Le manovre a sinistra
Renzi e Schlein, dal campo di calcio al nuovo “campo largo”: “Alleanza con Pd e Conte unica alternativa a Meloni”
Politica - di Carmine Di Niro
Dal campo da gioco di calcio all’Aquila, dove hanno giocato assieme nella Nazionale Politici per la “Partita del cuore” contro la Nazionale Cantnati per raccogliere fondi da destinare in beneficenza, all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e all’Ospedale San Salvatore dell’Aquila, ad una riedizione del “campo largo” del centrosinistra.
Matteo Renzi ed Elly Schlein, prove di accordo. L’ex segretario del Partito Democratico e la nuova leader Dem sono in fase di “corteggiamento”. A scoprire le carte è il presidente di Italia Viva: dopo l’abbraccio sul campo, Renzi prova un abbraccio politico e un rientro nel centrosinistra, da “costola” centrista e riformista.
Renzi apre al “campo largo” con Pd e M5S
Renzi lo dice piuttosto chiaramente in una intervista al Corriere della Sera, dove spiega che è possibile un riavvicinamento tra IV e PD. “Forte del successo alle Europee, il Pd di Schlein ha detto: vogliamo costruire l’alternativa e per farlo non mettiamo veti. Questo significa che cade il veto che su di noi era stato messo nel 2022”, dice l’ex premier.
Apertura che ricevi, apertura che dai. Perché Renzi fa il passo lungo e apre al “campo largo”, quello che comprende anche gli “odiati” 5 Stelle di Giuseppe Conte. Renzi lo spiega senza mezzi termini: “Anche noi abbiamo un obbligo: non possiamo mettere veti sugli altri, a cominciare dai Cinque Stelle. Il no ai veti non può che essere reciproco. Noi alle Europee abbiamo sfiorato il 4% e dunque abbiamo un consenso che alle prossime politiche può fare la differenza in almeno una trentina di collegi marginali. Saremmo decisivi. Per noi è tempo di scelte. O si riapre la partita del Terzo Polo o si prende atto che il centro è decisivo solo se si allea in modo strutturale”.
La sfida riformista di Renzi
L’obiettivo è alto, così come il nome tirato in ballo da Renzi: “Costruire un centro che guarda a sinistra, per dirla con De Gasperi”. Per farlo serve “costruire una coalizione organica dove noi proviamo a occupare il campo riformista almeno come altri provano a occupare lo spazio più a sinistra. Questa sarà la proposta che porterò all’Assemblea Nazionale di Italia Viva”.
Il modello, almeno per la vastità delle forze in campo, sembra il Nuovo Fronte Popolare francese, che pure aveva sfidato il suo alleato Emmanuel Macron. Per Renzi si tratta “dell’unica alternativa per evitare che ci teniamo per lustri Giorgia Meloni con sorelle, cognati e compagnia cantante. La maggioranza è divisa su tutto, dalla politica estera ai vaccini per i bambini. Però sta insieme grazie al potere, perché usa il potere, senza pudore. L’alternativa è semplice: subire o reagire. Per reagire va costruita l’alternativa, dichiarando chiusa la stagione dei veti e mettendo insieme i voti”.
Italia Viva si spacca
Ma il percorso di Renzi non trova d’accordo Italia Viva, almeno non totalmente. Chi si smarca, non a sorpresa, è Luigi Marattin, che con Enrico Costa di Azione ha lanciato un appello nelle scorse settimane per la creazione del fatidico partito unico liberal-democratico, fuori dalle logiche di destra e sinistra.
Per questo il riavvicinamento di Renzi al Pd e a Conte non piace. “Dopo la pesante sconfitta del 8-9 giugno, Matteo Renzi – Presidente di Italia Viva – aveva annunciato un Congresso di Italia Viva per fare due cose: scegliere la linea politica (tra “Margherita 2.0” e “nuovo Terzo Polo”) e, cosa molto meno importante, per scegliere il nuovo presidente nazionale“. “Poco più di un mese dopo, leggiamo sui giornali che la prospettiva pare essere cambiata: a compiere la scelta più importante dalla nascita di IV (cioè quale collocazione politica avere) non saranno gli iscritti ma l’Assemblea Nazionale, i cui membri sono tutti nominati da Matteo” aggiunge Marattin. “Il quale, a differenza di quanto detto pochi giorni fa in un’intervista, la sua scelta a questo punto l’ha fatta: il futuro di IV è fare il “bilanciamento riformista” di chi vuole la patrimoniale, uscire dalla Nato, abolire il Jobs Act, ecc. Nel “campo largo” con Conte e Fratoianni”, dice critico Marattin.