Il caso a Palazzo San Gervasio
Abusi nel cpr di Potenza, arrestato poliziotto
L’inchiesta ha accertato anche il mancato rispetto delle previsioni stabilite dall’appalto, con un profitto di oltre 300 mila euro generato da una gestione al di sotto degli standard delle ore di servizio di medici e infermieri.
Lo psicofarmaco Rivotril somministrato come fosse acqua. È uno degli orrori venuto fuori dal Centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio (Potenza), al centro di un’inchiesta della Procura della Repubblica del capoluogo lucano – con una trentina di indagati – che ha portato agli arresti domiciliari un ispettore della Polizia, Rosario Olivieri, e ad altre misure cautelari a carico dei gestori e di un medico in servizio nella struttura.
I migranti venivano “trattati come scimmie”, ha detto il procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio, per il quale “nei Cpr si gioca la credibilità dello Stato: a Palazzo San Gervasio – ha aggiunto il magistrato – abbiamo riscontrato trattamenti che non sono degni di un Paese civile”.
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La Procura aveva chiesto il carcere per Olivieri, ma il gip Antonello Amodeo ha derubricato il reato di tortura in violenza privata pluriaggravata.
La vicenda del Cpr di Palazzo San Gervasio è venuta fuori un anno fa, in un servizio di Striscia la Notizia. L’inchiesta ha accertato anche il mancato rispetto delle previsioni stabilite dall’appalto, con un profitto di oltre 300 mila euro generato da una gestione al di sotto degli standard delle ore di servizio di medici e infermieri.
In un altro filone dell’inchiesta potentina, la Procura e la Polizia hanno riscontrato all’interno del Cpr “un vero e proprio monopolio dell’assistenza legale” per i contenziosi per il rimpatrio, con parcelle “in un caso anche di 700 mila euro” liquidate dallo Stato a un solo studio legale.