"La civiltà dell'eccesso"
Meloni è una Frodo Balilla, alla guida di un governo megalomane: senza misura può cadere
La mia generazione credeva nella rivoluzione e pensava che questa andasse realizzata con un atto di rottura. Ma aveva ragione Camus, il cambiamento è nella temperanza. Cose che gli estremisti di destra non riescono a capire
Cultura - di Filippo La Porta

La misura, il giusto mezzo, l’equilibrio, la moderazione, possono essere più “rivoluzionari” della trasgressione e della dismisura? La mia generazione ha creduto nella rivoluzione, nella auspicabilità e fattibilità della rivoluzione in Occidente. Una idea bellissima, in cui coesistono tante cose: slancio ideale, sentimento religioso, credenza magica, utopia comunitaria….Ma una’idea anche piena di equivoci. Ad esempio si riteneva che la rivoluzione coincidesse con un momento di rottura, anche violenta, con la negazione, con la distruzione (all’inizio la cultura operaista si muoveva in questa tradizione). Poi leggendo Camus abbiamo appreso che l’idea di misura, al centro della civiltà greca, è probabilmente l’idea più radicale.
Nella Civiltà dell’eccesso (Edizioni di storia e letteratura), di Tommaso Codignola, docente di filosofia nei licei, dedica meritoriamente un capitolo alla “Misura”, di cui gli antichi greci avevano il culto, sia in matematica che in filosofia che nell’arte. Si parte dai pitagorici, convinti che tutto sia numero: “il limitato, misurabile, comprensibile rappresentava il polo positivo, l’illimitato quello negativo”. Tanto che il malcapitato che scoprì i cosiddetti numeri irrazionali – Ippaso – , e cioè una serie infinita di cifre prive di irregolarità dietro a una virgola, venne gettato in mare. Così per Aristotele ogni virtù è la via di mezzo tra due eccessi – il troppo e il troppo poco -, e dunque nel caso del coraggio la via di mezzo tra vigliaccheria e avventatezza.
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La misura e l’armonia tra le parti le troviamo nel canone artistico di Policleto, grande scultore ateniese. Giustamente Codignola osserva che per noi, figli del romanticismo, “sembra che valori simili siano un po’ noiosi, un tantino scialbi”. E infatti le nostre vite sono sempre più “stipate” – di cose, merci, partner, esperienze (in una casa occidentale sono presenti circa 300.000 oggetti mentre in Italia il cibo sprecato in un anno ammonta a 270 milioni di tonnellate!) – il che arricchisce l’esistenza, ma al tempo stesso rischia di alienarla, di farle smarrire ogni misura. Soffermiamoci su questo aspetto, anche se il saggio di Codignola, ricco di stimoli, suggerisce una lettura della nostra epoca che mescola filosofia, psicologia, etologia. Ad esempio, a proposito di accelerazione dell’informazione e di eccesso di oggetti, nota che la versione online delle idee che ci incuriosiscono potrebbe liberarci “dallo sforzo di renderle nostre, di trattenerle”.
L’accesso alle cose è così facile e istantaneo che non riusciamo ad appropriarcene. Rischiamo che, troppo distratti dal continuo flusso percettivo deleghiamo l’esercizio della rielaborazione delle idee – in definitiva il pensiero stesso – all’intelligenza artificiale, a una interiorità a noi esterna. Ma anche la pagina sulla visione laica contemporanea del sesso, in opposizione alla morale cattolica tradizionale ha una ispirazione controcorrente e “pasoliniana”: “la scrollata di volti umani su Tinder somiglia in modo abbastanza inquietante a una qualsiasi scelta merceologica”, così come l’idea corrente che sia reale solo l’istinto sessuale e ipocrita qualsiasi relazione sociale stabile.
Torniamo alla misura. Nel ‘68 tutto ciò che era moderato aveva per noi un segno negativo (perciò preferivamo, colpevolmente, Sartre a Camus): “socialdemocratico” era poco meno che un insulto! Anche perciò mi fece molto piacere il bel libro che nel 2007 Aldo Garzia – prematuramente scomparso –, giornalista formatosi al manifesto, volle dedicare a Olof Palme, uno dei principali innovatori della socialdemocrazia nel secondo dopoguerra, interlocutore di Berlinguer, antimperialista e militante per la pace, impegnato tutta la vita a coniugare giustizia e libertà. Ma oggi come declinare il concetto di misura nel nostro impegno politico? Anzitutto sul piano civico, partendo da un minimalismo del quotidiano: rispettare una fila per gli italiani è una cosa poco meno che sovversiva! Essendo l’uomo un animale imitativo occorre avere fiducia nella capacità di contagio che può avere l’esempio individuale. Poi nella ricerca costante di un giusto equilibrio tra esigenze e bisogni opposti, sapendo che una vera sintesi è impossibile.
Proprio su questo terreno possiamo misurare tutto l’estremismo della destra populista di governo, refrattaria al concetto di limite, e di autolimitazione. Ripassiamone alcuni provvedimenti. Chiusura dei porti e “deportazione” dei migranti in Albania, abrogazione del reddito di cittadinanza, scelta dei social per comunicare “direttamente” con il popolo (sul rimpatrio di Almasri), guerra ai magistrati e rifiuto di collaborare con l’opposizione, lista dei paesi sicuri irritualmente fatta prima della Corte di Giustizia, il tutto condito dalla retorica aggressiva, beffarda e rabbiosa della premier (la sorella l’ha paragonata al Frodo tolkieniano, hobbit gentile d’animo e caritatevole verso i nemici: ma direi un Frodo balilla, passato attraverso la Marcia su Roma….).
Non a caso il “nemico” per eccellenza è Romano Prodi, dalle cui idee politiche si può evidentemente dissentire, ma che appare come la quintessenza di una cultura della moderazione e della misura. Sembra proprio che il nostro attuale governo cerchi tutto tranne che il giusto mezzo, una misura comune, nella realizzazione del proprio programma. Il suo orizzonte è quello della “megalomania” (Zagrebelsky). Per ora aumentano i consensi, ma a lungo andare questo estremismo – dei contenuti e della forma – potrebbe ritorcerglisi contro. Ricordate Ippaso gettato in mare? . La “discrezione” di Guicciardini, pur non coincidendo propriamente con la moderazione, è saggia capacità di discernimento – entro una realtà percepita come instabile, mutevole – , significa adattabilità e flessibilità. Ricerca della misura.