Il rovescio della punizione

Ocean Viking conquista Bari, ennesimo pasticcio di Piantedosi

La città, incredula, scopre chi sono e cosa fanno i ragazzi dell’equipaggio che il Viminale tiene lontano dal mare perché soccorre troppi naufraghi

Cronaca - di Angela Nocioni - 9 Gennaio 2024

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Ocean Viking conquista Bari, ennesimo pasticcio di Piantedosi

Chissà se hanno capito al Viminale il passo falso che hanno fatto a bloccare la Ocean Viking proprio a Bari. Questa non è una landa ostile di gente torva abituata ad accogliere i forestieri coi forconi. Qui vivono persone civili. Aperte, curiose, accoglienti.

Tutte a chiedersi cosa ci faccia, accanto all’ormeggio della Costa Deliziosa, quella grande nave rossa ferma in porto dal 31 dicembre davanti ai vicoli della città vecchia gremita per le feste. Sei giorni sono tanti in provincia, soprattutto d’inverno.

La Ocean Viking è la novità nello struscio serale di chi viene a respirare il mare dalla muraglia e a guardare il largo. Da San Silvestro la nave della ong Sos mediterranée è bloccata in applicazione (discutibile) di una norma del decreto Piantedosi che prevede migliaia di euro di multa e fermo amministrativo per chi, ricevuto un sos per rischio naufragio quando ha già altri naufraghi a bordo, invece di puntare dritto al porto di sbarco di solito lontanissimo assegnato dal ministero degli interni, osi rispettare il diritto internazionale e muoversi verso il secondo soccorso.

Soffia un vento freddo a Bari, ma c’è tanta gente in giro. Ragazza con bambino imbacuccato in passeggino: “Sono loro ad aver sbarcato gli immigrati? Perché sono fermi?”. Vecchio col berretto: “Non li fa ripartire la polizia”. Moglie di pescatore: “Ma no, c’è burrasca forte, ti pare che la polizia non li manda a fare i salvataggi”. Lui insiste: “E chiediglielo se non ci credi”.

All’equipaggio della Ocean Viking è bastato scrivere “chiediamo il rilascio della nave” e, tre giorni dopo, tutti quelli di passaggio per il centro della città alle sei del pomeriggio hanno visto tre parroci cittadini, qualche docente universitario, l’assessora alle politiche giovanile del Comune, gli immigrati di Villa Roth – con un help desk sindacale cui ricorrono in tanti – militanti Cgil, Libera e facce locali note di associazioni varie chiedere, accanto a due paciosissime camionette di carabinieri e polizia: “Rilasciate subito questa nave”.

La Guardia di finanza devia il traffico. Passanti si affacciano ad ascoltare. Uno di quelli con la felpa blu Sos Mediterranée racconta: “Noi abbiamo portato qui 244 persone. Ci sono 29 minorenni, 16 di loro non accompagnati. Li abbiamo presi a bordo in salvataggi autorizzati in cui abbiamo rispettato tutte le istruzioni. Ora ci accusano di non aver proseguito con rotta diretta senza indugio verso il porto, ma noi siano arrivati a Bari senza nessun ritardo!”.

Quattro signore con messa in piega appena fatta si fermano, ascoltano e poi si avvicinano a Giorgio Ghezzi, sacerdote di Modugno che regge lo striscione: Digiuno di giustizia per gli immigrati. “Padre ma veramente?”. L’amica in un bisbiglio: “Guarda là, vicino a quello con lo zaino, non è don Angelo?”. “Sì, dai, zitta che non sento”.

Un ragazzo mingherlino va spiegando per i capannelli che la nave, mentre puntava verso Bari, ha avuto la segnalazione di 70 altri naufraghi a sole 15 miglia nautiche di distanza, ha deviato di pochissimo per soccorrerli e appena avvisata che stava andando un altro mezzo è tornata sulla rotta assegnata. Le quattro amiche chiedono conferma all’altro prete.

Un uomo con coppola scozzese domanda al megafono: “Che infrazione sarebbe? Avete visto mai fermare un’ambulanza perché passa col rosso?Sorie Ibrahim, venuto per motivi di studio dalla Sierra Leone, dottorato finito all’Università di Bari, traduce con infinita pazienza la capomissione, Anita, quando dice in inglese: “Se rispettare le leggi del mare è reato noi siamo colpevoli. Ci puniscono per fare i salvataggi in mare”.

Una coppia impellicciata carica di pacchetti col fiocco scruta interrogativa i tre poliziotti che guardano fissi lo stesso lampione spento. L’assessora alle politiche giovanili del comune, Paola Romano, è appena scesa da bordo, ha incontrato nel pomeriggio l’equipaggio: “Cogliamo l’occasione che stanno qui” dice.

“Vogliamo spiegare ai ragazzi di Bari cosa fanno questi ragazzi, cosa sono i salvataggi, cosa sta accadendo in mare, chi sono le persone che naufragano. Faremo conoscere ai ragazzi di qua l’equipaggio della nave e il loro lavoro. Perché vedano coi loro occhi. Già che sono qui…”.

E se interessa ai ragazzi di Bari, perché non invitare anche quelli di Brindisi, di Lecce, di Barletta? Bel casino. E ora chi glielo dice a Piantedosi? Spazza via dal mare le ong per ritrovarsele in città a chiacchierare amabilmente con le signore a passeggio con marito e cagnolino.

9 Gennaio 2024

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