L'intervento da remoto

Neanche il saluto romano di Bannon ferma Meloni, la premier al Cpac: “Trump non si allontanerà”

La Presidente del Consiglio italiano si propone come ponte tra USA e UE. "Quando a parlarsi sono Trump, Meloni, Milei o Modi, ci definiscono una minaccia per la democrazia. È il tipico doppio standard della sinistra"

Esteri - di Redazione Web

23 Febbraio 2025 alle 09:54

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Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato in video collegamento alla convention dei conservatori Usa CPAC, 22 febbraio 2025 Roma (Italia) DISTRIBUTION FREE OF CHARGE – NOT FOR SALE – Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato in video collegamento alla convention dei conservatori Usa CPAC, 22 febbraio 2025 Roma (Italia) DISTRIBUTION FREE OF CHARGE – NOT FOR SALE – Obbligatorio citare la fonte LaPresse/Palazzo Chigi/Filippo Attili

Non un passo indietro da parte di Giorgia Meloni, la Presidente del Consiglio italiano, che a differenza di Jordan Bardella non rinuncia al suo intervento da remoto al Cpac, la convention di tre giorni delle destre negli Stati Uniti, la Conservative Political Action Conference fondata da Ronald Reagan negli anni ’80 dove Steve Bannon si è esibito in un saluto romano, innescando il forfait del politico francese, e dove il presidente argentino Javier Milei ha regalato una motosega a Elon Musk.

Posizione scomoda, quella della premier, che si mette al centro dell’Atlantico, tra Europa e Stati Uniti, e prova a minimizzare la situazione dopo l’esclusione di Kiev dalle trattative di pace sull’Ucraina e dopo le clamorose dichiarazioni di Donald Trump su Volodymyr Zelensky. Ha ribadito che il Paese “aggredito” è l’Ucraina ma anche che grazie a leadership “forti” come quella di Donald Trump, che “non si allontanerà” dall’Europa a differenza di quello che “si augurano i nostri avversari”.

Perché il punto è sempre quello: il tema vittimistico delle destre estreme che in tutto il mondo scaricano qualsiasi responsabilità sugli avversari politici. È durato poco meno di un quarto d’ora il suo intervento. Non ha mai citato né Volodymyr Zelensky né Vladimir Putin. Ha parlato poco prima di The Donald. Come detto, si è posta con i crismi della facilitatrice, della mediatrice atlantica.

“Scommetto che il presidente Trump, che è un leader forte ed efficace, lavorerà per rafforzare la nostra alleanza, lavorando con il mio governo e con l’Europa”, ha detto. “Quindi, sicurezza dei confini, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, sicurezza nazionale e difesa. Per una semplice ragione: se non sei sicuro, non sei libero. E quando la libertà è a rischio l’unica cosa, che puoi fare è metterla nelle mani più sagge. Ecco perché i conservatori sono sempre più influenti nell’agenda politica europea. Ed ecco perché la sinistra è nervosa”.

“Con la vittoria di Donald Trump la loro irritazione è diventata isterismo. Non solo perché sempre più conservatori governano, ma perché quei conservatori ora collaborano a livello globale. Quando, a metà degli anni Novanta, Bill Clinton e Tony Blair crearono una sorta di grande club della sinistra liberal mondiale, sono stati definiti statisti. Oggi, quando a parlarsi sono Trump, Meloni, Milei o Modi, ci definiscono una minaccia per la democrazia. È il tipico doppio standard della sinistra. Ci siamo abituati. La buona notizia, amici miei, è che la gente non crede più alle loro bugie. Nonostante tutto il fango che ci gettano addosso ogni giorno, i cittadini continuano a votare per noi, perché semplicemente i cittadini non sono ingenui come li considera la sinistra”.

23 Febbraio 2025

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