano in zona Sar italiana, è intervenuta la guardia costiera”.