Destra in ordine sparso
Ilaria Salis, si muove (finalmente) anche Meloni con l’amico Orban: la Lega attacca l’attivista antifa detenuta in Ungheria
Cronaca - di Carmine Di Niro
Sono da poco trascorse le 20 di martedì sera quando “fonti” di Palazzo Chigi fanno finalmente sapere che sì, Giorgia Meloni si sta interessando al caso di Ilaria Salis.
La premier fino a ieri sera era stata silente sulla vicenda della 39enne maestra reclusa da 11 mesi nell’Ungheria del suo grande amico Viktor Orban, leader che guida Budapest in modo sempre più autocratico, facendo sfilare la nostra connazionale incatenata come un cane nell’aula di tribunale dove rischia una condanna fino a 24 anni con l’accusa di aver aggredito due estremisti di destra a Budapest nel febbraio 2023.
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Meloni dunque si muove: ha avuto martedì un colloqui telefonico con il primo ministro ungherese Victor Orban. La premier “nel pieno rispetto dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura ungherese, portato l’attenzione del primo ministro Orban sul caso della nostra connazionale Ilaria Salis, facendo seguito alle iniziative diplomatiche già avviate a partire dal 22 gennaio del vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto”, si legge in una nota dai toni molto cauti fatta filtrare alle agenzie da Palazzo Chigi.
Meloni e Orban si ritroveranno forse già stasera a cena a Bruxelles, sicuramente giovedì a margine dei lavori del Consiglio europeo straordinario.
Gli imbarazzi della destra su Orban
L’ingresso nella scena della premier serve anche a fare da contrappeso al chiaro imbarazzo della destra italiana nel condannare l’operato del governo Orban.
A partire dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, oggi anche leader di Forza Italia, che ha tenuto a sottolineare come l’autocrate ungherese “non c’entra nulla” con la vicenda di Ilaria Salis perché “la magistratura ungherese è indipendente”, frase che cozza con le osservazioni dell’Europa sul rispetto dello stato di diritto a Budapest.
Tajani che comunque, con grave ritardo, ha iniziato a muovere la macchina della diplomazia per tentare di accordare per la 39enne “misure alternative alla detenzione in carcere”.
Chi non ha problemi e vergogna a rilanciare parole al veleno è la Lega. Il vicesegretario Andrea Crippa è perentorio: “Ogni Paese punisce come vuole e non compete a me giudicare quello che si fa in altri Stati”.
Sullo stesso tono anche le parole di Susanna Ceccardi, altra fedelissima di Salvini ed eurodeputata del Carroccio: “Certamente l’Italia deve assicurarsi che ai nostri concittadini all’estero siano garantiti processi giusti e il pieno rispetto dei diritti umani, a condizioni di reciprocità. Però se siamo contro il terrorismo sempre, dobbiamo ribadire anche la lotta dura al terrorismo di matrice rossa. Toglietele le catene, ma non la galera se giudicata colpevole”.
Turbamento solitario o quasi invece viene manifestato a destra da Fabio Rampelli, di fatto leader della “minoranza” interna a FdI: “Sono certo — dice — che Meloni saprà usare tutto ciò che è in suo potere per ottenere il rientro di Salis in Italia e lo svolgimento di un giusto processo, senza catene. Quelle immagini ci hanno turbati”.