Il retroscena della guerra in Medio Oriente
Rottura tra Hamas e Iran mentre Biden fa il doppio gioco: Gaza offerta agli Emirati Arabi
Gli ostaggi? Sono vivi, sprofondati nei tunnel, in sessanta. Se dovesse essere colpito Sinwar, l’ordine sarebbe immediatamente di ucciderli tutti. A questo punto le aspettative di una tregua sono di fatto ridotte al rango di illusioni. O di un miracolo.
Editoriali - di Marco Mancini
La notizia più importante che siamo stati in grado di attingere nel coacervo di manovre e finzioni che caratterizzano la guerra delle intelligence in Medio Oriente, è questa. Biden, attraverso la Cia, sta agendo su due tavoli. O, detta più brutalmente, gli Usa stanno facendo uno spericolato doppio gioco. Il problema è che le manovre della Cia sono state scoperte dal controspionaggio di Hamas, che a questo punto ritiene l’Iran non solo infiltrata da spie arruolate dal nemico, ma addirittura compromessa ad alto livello in questo tragico teatro. Con conseguenze a cascata di cui una è sicura: l’ormai inevitabile azione militare dell’Iran contro Israele.
La guida suprema Ali Khamenei e il presidente Masoud Pezeshkian vi si accingono di malavoglia, sanno bene che la risposta di quella che chiamano l’”Entità Sionista” sarà durissima. Ma l’Iran deve agire per purificarsi dai sospetti agli occhi dei suoi alleati sciiti dello scacchiere: Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen (i quali hanno stretto un patto con Al Shabaab in Somalia) e la Jihad islamica in Iraq. Costoro, armati fino ai denti da Russia, Cina e Corea del Nord, già nei giorni scorsi scalpitavano, ritenendo incomprensibile e alquanto dubbia la decisione di “rallentare” all’infinito la replica all’attentato che ha eliminato a Teheran il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il 31 luglio. Ecco quel che in due successivi momenti il controspionaggio di Hamas avrebbe scoperto e riferito al capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar.
1) Ad Haniyeh, poche ore prima della sua morte, è stato consegnato un cellulare dalla sua guardia del corpo Wassim Abu Shaaban. Il capo politico di Hamas chiama suo figlio, terminata la conversazione esplode la bomba collocata nell’appartamento messo a disposizione dai Pasdaran. Shaaban e Haniyeh muoiono. Gli americani hanno consegnato la lista di ventidue risorse di Mossad e Cia, che sono state tradotte in carcere. Finzione scenografica? In realtà le spie di Hamas hanno raggiunto la certezza che le aderenze con il nemico sionista arrivavano più in alto e gli americani le avevano coperte. Non solo: la “flemmatizzazione” della reazione militare sarebbe stata pagata tre miliardi di dollari dalla Cia, con la garanzia di bloccare azioni di Hezbollah e Houthi. Da qui la rottura dell’alleanza e il viaggiare ciascuno per proprio conto di Hamas e Iran, con annesso furioso litigio tra Yahya Sinwar e Ali Khamenei. Considerazioni? L’Iran in realtà non si è venduto, resta lo Stato canaglia che intende annientare Israele. Forse ha venduto Haniyeh, di certo ritiene strategicamente prioritario guadagnare tempo per procedere nel suo piano per l’arma nucleare, quasi al traguardo. Bibi Netanyahu, informato da Biden, avrebbe accettato a sua volta per ragioni tattiche: creare divisioni nel fronte filo-Hamas. Tenere a sua volta aperto un doppio tavolo: con Biden e con Trump. Se Joe dovesse fare fiasco perderebbe le elezioni la Harris, e toccherebbe a Donald che a Bibi andrebbe benissimo. Intanto è felice di aver ottenuto con Biden una vittoria di principio: la testa di Sinwar. Come vedremo in questo secondo punto.
2) Intorno al 4 agosto, dopo il tavolo con l’Iran (e quello già portato avanti nelle settimane scorse con Hamas a Gaza), Biden ha aperto un nuovo gioco ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. Si sono incontrati per decidere il futuro di Gaza: il ministro degli esteri degli emirati lo sceicco Abdulla Bin Zayed Al Nahyan, un alto dirigente della Cia al momento imprecisato, per lo Shin Bet (agenzia che dipende direttamente dal premier d’Israele) c’era il capo Ronen Bar, e nessuno di Hamas. L’accordo dice: la ricostruzione di Gaza sarà affidata al governo e alle imprese di Abu Dhabi. In cambio i cosiddetti Emiratini dovranno gestire a loro spese, con forze militari composte da loro soldati e da reparti di altri Paesi, la sicurezza e l’ordine pubblico della Striscia, escludendo qualsiasi apporto di Hamas, la quale andrà completamente sradicata, a partire dall’eliminazione fisica di Sinwar. Dando per acquisite e certe queste informazioni, in risposta a questi due tavoli, Hamas ha chiuso ogni spazio di trattativa. Dopo aver tagliato i ponti con l’Iran, ieri ha indirizzato, mancando il bersaglio, due missili a scopo dimostrativo.
Gli ostaggi? Sono vivi, sprofondati nei tunnel, in sessanta. Se dovesse essere colpito Sinwar, l’ordine sarebbe immediatamente di ucciderli tutti. A questo punto le aspettative di una tregua sono di fatto ridotte al rango di illusioni. O di un miracolo. L’Iran attaccherà? E’ probabile. E non è detto che Israele non provi a battere sul tempo l’alleanza sciita, ma a sua volta è possibile che la prima disgraziata mossa sia appannaggio di Hezbollah, che ha nominato il suo rappresentante negli approcci diplomatici ufficiosi, si tratta di Kalil Hayya. Diplomatici per modo di dire.