Dopo il suicidio di Ousmane
Cosa è il Cpr di Ponte Galeria, la rivolta dopo la morte del giovane Ousmane
Lancio di sassi e danneggiamenti, tre militari feriti. Sulla morte del ragazzo indagine per istigazione al suicidio. Una psicologa aveva avvisato: ha problemi psichici, va trasferito. Ignorata
Cronaca - di Angela Stella
La Procura di Roma ha avviato una indagine per istigazione al suicidio in relazione alla morte di un cittadino della Guinea, Ousmane Sylla, che sabato si è tolto la vita all’interno del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Ponte Galeria.
Il giovane aveva lasciato scritto un testamento su una parete della sua cella: “Mia madre non fa altro che piangere per me. Mi manca molto, come mi manca l’Africa. Se dovessi morire riportate il mio corpo in Africa, mia madre ne sarà lieta. Possa la mia anima riposare in pace”.
Il fascicolo è coordinato dal sostituto procuratore Attilio Pisani che affiderà l’incarico per effettuare l’autopsia sul corpo del 22enne. In base a quanto ricostruito il giovane, che da pochi giorni era arrivato a Ponte Galeria dal Cpr di Milo a Trapani, si è suicidato impiccandosi con un lenzuolo. A Trapani lo psicologo della struttura aveva segnalato in una relazione che le sue condizioni psicologiche non erano compatibili con la permanenza nel centro.
Gli inquirenti acquisiranno le telecamere di videosorveglianza presenti all’interno del Centro oltre al messaggio lasciato dal ragazzo prima di uccidersi. Dopo l’accaduto all’interno del Cpr capitolino si è scatenata una forte protesta.
Sono stati lanciati sassi contro il personale, da una prima stima dei danni risultano abbattuti almeno 2 muri di separazione tra i settori, per i cui danneggiamenti sono state usate come arieti le cabine telefoniche; sono state distrutte le serrature di altre porte di sicurezza, oscurate e distrutte 8 telecamere di videosorveglianza, devastata la stanza in uso ai carabinieri, distrutta e parzialmente incendiata un’auto della Polizia di Stato, oltre ad altri mobili e materassi.
Nei disordini sono rimasti feriti due carabinieri e un militare dell’Esercito. Quattordici le persone arrestate. Gli investigatori della Polizia di Stato ed i carabinieri hanno contestato, a vario titolo, ed in concorso fra loro, i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, danneggiamento e incendio doloso.
“È disumano quello che è accaduto a Ousmane Sylla, un ragazzino che non ha commesso alcun reato ed è stato portato alla disperazione fino al suicidio. È arrivato in un Paese dove sperava di trovare una via d’uscita e invece ha conosciuto solo dolore. Leggendo quello che ha scritto si capisce che non soffriva di un disturbo mentale, la sua era disperazione e il responsabile è uno solo: il governo e le sue leggi propagandistiche che mettono tanti migranti in difficoltà nel momento in cui la permanenza nei Centri per il rimpatrio va dai tre ai 18 mesi. Il suicidio è l’evidenza che la legge che ha portato la permanenza a 18 mesi è sbagliata”: così all’agenzia Dire Soumaila Diawara, scrittore e attivista politico maliano rifugiato in Italia che ieri ha visitato il Centro per il rimpatrio (Cpr) di Ponte Galeria.
Ousmane Sylla era arrivato nel Cpr romano lo scorso 27 gennaio dopo otto mesi di reclusione in quello di Trapani: si chiama detenzione amministrativa e riguarda i giovani irregolari come lui in attesa di rimpatrio. Per lui, però, il ritorno a casa non è stato possibile.
“Non ci sono accordi tra l’Italia e la Guinea e il rimpatrio in questo caso è impossibile” ha spiegato Diawara. “Prima in Italia c’era almeno la protezione umanitaria per le persone tra i 18 e i 22 anni, un’età considerata fragile, ma è stata tolta dal governo giallo-verde”.
Su quanto accaduto a Ponte Galeria ma anche sul quindicesimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno, si è espressa l’Unione delle Camere Penali Italiane: “Le tragiche notizie che continuano quotidianamente a giungere dagli istituti penitenziari italiani ed anche dai centri per il rimpatrio degli extracomunitari mostrano come il fenomeno dei suicidi delle persone private della libertà si risolva in una inarrestabile strage che impone da parte del Governo e della politica tutta l’assunzione di rimedi efficaci ed immediati. Un bollettino di guerra terrificante. Un suicidio ogni due giorni!”.
Intanto prosegue lo sciopero della fame della Presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini, giunta insieme all’onorevole di Italia Viva, Roberto Giachetti al 17esimo giorno di sciopero della fame.
A loro si è unita l’ex membro del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Emilia Rossi: “Ho voluto portare il mio contributo a questa iniziativa perché la mia esperienza di Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, durata più di sette anni e terminata poco più di quindici giorni fa, mi fa sentire quanto mai necessario sensibilizzare le Istituzioni”.