Il piano del premier israeliano
La denuncia: “Israele vuole fare di Gaza la nuova Chernobyl”
Israele ha confermato di avere in custodia il medico dell’ospedale Kamal Adwan, della Striscia. Oltre 45mila i morti e 108mila i feriti. I bombardamenti israeliani continuano: ucciso il secondo giornalista nelle ultime 24 ore
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Per equilibrio, indipendenza di giudizio, ricchezza di fonti documentali, Amos Harel è giustamente considerato tra i più autorevoli analisti politici e militari israeliani. Così su Haaretz delinea la strategia del governo Netanyahu per il futuro di Gaza: la “Chernobylizzazione” della Striscia.
Annota in proposito Harel: “Oltre all’espansione dell’attività offensiva, è in corso una vivace discussione sulle soluzioni che imporranno una sorta di amministrazione civile a Gaza sotto l’egida israeliana. Si parla di istituire quattro centri logistici sulla costa di Gaza, da cui verranno distribuiti gli aiuti umanitari tramite appaltatori civili sotto la supervisione dell’Idf. A Jabalya e nelle città del nord della Striscia si sta valutando l’idea di creare delle ‘comunità chiuse’ sorvegliate, nelle quali i civili palestinesi potranno entrare in futuro, anche se dovranno vivere in tende, in assenza di strutture abitabili. L’esercito controllerà le uscite e le entrate di queste aree. Nella sezione meridionale della Striscia esiste un piano per integrare nella governance due hamulas (clan) locali, le cui fonti di reddito sono per lo più criminali. Si sta discutendo se gli individui legati all’Autorità Palestinese e a Fatah debbano far parte di questi organismi, al di sopra dei clan. Ma è chiaro che tutto questo avverrà solo dopo un’ulteriore distruzione del paesaggio urbano, l’allontanamento forzato dei residenti e l’uccisione dei militanti armati. Nei retrobottega si sussurra un termine straziante: la ‘Chernobylizzazione’ della Striscia di Gaza. Dopo la fuoriuscita dal reattore nucleare di Chernobyl nel 1986, i sovietici scavarono rapidamente un tunnel per evitare che il materiale radioattivo si infiltrasse nelle falde acquifere. L’allegoria in questo caso è ciò che apparentemente dovrà essere fatto in tutta l’area a nord della Striscia di Gaza, ovvero il Corridoio di Netzarim: una massiccia distruzione delle infrastrutture sopra e sotto il suolo. Solo dopo si potrà parlare di ritorno degli abitanti. Quando avverrà? Nessuno lo sa”. Così Harel.
La certezza è la guerra. Durante l’altra notte e alle prime ore di ieri, l’esercito israeliano ha attuato una serie di attacchi separati nel nord e nel centro della Striscia di Gaza, con un bilancio di almeno 25 morti, secondo fonti di Al-Jazeera, e un totale di 77 da giovedì mattina. Tra le vittime ci sarebbe Omar al-Diraoui, secondo giornalista palestinese a essere ucciso nell’enclave nelle ultime 24 ore. Secondo i media locali, la sua casa nell’area di al-Zawayda, nella parte centrale di Gaza, è stata colpita da una bomba israeliana. Sempre nell’area centrale della Striscia, i caccia israeliani hanno distrutto tre edifici residenziali, causando 25 vittime civili.
Le autorità israeliane hanno confermato di tenere in custodia il direttore dell’ospedale Kamal Adwan, il dottor Hussam Abu Safia, secondo quanto riferito da Abc News, citando una dichiarazione militare fornita al media. La relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, ha invitato “i professionisti medici di tutto il mondo” a sospendere i legami con Israele in un atto di solidarietà con i loro oltre “mille colleghi” uccisi a Gaza. L’ospedale indonesiano, nel nord di Gaza, ha ricevuto l’ordine di evacuazione da parte dell’esercito israeliano. Lo ha riferito al-Jazeera citando l’organizzazione Medici per i Diritti Umani.
L’emittente qatarina, citando fonti all’interno del complesso, ha riportato che ci sono ancora almeno 25 pazienti, la maggior parte dei quali donne e bambini, insieme al personale medico. Alcuni non sono in grado di muoversi e hanno chiesto garanzie di non essere attaccati durante l’evacuazione forzata dalle truppe israeliane che circondano l’ospedale. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) si è detta “profondamente allarmata” per l’impatto delle temperature gelide e delle forti piogge sui palestinesi sfollati a Gaza. “Persone vulnerabili, tra cui almeno sette neonati, sono morte per ipotermia e queste tragiche morti sottolineano l’urgente necessità di rifugi e altri aiuti per la popolazione di Gaza”, ha affermato il direttore generale, Amy Pope.
Bombe, freddo, fame. Dopo quasi 15 mesi di guerra a Gaza, il bilancio nella Striscia è di 45.658 morti e 108.583 feriti. Lo ha riferito il ministero della Salute gestito da Hamas. Un post su X di Rohana Karem da Haifa: “20 minuti di interviste per strada a israeliani di ogni età e genere. La domanda: ‘Sai quante persone sono morte a Gaza?’. La risposta è unanime: ‘I bambini a Gaza devono morire’. Il 100% degli intervistati. Fa venire i brividi”.