Gli ultimi momenti da Presidente
Bashar al-Assad parla per la prima volta dopo la caduta del suo regime: “Mai pianificato la fuga, Siria in mano ai terroristi”
Dalla dinastia che il padre aveva inaugurato nel 1970 al rovinoso sfaldamento in pochi giorni: "Mai preso in considerazione l'idea di dimettermi o di cercare rifugio. L'unica linea d'azione era combattere contro l'assalto dei terroristi"
Esteri - di Redazione Web
Parla per la prima volta dopo l’avanzata, la fuga all’estero, il rifugio presso l’alleato Mosca che già lo aveva salvato nella guerra civile, la caduta della sua dinastia che dominava la Siria dal 1970. E non ha perso il tono da leader autoritario, cleptocratico, dittatoriale. “Non ho mai cercato posizioni per guadagno personale, ma mi sono sempre considerato il custode di un progetto nazionale, sostenuto dalla fede del popolo siriano, che ha creduto nella sua visione. Quando lo Stato cade nelle mani del terrorismo e si perde la capacità di dare un contributo significativo, qualsiasi posizione diventa priva di scopo, rendendo la sua occupazione priva di significato”, ha dichiarato in un comunicato diffuso tramite i social.
Alle prime ore del rovesciamento era diventato un mistero: dove si trovava Bashar al-Assad? Dov’è il figlio di Hafez, suo successore dopo la morte di Basel, il primogenito e fratello superiore primo nella linea di successione? Dove l’erede che aveva tradito le speranze di riformismo quando aveva giurato da Presidente della Siria nel 2000 e non aveva tentennato nel continuare a reprimere il dissenso con torture e carceri impenetrabili? Dove il Capo dello Stato che aveva contrastato la guerra civile scoppiata sull’onda delle Primavere Arabe radendo al suolo anche intere città?
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Bashar al-Assad era a Mosca, l’ipotesi comunque più caldeggiata fin da subito. Non era caduto nelle fasi più calde, mediatiche, drammatiche del conflitto intestino, violentissimo e difficilissimo, una guerra per procura scoppiata nel 2011. È caduto in 11 giorni: tanto il tempo passato dalla sollevazione nella regione di Idlib all’entrata delle opposizioni a Damasco lo scorso otto dicembre. Gli ultimi momenti da presidente della Siria li ha ripercorsi in una nota diffusa tramite la pagina ufficiale della presidenza siriana su Facebook e sul canale Telegram della stessa.
Le prime parole di Assad dopo la caduta
“La mia partenza dalla Siria non è stata pianificata né è avvenuta durante le ultime ore delle battaglie, come alcuni hanno sostenuto al contrario, sono rimasto a Damasco, svolgendo le mie funzioni fino alle prime ore di domenica 8 dicembre 2024. Mentre le forze terroristiche si infiltravano a Damasco, mi sono trasferito a Latakia in coordinamento con gli alleati russi per supervisionare le operazioni di combattimento. All’arrivo alla base aerea di Hmeimim, quella mattina, è apparso chiaro che le nostre forze si erano completamente ritirate da tutte le linee di battaglia e che le ultime posizioni dell’esercito erano cadute. Mentre la situazione sul campo continuava a deteriorarsi, la stessa base militare russa è stata sottoposta a un attacco intensivo da parte dei droni. Non avendo alcuna possibilità di lasciare la base, Mosca ha chiesto al comando della base di organizzare un’immediata evacuazione in Russia la sera di domenica 8 dicembre. Ciò è avvenuto un giorno dopo la caduta di Damasco, in seguito al crollo delle ultime posizioni militari e alla conseguente paralisi di tutte le istituzioni statali rimaste. In nessun momento di questi eventi ho preso in considerazione l’idea di dimettermi o di cercare rifugio, né una simile proposta mi è stata fatta da un individuo o da un partito. L’unica linea d’azione era continuare a combattere contro l’assalto dei terroristi”.
Assad: “Siria caduto nelle mani del terrorismo”
“Riaffermo che la persona che, fin dal primo giorno di guerra, si è rifiutata di barattare la salvezza della sua nazione con un guadagno personale, o di compromettere il suo popolo in cambio di numerose offerte e allettamenti, è la stessa persona che è stata al fianco degli ufficiali e dei soldati dell’esercito in prima linea, a pochi metri dai terroristi nei campi di battaglia più pericolosi e intensi. È la stessa persona che, durante gli anni più bui della guerra, non se n’è andata ma è rimasta con la sua famiglia a fianco del suo popolo, affrontando il terrorismo sotto i bombardamenti e le ricorrenti minacce di incursioni terroristiche nella capitale in quattordici anni di guerra. Inoltre, chi non ha mai abbandonato la resistenza in Palestina e in Libano, né ha tradito gli alleati che gli sono stati accanto, non può essere la stessa persona che abbandonerebbe il proprio popolo o tradirebbe l’esercito e la nazione a cui appartiene. Non ho mai cercato posizioni per guadagno personale, ma mi sono sempre considerato il custode di un progetto nazionale, sostenuto dalla fede del popolo siriano, che ha creduto nella sua visione. Quando lo Stato cade nelle mani del terrorismo e si perde la capacità di dare un contributo significativo, qualsiasi posizione diventa priva di scopo, rendendo la sua occupazione priva di significato. Questo non diminuisce in alcun modo il mio profondo senso di appartenenza alla Siria e al suo popolo – un legame che non viene scalfito da nessuna posizione o circostanza. È un’appartenenza piena di speranza che la Siria torni a essere libera e indipendente”.
Le scelte della Russia in Siria
Il Cremlino intanto ha dichiarato che non sono state ancora prese decisioni definitive sul destino delle basi militari russe in Siria. Con l’intervento a sostegno di Assad nel 2015, Mosca aveva salvato il regime di Damasco dal tracollo: Assad era accerchiato e pressato dalla rivolta popolare, dai territori strappati e contesi da milizie e jihadisti e opposizioni. La Russia ha evacuato parte del suo personale diplomatico, e di quello bielorussio e della Corea del Nord, da Damasco e i militari dalle linee del fronte nel nord della Siria e dalle postazioni sulle montagne alawite. L’Osservatorio per i diritti umani in Siria ha intano denunciato attacchi israeliani, “i più pesanti da oltre un decennio”, nella regione di Tartus.