La vergogna italiana

Almasri arrestato in Libia per gli abusi sui detenuti nel suo carcere: il governo Meloni lo rimpatriò su un volo di stato

Esteri - di Redazione

5 Novembre 2025 alle 15:28

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Photo via X
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Un arresto che sa di beffa, ma soprattutto di vergogna per l’Italia. Osama Njeem Almasri, ex capo della polizia giudiziaria di Tripoli, è stato arrestato in Libia. A darne conto è stata direttamente la procura generale guidata da Al Siddiq al Sour, che ha condotto negli ultimi giorni una serie di interrogatori ai detenuti del carcere di Mitiga da lui gestito.

È qui infatti che da tempo ormai arrivavano i racconti delle torture subite dai detenuti, in spregio ai diritti umani. Nel dettaglio la procura tripolina ha documentato abusi contro dieci prigionieri e la morte di un altro detenuto. “In presenza di prove sufficienti per procedere con l’accusa, la Procura ha rinviato a giudizio l’imputato, che è attualmente in custodia cautelare”, si legge nel comunicato diffuso dalla procura generale.

L’arresto di Almasri in Libia va letto anche in relazione alla sempre caotica situazione politica nel Paese: l’ex capo della polizia giudiziaria di Tripoli era affiliato alla milizia Rada, che recentemente è stata al centro di forti contrasti col primo ministro libico Abdul Hamid Dbeibah, capo del governo internazionalmente riconosciuto.

È l’ennesimo episodio di una storia che coinvolge direttamente l’Italia e il governo di Giorgia Meloni. Almasri venne arrestato a Torino il 19 gennaio scorso, dove si era recato per assistere ad una partita di calcio della Juventus, su mandato della Corte penale internazionale che lo accusava di crimini contro l’umanità. Due giorni dopo il generale libico venne rimpatriato dal governo Meloni su un volo di stato dei servizi segreti, venendo accolto in patria da decine di sostenitori in festa.

L’ufficiale libico è accusato dalla Cpi di aver commesso crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia a partire da febbraio 2015 personalmente, o su suo ordine, o con l’assistenza di membri della milizia Rada, e “i crimini hanno avuto luogo nella prigione di Mitiga, contro persone incarcerate per motivi religiosi, come essere cristiani o atei, o per la loro presunta opposizione all’ideologia religiosa delle Forze speciali di deterrenza, o per il loro sospetto comportamento immorale e omosessualità, o per il loro presunto sostegno o appartenenza ad altri gruppi armati, o a scopo di coercizione, o una combinazione di questi”.

Vicenda che aveva spinto il Tribunale dei ministri ad indagare i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni (posizione subito stralciata) per favoreggiamento. Indagine però bloccata sul nascere dalla maggioranza di destra, che in Parlamento ha votato contro l’autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale, che ha dovuto prendere atto e archiviare.

Durissime le reazioni politiche in Italia delle opposizioni alla notizia dell’arresto di Almasri in Libia. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein accusa l’esecutivo Meloni per la “figura vergognosa a livello internazionale per cui il governo deve chiedere scusa agli italiani”, mentre il capo politico del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte parla di “umiliazione” e di un governo che “calpesta il diritto internazionale e la Corte penale internazionale, il cui Statuto a tutela dei diritti è stato firmato a Roma”. Di “pagina vergognosa nella storia delle Istituzioni del nostro Paese” e di “governo dell’ingiustizia” parla invece Matteo Renzi, leader di Italia Viva. Ancora più duro Riccardo Magi: “Cos’altro deve accadere se non l’arresto in Libia di Almasri con l’accusa di violenze e torture sui detenuti perché Nordio si dimetta?”, chiede il segretario di +Europa.

di: Redazione - 5 Novembre 2025

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