La denuncia
Perché i Cpr vanno chiusi, le prigioni dei migranti sono intollerabili per la democrazia
I parlamentari sono andati nella struttura dove il 22enne della Guinea, Ousmane Sylla, si è impiccato, lasciando un messaggio drammatico sul muro della sua cella
Giustizia - di Angela Stella
“Invitiamo il ministro Piantedosi e la premier Giorgia Meloni a recarsi in questi centri: la prima cosa che si prova è la vergogna per la mancanza di igiene, gente che non può fare una doccia una volta al mese o avere un pasto caldo, cura della salute pervertita, con psicofarmaci e antipsicotici somministrati a fiumi, fuori dal piano terapeutico”: questo l’appello lanciato ieri dal deputato di +Europa Riccardo Magi che ha convocato una conferenza stampa alla Camera, insieme alla senatrice di Avs Ilaria Cucchi, la senatrice del Pd, Cecilia D’Elia, Franco Corleone (Società della Ragione), Stefano Anastasìa, Garante delle persone private della libertà personale del Lazio, Valentina Calderone, Garante delle persone private della libertà personale di Roma capitale, e Gianfranco Schiavone, ASGI – Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.
“Bisogna tornare alla consapevolezza che c’era dieci anni fa – ha proseguito il parlamentare radicale – ossia che queste strutture vanno chiuse”. Una richiesta che viene rilanciata in seguito ai fatti del Cpr di Ponte Galeria, dove un 22enne della Guinea si è tolto la vita e 14 dei migranti reclusi nella struttura sono stati arrestati in seguito ai disordini scoppiati dopo la morte del giovane. Proprio per questi ultimi accadimenti ieri il Presidente del Collegio dei Garante dei diritti delle persone private della libertà personale Felice Maurizio D’Ettore e la componente Irma Conti hanno effettuato una visita presso il CPR.
Secondo Magi “è un momento drammatico, il sistema è al collasso. Nella vita quotidiana martoriata, nella disperazione insostenibile all’interno di carceri e Cpr c’è il dato strutturale che una democrazia non può tollerare. Io ricordo dei prefetti, come il prefetto Pecoraro che diceva apertamente che andavamo chiuse. La maggior parte delle persone detenute non vengono rimpatriate. Sono luoghi di detenzione e afflizione che non aiutano a fare quello per cui sono nati, i rimpatri. In più, il Governo ha esteso la possibilità di detenzione fino a 18 mesi nei Cpr, per persone che non saranno mai rimpatriate perché non ci sono accordi bilaterali per il rimpatrio”.
Quanto alle carceri, ha proseguito Magi, “attualmente nel sistema penitenziario italiano non è possibile che ci sia la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione assegna alla pena e la risposta non può essere aumentare il numero dei posti, per riempirli subito dopo con norme che creano nuovi reati. Fra le opposizioni c’è accordo sulla proposta di istituire le case per reinserimento sociale, finalizzate al reinserimento lavorativo, per chi ha meno di un anno di residuo di pena, con piccoli numeri di cinque o dieci persone, finanziate dal Ministero e realizzate con gli enti locali”.
Infine, il capitolo dell’affettività in carcere: “C’è stata – ha sottolineato Magi – la sentenza della Corte costituzionale: mi preme ricordare che la Consulta ha fatto un appello al Parlamento dicendo di intervenire, ma ha anche riconosciuto che quello è un diritto immediatamente esigibile. L’amministrazione penitenziaria e i magistrati di sorveglianza possono e devono intervenire per garantirlo”.
Ilaria Cucchi, dal canto suo, ha sottolineato che si tratta di “temi non certo popolari. Nulla di ciò che diremo – ha aggiunto – potrà rendere l’idea delle condizioni non solo delle carceri ma dei Cpr che sono peggiori. Si ritrovano in vere e proprie gabbie, senza parlare la nostra lingua, senza sapere perché ci stanno, private della libertà per un procedimento amministrativo, nessuna attività, nessuna socializzazione, passano il tempo a guardare il soffitto. C’è un progetto di realizzare altri centri, terribili e inutili. Viene fatto passare il concetto che questi luoghi di disumanità e tortura garantiranno la sicurezza di coloro che sono reclusi e di tutta la cittadinanza. Ci sono 10 Cpr, ben tre sotto accusa per svariate inchieste per trattamenti disumani, abuso di farmaci, truffa ai danni dello Stato, tre su dieci è un bel record”, ha sottolineato la parlamentare di AVS.
Sul tema carceri, Cucchi ha ricordato come dall’inizio del 2024 “già sono 15 i suicidi in carcere. Nordio si è detto molto dispiaciuto, scalda il cuore saperlo ma se passasse all’azione facendo gesti concreti ci dimostrerebbe che abbiamo un ministro del quale possiamo fidarci”, ha concluso.
Parlando del Cpr di Ponte Galeria dove è accaduto l’ultimo episodio drammatico, Cecilia D’Elia ha esortato a “fare come Calamandrei: bisogna aver visto, è impossibile descrivere un Cpr. Le persone passate per il carcere te lo dicono: qui è peggio, non ci sono regole. È un non-luogo, una sospensione drammatica delle garanzie e del percorso di vita delle persone”.