Troupe di Al Jazeera

Siria, giornalisti trovano fossa comune vicino Damasco: “Migliaia di corpi, grande come un campo da calcio”

Un terreno grande circa 5mila metri quadrati, i cadaveri all'interno di sacchi bianchi. La ferocia della dinastia alawita degli Assad, al potere dal 1970

Esteri - di Redazione Web

12 Dicembre 2024 alle 17:23

Condividi l'articolo

SCREENSHOT DA AL JAZEERA
SCREENSHOT DA AL JAZEERA

Sarebbero migliaia i corpi rinvenuti in una fosse comune vicino a Damasco, la capitale della Siria che da pochi giorni è entrata in un’altra era dopo l’avanzata delle forze antigovernative e la caduta del regime della dinastia al Assad. A scoprire la fossa, la cui grandezza corrisponderebbe grossomodo a quella di un campo da calcio, una troupe di giornalisti della televisione panaraba, fondata in Qatar, al Jazeera. È soltanto l’ultima delle notizie terribili che arrivano in questi giorni da un Paese nel caos.

Il ritrovamento è avvenuto a Qutayfa, a nord est della capitale. “Questo terreno è grande circa 5mila mq”. I giornalisti hanno inquadrato la fossa, dalle immagini si vedono dei sacchi bianchi, con indicazioni di numeri, all’interno del quale secondo i reporter si troverebbero i resti di corpi di esseri umani. “È probabile che questi corpi provengano dalle prigioni politiche del regime, come quella di Sednaya”. Il carcere nei pressi di Damasco, a una trentina di chilometri a nord della capitale, è diventato ormai il simbolo della repressione del regime degli Assad

Cos’è la prigione di Sednaya

Sednaya è il nome della località, un paese nei pressi della capitale. La prigione fu costruita nel 1976 come campo di tortura per i detenuti politici. Era nota per le sevizie quotidiane che venivano inferte ai detenuti e le esecuzioni. Amnesty International in più occasioni ha denunciato torture e processi sommari spesso culminati in condanne a morte. Secondo l’organizzazione all’interno della struttura era stato costruito anche un forno crematorio per far perdere le tracce dei cadaveri.

La prigione è stata liberata subito dopo l’ingresso a Damasco e il rovesciamento del regime. Era un posto inaccessibile a giornalisti e altri osservatori indipendenti. L’ingresso era negato anche ai familiari dei detenuti. La struttura aveva anche degli spazi sotterranei, i più difficilmente accessibili, denominati “blocco rosso”. Non è chiaro quante persone potesse contenere, secondo alcune indagini fino a ventimila. Soltanto dopo l’ingresso delle forze antigovernative, che hanno liberato i prigionieri – lo hanno fatto in tutte le carceri – sono state diffuse immagini della prigione mostrando le condizioni disumane e degradate di persone e ambienti.

La dinastia Assad

Hafez al Assad – padre del presidente appena deposto Bashir, fuggito in aereo in Russia dove ha trovato asilo presso l’alleato Mosca – prese il potere con un colpo di Stato nel 1970 e rimase al potere fino al 2000, quando morì. Quella alawita è stata una delle dinastie più longeve – oltre mezzo secolo – del Medio Oriente, cleptocratica e caratterizzata da culto della personalità e brutale repressione di ogni opposizione. È impossibile stabilire quanti oppositori siano stati eliminati, torturati, sequestrati in tutto questo tempo.

La dinastia Assad è anche un unicum nel Medio Oriente, in quanto ha portato al potere la religione alawita, una minoranza che in Siria è composta da poco più del 10% della popolazione. La corrente alawita è una setta dell’islam sciita, aspetto che lo ha avvicinato all’Iran e al cosiddetto “Asse della Resistenza” costruito da Teheran in questi ultimi anni. Assad padre era un generale dell’esercito, era membro dell’ala militare del partito socialista siriano, il Baath. Prese il potere con un colpo di stato non violento nel 1970, divenne primo ministro.

La repressione del regime Assad

Cominciò subito con la repressione, a partire dai suoi nemici interni. L’episodio più brutale nel 1982 ad Hama quando l’esercito fu mandato a reprimere una sommossa dei Fratelli Musulmani, secondo alcune stime provocando circa 40mila vittime. Ad Hafez avrebbe dovuto succedere Basel, il primogenito, che però morì nel 1994 in un incidente stradale. La successione scivolò su Bashar al Assad, oftamologo che aveva studiato a Londra e sposato Asma Akhras, di origini siriane.

Il nuovo presidente tradì le speranze di riformismo del regime. Anche le Nazioni Unite hanno denunciato il sistema di repressione con intelligence interna, esercito e polizia politica che avevano le loro prigioni oltre a quelle civili. La ferocia di Bashar al Assad caratterizzò in particolare gli anni della guerra civile, esplosa nel 2011 sull’onda delle Primavere Arabe che hanno travolto il Medio Oriente. Alcune stime parlano di mezzo milione di vittime. La tomba di Hafez al Assad a Qardaha, cittadina natale del dittatore nei pressi di Latakia, è stata distrutta oggi dagli oppositori del regime. Tantissimi, e a volte virali, nei giorni scorsi i video che mostravano oppositori, ribelli, milizie e gente comune accanirsi e abbattere le statue che ritraevano gli Assad padre e figlio disseminate in tutto il Paese.

12 Dicembre 2024

Condividi l'articolo