Punto Nave
Cosa succede sulla nave Libra, cronaca della “selezione” dei migranti diretti in Albania
Nulla ha a che vedere anche con la reclamizzata difesa dei confini, e spiace constatare che le istituzioni coinvolte - quelle del mare e quelle umanitarie - abbiano finto di non accorgersene.
Editoriali - di Ammiraglio Vittorio Alessandro
Cosa succede in alto mare, intorno a Nave Libra? Come avviene la selezione dei migranti diretti in Albania? L’avvocata Federica Remiddi lo ha chiesto al Viminale (ha formulato una richiesta di accesso agli atti), e questi ha diligentemente risposto. Il documento (SOP Attività condotte in mare) parla di “imbarcazioni intercettate o soccorse”; poi, nelle otto cartelle, la parola “soccorso” non appare più: eppure si tratta di mare, di naufraghi.
Nelle otto pagine, le persone figurano in quanto “migranti” e, ciò che è peggio, di migranti “intercettati”: cioè, raccolti in mare a guisa di merce da selezionare e, quando destinati alle celle albanesi, definiti “eleggibili”. Eleggere significa designare, preferire: c’è più ipocrisia in questa parola che in tutte quelle spese sull’argomento dai vari governi, da Minniti in poi. Non sono però soltanto i termini, è l’intero protocollo – nobilitato con l’etichetta “Standard Operating Procedures” – che dimostra come il soccorso in mare sia stato ridotto a polverosa pratica da guarnigione di confine. Il documento disegna mansioni impiegatizie per il mare più lontano, magari con onde formate, su motovedette con piccoli spazi sul ponte e una nave della Marina militare.
- La nave Libra ridotta a fare le corse a noleggio per il governo…
- Migranti in Albania, la nave Libra riparte con sole 8 persone a bordo: la comica e costosa propaganda meloniana
- Patto Italia-Albania, non è solo uno spreco di soldi: inutili sofferenze per i migranti e istituzioni vilipese
- Migranti in Albania, altro stop al “modello Meloni”: rientreranno in Italia, i giudici di Roma non convalidano il trattenimento
PRIMO TRASBORDO
“Non appena raggiunti i contatti di interesse” (raggiunte le barche in pericolo), il “personale operante” (la motovedetta) imbarca “i migranti che si trovino a bordo” (i naufraghi) facendo salva “l’evacuazione urgente di tutte le persone che necessitino di cure immediate” (non si sa con quale altro mezzo).
SECONDO TRASBORDO
La motovedetta procede al “rendez vous con la nave hub” (raggiunge il Libra) e lì “il personale operante a bordo delle unità intervenute sull’evento migratorio” (la Guardia costiera o la Guardia di finanza che ha compiuto il soccorso), “effettua un secondo trasbordo sulla menzionata nave hub delle sole persone non rientranti nelle cause di esclusione” (trasborda sulla Libra le persone destinate in Albania). Allo scopo, “il team dedicato al pre-screening già presente sulla nave hub potrà trasbordare sull’assetto intervenuto per l’effettuazione del pre-screening” (il personale di CISOM, USMAF e OIM – enti con dichiarati fini umanitari – potrà imbarcare sulla motovedetta per la selezione dei naufraghi).
TERZO TRASBORDO
“Le persone che il team di pre-screening avrà ritenuto di non trasbordare sono condotte dall’unità intervenuta presso Lampedusa” (i naufraghi non diretti in Albania ritornano sulla motovedetta che li condurrà in porto).
IL BRACCIALETTO
“I migranti saliti a bordo ricevono dal personale sanitario un braccialetto con un numero identificativo progressivo e vengono fotografati sotto li coordinamento del Funzionario di Polizia a bordo, in modo tale da garantire la visibilità del volto e del numero impresso sul braccialetto”. “I migranti risultati eleggibili alle procedure in Albania sono sottoposti a un controllo di sicurezza personale e degli effetti personali (…) Gli oggetti appartenenti alle persone sono raccolti e messi in sicurezza, sempre a cura dello personale di Polizia” (tutto come nel carcere, ma questa volta in mare).
QUARTO TRASBORDO
“Qualora emergano condizioni mediche ostative al trasporto in Albania, li personale sanitario a bordo dell’assetto informa immediatamente li Funzionario di Polizia, il quale dispone li trasferimento degli interessati sull’assetto destinato allo sbarco in Italia” (se a bordo di Libra qualche altra persona sta male, la polizia ne dispone lo sbarco sulla motovedetta, ed è la prima volta che incaricati dell’ordine pubblico si trovano a dirigere un soccorso in mare).
Fin qui, il “pre-screening”, un vero supplizio. Un quinto trasbordo (e un nuovo viaggio) potrà inoltre scaturire dalla selezione finale in Albania, come è già successo per 5 persone sulle 24 finora condotte, con due costosissimi viaggi, a Shengjin. Il documento operativo, certamente scaturito da un ufficio con ampia vetrata sulla piazza del Viminale, non c’entra nulla con il soccorso in mare: ne è invece la precipitazione in ceppi e braccialetti, la cui messa in pratica – già macchinosa nell’atrio di un carcere – figuriamoci cosa sia in alto mare. Nulla ha a che vedere anche con la reclamizzata difesa dei confini, e spiace constatare che le istituzioni coinvolte – quelle del mare e quelle umanitarie – abbiano finto di non accorgersene.