Nel milanese

Voleva andare in Siria per combattere con l’ISIS, arrestata 19enne: “Arruolata per la guerra, pronta alla jihad”

Si era radicalizzata ed era in partenza per la Turchia. "Scelta frutto di accordi con referenti dello Stato islamico o altre associazioni terroristiche". Faceva proselitismo sui social

Cronaca - di Redazione Web

5 Dicembre 2024 alle 16:44 - Ultimo agg. 10 Dicembre 2024 alle 12:05

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FOTO DA POLIZIA DI STATO
FOTO DA POLIZIA DI STATO

Sui social postava “le emoticon dell’iconica bandiera”. E non era una squadra di calcio, e neanche un’associazione benefica o un’organizzazione politica. Era la bandiera dell’Isis, il sedicente Stato Islamico, il movimento terrorista islamista di stampo sunnita nato da una costola di Al Qaeda in Iraq che ha seminato vittime, panico e paura in Medio Oriente, dove ha annesso larghe porzioni di territorio in una clamorosa avanzata, e in altri posti in tutto il mondo. Con i suoi affiliati o tramite la sola influenza, con i cosiddetti “lupi solitari”, ispirati e radicalizzatisi fai-da-te, la maggior parte delle volte online.

La 19enne kenyota residente nel milanese fermata cinque giorni fa era stata bloccata mentre si stava per imbarcare su un volo per andare a combattere in Siria, il Paese ripiombato nel caos della nuova guerra civile da circa una settimana dove ancora resistono delle sacche dell’organizzazione terroristica, dove sarebbe arrivata passando per la Turchia. L’indagine è stata condotta dalla Digos di Milano-Sezione Antiterrorismo Internazionale e dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione-Servizio per il Contrasto dell’Estremismo del Terrorismo Esterno.

Chi è la 19enne arrestata per volersi unire all’ISIS

Era scattata a ottobre a seguito del “costante monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online”. Si legge nell’ordinanza del gip di Milano Luca Milano che la giovane avrebbe detto di essere una “supporter dell’Isis” e faceva riferimento al “suicidio a scopo terroristico”. La giovane, “proveniente da un difficile contesto familiare”, era stata anche “ospite” di “una Comunità di accoglienza” e stava maturando un “rapido percorso di radicalizzazione ideologico-religioso sfociato, nell’ultimo periodo, nell’intenzione di raggiungere la Turchia per poi stanziarsi in zone occupate da formazioni jihadiste”. È stata accusata di “arruolamento con finalità di terrorismo internazionale”. Per la 19enne la jihad significava “lotta contro i nemici”. Avrebbe anche mostrato anche una pistola a giocattolo, che le è stata sequestrata. In una storia Instagram si sarebbe fatta riprendere mentre sparava “con un fucile ad aria compressa”. A chi le diceva che la jihad era “roba da uomini” lei rispondeva con “l’esempio di ‘Aisha‘, seconda sposa di Maometto”.

Dalle analisi degli investigatori, sarebbero emersi anche dei contatti con Yusif, un utente in Turchia. Si sarebbe recata a Malpensa a fine novembre per chiedere informazioni per comprare un biglietto per la Turchia. All’aeroporto era arrivata vestita con il niqab, l’abito femminile tradizionale delle culture musulmane che lascia scoperti soltanto gli occhi, e con uno zainetto nascosto sotto la giacca. Voleva un biglietto sola andata per Istanbul. Alla madre che le chiedeva al telefono dove fosse andata avrebbe risposto: “Mi dicevi che non sono tua figlia perché metto il velo?”. Quando è stata fermata si stava per imbarcare dall’aeroporto di Orio al Serio. È stata bloccata poco dopo aver fatto il check-in, mentre stava imbarcando i bagagli per un volo diretto ad Ankara. Il fermo è stato effettuato nell’inchiesta condotta dalla Digos e coordinata dalla pm di Milano Francesca Crupi e dal procuratore Marcello Viola. È stato convalidato ieri con custodia in carcere.

L’interrogatorio della 19enne arrestata per jihad: “Proselitismo e della mitizzazione dell’integralismo religioso”

È stata interrogata ieri dal gip: secondo l’ANSA avrebbe raccontato di voler andare in Turchia per sposare un 23enne conosciuto sui social, ammesso “di avere idee conservatrici circa la religione islamica” e raccontato di esser rimasta “scossa nel vedere le immagini di uomini e donne di fede musulmana torturati e bruciati” dove ci sono “guerre e persecuzioni”. Ha negato di voler andare in Siria per combattere, quanto più per “ammirare uomini e donne che lottano per salvaguardare il proprio credo in nome dell’Islam”, pur condividendo le idee dell’Isis su una “reazione armata”. Nell’interrogatorio avrebbe mostrato un’”ostinazione evidente”

Per il Milani invece la “scelta” della 19enne “di partire per i teatri di guerra” non è stata “casuale e sconsiderata, ma il frutto di accordi con referenti dello Stato islamico o altre associazioni terroristiche che operano in quell’area” che “l’avrebbero inserita e arruolata” per farla partecipare alla “guerra”. Il magistrato ha scritto nell’ordinanza di “proselitismo e della mitizzazione dell’integralismo religioso” portata avanti dalla ragazza soprattutto su “Instagram e TikTok” inneggiando sempre più agli “atti di violenza contro il mondo occidentale”. Come si citava in apertura, non sembra casuale la tempistica del fermo: “I fatti di cronaca dell’ultima settimana hanno evidenziato come la Siria rappresenti oggi uno degli scenari in cui gruppi terroristici inneggianti alla Jihad risultano coinvolti in una guerra civile volta a destabilizzare il Governo locale”. Avrebbe fatto spesso riferimento “alla Muhajir“, il “sacrificio per la causa islamista” e sarebbe stata “completamente a disposizione della cosiddetta jihad”.

5 Dicembre 2024

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