La presidente Ucei
Parla Noemi Di Segni: “Del 7 ottobre a noi resterà solo il dolore, le tre donne rilasciate esibite come un trofeo”
“Una crudeltà farle passare attraverso quella piazza gremita, anche questo momento è stato usato per fare propaganda e ribaltare la realtà. Per noi nessun risultato militare può dare l’euforia di una vittoria ma solo il dolore straziante del 7 ottobre e dopo di esso”
Interviste - di Umberto De Giovannangeli

Non è la carica, pur importante, onerosa, che dà lo spessore della persona che la ricopre. A definirla è la sua caratura morale, l’umanità, la passione civile con cui porta avanti le idee e le battaglie in cui crede. Sempre con una volontà di ascoltare le ragioni dell’altro da sé, senza che questo voglia dire rinunciare alle proprie ragioni. Ascoltare, è l’essenza del dialogo. Tutto questo, per chi scrive e ha avuto il privilegio di conversare con lei più volte nel corso degli anni, è Noemi Di Segni presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).
Da presidente dell’Ucei, Noemi Di Segni ha saputo dare voce al dolore, alla rabbia, alle speranze della diaspora ebraica di fronte alla immane tragedia del 7 ottobre 2023, l’ “11 Settembre” d’Israele, e alla vicenda degli ostaggi tenuti per quindici mesi in cattività da Hamas nella Striscia di Gaza. Una vicenda che non potrà dirsi conclusa fino a quando l’ultimo degli ostaggi israeliani sarà ancora nelle mani dei suoi aguzzini. Intanto, però, alcune considerazioni possono essere fatte, con nettezza, come è solita fare la presidente dell’Ucei.
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Presidente Di Segni, le tv di tutto il mondo hanno mandato in onda le immagini dei primi ostaggi israeliani liberati da Hamas dopo l’accordo mediato da Stati Uniti, Egitto e Qatar. A caldo, cosa l’ha più colpita di quelle prime immagini?
I sentimenti sono tanti e so di condividerli con tante e tanti, non solo ebrei italiani. Ci hanno colpito per la crudeltà, uso volutamente questa parola, di far transitare in una piazza gremita di “persone” le tre ragazze. Ci ha colpito il pieno controllo di Hamas della situazione. Usciti come rospi dalle tane.
Cos’altro ancora?
Il benessere fisico degli inneggianti, solo uomini di ogni età. Non erano né affamati né morti di freddo. Gaza non è un lager a cielo aperto. Tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi c’è una terza categoria, ossia gli scudi umani. Gli israeliani sono ostaggi esibiti come trofei. Quelli che prima di essere uccisi o sfollati erano/sono già prigionieri civili di Hamas. Ed è doloroso anche il silenzio del Papa. Vorrei aggiungere un’ultima annotazione su cui varrebbe la pena riflettere con rigore e senza posizioni precostituite…
A cosa si riferisce?
Anche questo momento è stato usato per fare propaganda e per una narrativa esaltata di vittoria, ribaltando ogni realtà. Per noi, comunque, nessun risultato militare può dare l’euforia di una vittoria ma solo il dolore straziante del 7 ottobre e dopo di esso.