Confermato il Patto della Vergogna

Meloni si piega alla Libia, il governo non rinuncia ai tagliagole come Almasri: niente sospensione del memorandum

La Camera respinge la proposta di Pd, Avs, Iv, +Europa per la sospensione degli accordi con Tripoli. Sì alla mozione della maggioranza che li definisce “strumento indispensabile” per prevenire le partenze

Politica - di Angela Stella

16 Ottobre 2025 alle 07:00

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Lager in Libia
Lager in Libia

Proseguire la strategia di cooperazione con Tripoli per il contrasto all’immigrazione irregolare e al traffico di esseri umani, confermando la validità del Memorandum Italia-Libia come “cornice di collaborazione bilaterale improntata al rispetto dei diritti umani”. La Camera dei deputati ha approvato ieri la mozione di maggioranza (153 voti favorevoli, 112 contrari e 9 astensioni), a prima firma Sara Kelany, responsabile politiche migratorie di Fratelli d’Italia, sul rinnovo dell’accordo siglato nel 2017, respingendo invece le due mozioni alternative presentate dalle opposizioni, che chiedevano la sospensione o la revisione dell’accordo. Il Governo ha espresso parere positivo sulla prima e negativo sulle altre due.

La mozione di maggioranza ha sottolineato che l’intesa “rappresenta uno strumento indispensabile” per prevenire le partenze dalla Libia e ribadisce che tutta l’azione del Governo “si svolge nel rispetto delle norme internazionali”. “Il rafforzamento della capacità libica – si legge nel documento – ha consentito il recupero e soccorso di oltre 20mila persone nel corso del 2025, in linea con gli standard internazionali”. La mozione invece di Pd, Avs, Iv e Più Europa a prima firma Elly Schlein puntava a sospendere qualsiasi tipo di accordo con la Libia: “Mi dispiace – ha dichiarato in Aula il deputato Pd Matteo Orfini che nella risoluzione di maggioranza non si sia spesa una sola parola per affermare che si tratta di una tragedia umanitaria che produce migliaia di morti nel Mar Mediterraneo diventato un cimitero. Il piano del 2017 del Memorandum con la Libia, l’esternalizzazione delle frontiere, è fallito. Di fatto si trattava di violare i diritti per procura, chiedere ad altri quello che sarebbe illegale se lo facessimo noi”. Per il parlamentare dem “rivendicare i numeri, come fa la maggioranza dei cosiddetti salvataggi in mare, significa rivendicare delle deportazioni. Le persone non vengono rimpatriate in ‘centri’ come la risoluzione sostiene, ma in lager dove vengono uccise, torturate e stuprate. Addestrare e finanziare la guardia costiera libica, a anni di distanza, non ha funzionato e anche oggi la Libia non è un Paese stabile o sicuro. Anzi la situazione è peggiorata: chi dovrebbe salvare i migranti, spara alla testa delle persone o alle navi delle Ong” ha concluso Orfini.

Secondo il Segretario di +Europa Riccardo Magiil memorandum si basa su un vulnus enorme: nasce con l’intenzione di collaborare con le autorità libiche, fornendo loro strumenti, risorse, assetti navali, armamenti per il contrasto dell’immigrazione illegale”. Il “problema” è che “la definizione di immigrazione illegale che c’è in Libia non corrisponde a quella del diritto italiano e del diritto europeo. Questo significa che in questi anni il nostro Paese ha contribuito materialmente e ha autorizzato, da un punto di vista giuridico, le autorità libiche a compiere atti illegali”. Alla Camera poi con l’intervento del deputato grillino Alfonso Colucci il Movimento Cinque Stelle ha confermato di volersi smarcare dalla posizione di tutte le altre opposizioni presentando un’altra mozione: “Non bisogna cancellare la cooperazione con la Libia ma rivedere il memorandum, assicurando trasparenza sull’impiego delle risorse nazionali ed europee, il monitoraggio delle condizioni nei centri libici e l’introduzione di condizionalità sul rispetto dei diritti fondamentali”. Per Colucci l’Italia dovrebbe farsi “promotrice, nelle sedi europee, di un’azione urgente per la stabilità e la legalità in Libia. Il M5S propone un modello di gestione dell’immigrazione legale che non mette mai in secondo piano la sicurezza e non rinuncia ai valori di giustizia e umanità, che sia fattore di integrazione culturale e di crescita sociale per l’Italia. È questa la nostra terza via”.

Resta dunque inascoltato l’appello lanciato in questi giorni da diverse Ong che operano con le loro imbarcazioni nel Mediterraneo. Ieri era arrivato quello da parte di Valentina Brinis, Advocacy Officer di Open Arms, affinché venisse approvata la mozione di minoranza: “Negli ultimi anni abbiamo documentato episodi sempre più gravi di violenza in mare: motovedette libiche che sparano contro imbarcazioni di persone in fuga o contro le navi delle organizzazioni umanitarie, come accaduto alla Open Arms, alla Mare Jonio, alla Ocean Viking e alla Sea-Watch. In alcuni casi si tratta persino di unità donate dall’Italia. Sono fatti che si ripetono da quando il Memorandum Italia-Libia è entrato in vigore e che dimostrano la pericolosità di un sistema che non tutela la vita, ma la mette costantemente a rischio”. Invece col voto di ieri nel febbraio del 2026 gli accordi sottoscritti dal governo italiano con il governo libico saranno automaticamente rinnovati.

16 Ottobre 2025

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