Il piano della Difesa
Crosetto evoca i carri armati di Putin in Italia e lancia i riservisti per l’esercito: “Siamo in una guerra ibrida”
Politica - di Redazione
Dice di non voler la guerra, che è sbagliato parlare di svolta militarista, eppure dalle colonne de La Stampa il ministro della Difesa Guido Crosetto torna ancora una volta sulla necessità di creare una riserva militare italiana.
Il ministro e co-fondatore di Fratelli d’Italia sottolinea al quotidiano torinese che “i riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi, in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto”.
I riservisti italiani
Insomma, si tratta non di una “visione ideologica ma pragmatica”. Crosetto fa l’esempio della Svizzera, “che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi“. Si tratta “di volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più, ma poi serve un bacino più ampio“.
Secondo Crosetto va ripensata l’idea di forza armata. “Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile. Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole“, le parole del ministro.
“Il ruolo del ministro della Difesa – aggiunge Crosetto – presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili“. E il peggiore degli scenari è “doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani. So che è un discorso difficile da accettare perché tutti noi tendiamo a nasconderci in una comfort zone“.
La guerra in Ucraina e la missione militare nel Mar Rosso
Il fedelissimo della premier Giorgia Meloni fa poi il punto sull’andamento del conflitto in Ucraina. “La pace non è un’opzione nelle nostre mani: la guerra continuerà a lungo perché Putin ha ancora l’idea di arrivare a Kiev“, ribadisce a La Stampa Crosetto, che evoca “i carri armati di Putin sotto casa” in caso di mancato sostegno a Kiev.
Quindi la questione delle navi militari italiane nel Mar Rosso, nella missione europea a difesa dei cargo commerciali sotto attacco dai ribelli Houti finanziati dall’Iran. Per Crosetto gli attacchi sono il nuovo capitolo di una “guerra ibrida” in corso: “C’è una guerra commerciale in atto che vuole alterare le regole globali. Le navi russe e cinesi non vengono attaccate e la cosa viene annunciata apertamente. Questo crea un disallineamento commerciale, perché le loro merci hanno costi di trasporto e di assicurazioni inferiori, cosa che si riflette sui prezzi. È una guerra che si innesca su un’altra guerra”.
Quanto alla presenza italiana nel Mar Rosso, il ministro sottolinea come “noi non possiamo bombardare, a meno che ci sia una risoluzione internazionale o la richiesta di un Paese amico. Possiamo rispondere agli attacchi, magari anche anticipandoli”.
Secondo Crosetto oggi “ci ritroviamo in un mondo diverso, in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della Nato”.