Il dramma a poche miglia da Lampedusa
Gli assassini sono a Roma ma in prigione vanno i naufraghi: ennesima strage di migranti, si salva solo una bambina
La ong Compasse collective l’ha trovata in mezzo al mare, da sola, mentre urlava: è una piccola di 11 anni, l’unica superstite dell’ennesima tragedia provocata dai decreti del governo
Cronaca - di Piero Sansonetti
La bambina gridava. Chiedeva aiuto. Aveva addosso un giubbotto salvagente ed era aggrappata a una camera d’aria gonfia. Si teneva a galla. Non sappiamo da quanto tempo. Sicuramente era lì da molte ore, forse da quasi due giorni, quando l’hanno vista. Viene dalla Sierra Leone. Undici anni. Piccola. Si era imbarcata in Tunisia, a Sfax, col fratello. Il fratello non c’è più: in fondo al mare. Insieme agli altri che si erano imbarcati con loro. La bambina ha detto che erano 45. È rimasta solo lei. Dicono che non abbia neanche pianto. Dicono che abbia ringraziato i soccorritori che l’hanno accompagnata nell’isola di Lampedusa.
Una volontaria della Ong “Mediterranean Hope”, Francesca Saccomandi, ha parlato qualche minuto con lei. Le ha chiesto come stava. Ha risposto che stava bene, che era solo stanca, stanca, stanca. Non ha chiuso occhio in quelle ore. Se si fosse addormentata avrebbe rischiato di essere travolta dalle onde. Noi non avremmo mai saputo di questo naufragio. La bambina è stata trovata a 10 miglia dalla costa di Lampedusa. Non sappiamo dove sia avvenuto il naufragio. Non molto lontano. Al massimo due o tre miglia. Forse in acque italiane, sicuramente in Sar Italiana. La bambina è stata salvata da una barca a vela piuttosto piccola, 13 metri, che si chiama Trotamar III e appartiene a una Ong tedesca, la “Compass collective”.
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L’equipaggio ha sentito le grida della bambina. Per fortuna questi volontari delle Ong sono molto qualificati, sanno cercare, sanno come si realizzano i salvataggi. E se ne fregano delle infami campagne contro di loro, organizzate dai giornali di destra, e dai partiti, e dal governo. Li hanno chiamati i “taxi del mare”. Mammamia quanta malafede, ignoranza, cinismo circola nei piani alti della politica e del giornalismo. Non sappiamo se si potevano salvare. Probabilmente sì. Se non ci fosse stata in questi anni una azione capillare e insistita dello Stato per smantellare la rete dei soccorritori e per radere a zero le Ong. Con una raffica di decreti che è ragionevole considerare criminali. Pensate a quante imbarcazioni delle Ong vengono fermate con provvedimenti amministrativi, o fatte navigare inutilmente per giorni e giorni per sbarcare i naufraghi a Ravenna o a La Spezia o a Genova. Con quale scopo? Evitare che salvino vite.
Non so se questa di ieri possa chiamarsi strage, o se dire strage è prova di estremismo. Non so se si possa dire che è di Stato, o se accusare lo Stato è segno di anarchismo. Però, sfogliando il dizionario non si trova nessun’altra definizione. È una strage di Stato. È l’ennesima strage di Stato. E la responsabilità individuale e collettiva è chiarissima. È del governo, anzi dei governi: è loro la responsabilità collettiva. E quella individuale è dei ministri dell’Interno e delle infrastrutture, dei singoli ministri degli ultimi governi. Ed è difficile dire che quello del quale stiamo parlando sia un reato solamente colposo. Davvero dobbiamo credere che i ministri, e il governo, non siano in grado di calcolare gli effetti dei loro decreti, e il grado di criminalità e di stragismo che contengono? No: stiamo parlando di reati dolosi. ben più gravi di quelli per i quali in questi giorni è processato Salvini a Palermo.
E la magistratura, sempre pronta a scattare su un traffico di influenze, che fa? Tace. Anzi: magari tacesse. L’altro giorno ha parlato: condannando a più di dieci anni di prigionia due ragazzi scampati al naufragio e alla strage di Cutro. Ha detto che erano loro gli scafisti, senza uno straccio di prova. Ha risposto (“presente!”) al governo e al proclama “prenderemo gli scafisti in qualunque punto dell’orbe terraqueo”. I ragazzi erano increduli della loro condanna. Piangevano. È come se per la strage di piazza Fontana avessero messo in prigione gli impiegati della Banca scampati alla bomba. Capite? Invece di perseguire i carnefici condannano le vittime. Farabutti. Chi? Il governo, i ministri, i magistrati.