Giustizia israeliana
Perché in Israele è stata arrestata Yifat Tomer-Yerushalmi: la procuratrice colpevole di aver svelato le torture ai palestinesi
Arrestata la procuratrice che ha dato alla stampa il filmato delle torture contro un detenuto palestinese. L’editoriale di Haaretz e il commento di Gideon Levy: “Lo scopri solo ora?”
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Come Erdogan, peggio di Orban. Chi rompe il silenzio sulle violenze dell’esercito merita la galera. La procuratrice generale militare, maggiore generale Yifat Tomer-Yerushalmi, spinta alle dimissioni, degradata e poi incarcerata, rimarrà agli arresti fino a mezzogiorno di mercoledì, ha stabilito il tribunale di Tel Aviv, secondo quanto riferiscono i media israeliani. Tomer-Yerushalmi e l’ex procuratore capo militare, il colonnello Matan Solomosh, sono stati arrestati domenica sera.
Domenica, tre giorni dopo le dimissioni, l’ex procuratrice è scomparsa per alcune ore. Eyal Zamir, capo di Stato maggiore delle Forze di difesa d’Israele, ha incaricato la direzione delle Operazioni di attivare «tutti i mezzi a disposizione per trovarla». Le ricerche si sono concentrate sulla spiaggia di Hatzuk a Tel Aviv: la sua auto era stata ritrovata nei dintorni, con una lettera al suo interno. L’ex procuratrice è stata poi ritrovata, «sana e salva», dopo che aveva contattato il marito. Yifat Tomer-Yerushalmi, paga l’aver svelato (dando anche l’ok per la diffusione ai media di un video) gli orrori avvenuti in un carcere israeliano ai danni di un detenuto palestinese. Per quell’episodio è stato condannato uno dei cinque autori (a 7 mesi di carcere), il solo che ha confessato, mentre per gli altri ancora non si è arrivati a una risposta.
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Resta tra l’altro il solo caso di condanna di un militare israeliano dal 7 ottobre 2023, nonostante le centinaia di denunce di abusi avvenute nelle carceri, dove migliaia di palestinesi si trovano, spesso senza accuse formali (Israele vieta anche alla Croce Rossa di accedere alle sue carceri), nonostante le centinaia di casi di violazioni dei diritti umani, certificati anche dagli Stati Uniti, e le accuse di quanto avvenuto nella guerra a Gaza (fino all’accusa di genocidio da parte dell’Onu). Stessa violenza impunita che si continua a registrare in Cisgiordania. Il paradosso è che il generale Yifat Tomer-Yerushalmi paga per aver «leso l’immagine dell’esercito» mentre gli autori dei crimini no. Nella lettera di dimissioni, la procuratrice scrive: «Ho approvato la diffusione di materiale ai media nel tentativo di contrastare la falsa propaganda rivolta contro le autorità militari incaricate dell’applicazione della legge». E ancora: gli ufficiali “dell’avvocatura militare si sono trovati ad affrontare attacchi personali, duri insulti e persino minacce reali. Tutto questo perché abbiamo vigilato sullo stato di diritto nelle Idf”. Nel filmato il palestinese viene calpestato a terra, sottoposto alle scariche elettriche con un taser, torturato con un pugnale fino a riportare ferite al retto.
Quando la notizia delle accuse alle guardie si era diffusa, i parlamentari dell’estrema destra avevano assaltato la caserma per fermare la polizia militare. Yifat Tomer-Yerushalmi è sorvegliata speciale. “Il servizio penitenziario agirà con maggiore vigilanza per garantire la sicurezza della detenuta nel centro di detenzione in cui è stata presa in custodia”, ha promesso il ministro della sicurezza, uno dei leader dell’ultradestra israeliana, Itamar Ben- Gvir, che aveva già accusato la militare di essere una traditrice. La tensione è così alta che domenica sera è intervenuto anche il presidente Herzog, chiedendo a tutti di abbassare i toni: «Basta con le accuse e gli attacchi reciproci! Le parole che sfuggono al controllo accendono un fuoco pericoloso e mettono a repentaglio vite umane». Secondo un rapporto classificato del dipartimento di Stato Usa durante i due anni di guerra a Gaza i soldati israeliani avrebbero commesso «centinaia» di violazioni delle leggi americane sui diritti umani. Ma per esaminarle potrebbero volerci «diversi anni»: sulla base della norma Leahy gli Stati Uniti non possono fornire assistenza militare o armamenti alle nazioni che commettono questi reati.
Così un editoriale di Haaretz, uno dei più prestigiosi quotidiani israeliani: “Netanyahu ha definito il video trapelato ‘uno dei peggiori attacchi alla diplomazia pubblica nella storia del Paese’, una dichiarazione che rivela ancora una volta la sua visione distorta del mondo. Per lui, il crimine non è stato l’abuso di un detenuto palestinese, ma la sua divulgazione. Ciò che realmente dà al Paese una cattiva reputazione non è il video, ma i crimini di guerra evidenti: l’abuso sadico di un detenuto, l’insabbiamento, le bugie e il danno alla fiducia dell’opinione pubblica nell’esercito e nelle istituzioni legali del Paese[…] Chi cerca di nascondere i crimini di guerra in nome della ‘diplomazia pubblica’ non sta proteggendo Israele, ma lo sta mettendo in pericolo all’estero e abbandonandolo moralmente. Un’indagine e un processo efficaci avrebbero dimostrato l’indipendenza del sistema giuridico e la resilienza della società. Non si deve permettere al governo e ai suoi sostenitori di usare questa vicenda per distruggere l’indipendenza del sistema giuridico. L’incitamento contro Baharav-Miara e il sistema ha lo scopo di indebolire lo Stato di diritto e di distogliere l’attenzione da quello che dovrebbe essere il vero punto focale: la disintegrazione dell’etica dell’esercito basata sulla purezza delle armi. Sì, Tomer-Yerushalmi deve rispondere di ciò che ha fatto, ma non a costo di non perseguire le persone che hanno abusato di un detenuto palestinese”.
Possente è il j’accuse di Gideon Levy. Scrive Levy, sul quotidiano progressista di Tel Aviv: “Ne è valsa la pena, maggiore generale Tomer-Yerushalmi, servire con tanto servilismo l’esercito criminale, con una fine così patetica? Non sarebbe stato più corretto adempiere al tuo dovere, parlare con coraggio e integrità, almeno per essere destituita con un po’ di dignità? Come dice la vecchia parabola ebraica, hai mangiato il pesce marcio e sei stata espulsa dalla città. Ne è valsa la pena? Per anni hai emesso sentenze nei tribunali militari, che non hanno nulla a che vedere con ciò che ti è stato insegnato all’università. Eri un pubblico ministero e un giudice, e hai mandato in prigione migliaia di persone senza un vero processo. Hai impedito qualsiasi indagine su migliaia di crimini commessi dai soldati contro i palestinesi, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Ogni caso di un bambino ucciso a colpi di arma da fuoco per nulla o di un soldato violento ha ricevuto il sostegno legale da parte tua e del sistema che dirigi. In questo sistema, non ci sono mai soldati che commettono crimini, nemmeno dopo gli orrori di Gaza. Hai dato una mano allo spettacolo più spregevole, quello chiamato sistema di giustizia militare, in cui basta essere palestinesi per essere condannati; un tribunale di apartheid in cui gli imputati non hanno diritti né assoluzioni, tutto solo una messinscena a buon mercato in un sistema giudiziario fasullo. È così che hai fatto carriera, diventando procuratore generale militare, tutto per nascondere i crimini dell’esercito in cui prestavi servizio. Non esiste nessuna istituzione giudiziaria seria al mondo che coprirebbe i crimini delle Forze di Difesa Israeliane a Gaza e in Cisgiordania. E tu, maggiore generale Tomer-Yerushalmi, lo hai fatto con gioia. Sei stato il difensore del genocidio, e verrà il giorno in cui questo ti sarà rinfacciato.
Ora il sistema ti sta ripagando con la stessa moneta: sei stata licenziata per le ragioni più sbagliate possibili. È difficile – prosegue Levy – capire cosa abbia portato Tomer-Yerushalmi ad allontanarsi improvvisamente dal suo ruolo e a rimanere scioccata da un video in cui sadiche guardie carcerarie militari – non ‘soldati da combattimento’, come vengono comunemente definiti – maltrattano brutalmente un detenuto palestinese indifeso. Secondo l’atto d’accusa, queste cinque guardie, feccia della terra, hanno pugnalato la loro vittima nel retto, lacerandolo, oltre a rompergli le costole e perforargli un polmone. Era importante mostrare agli israeliani cosa stanno facendo i nostri soldati, soprattutto nell’atmosfera di ‘tutto è permesso alle Idf’ che ha preso il sopravvento dal 7 ottobre. Improvvisamente, il generale ha contribuito con un momento di verità alla discussione. Si è resa conto che le possibilità di condannare gli imputati, dato l’attuale stato d’animo dell’opinione pubblica, sono minime. Ecco perché ha diffuso il video, l’unica azione per cui merita una medaglia. Si tratta di un evento di routine nelle prigioni militari, ma questa volta lei è rimasta scioccata. Non avete sentito parlare degli 80 detenuti morti in prigione, alcuni dei quali per mano dei soldati dell’Idf? Cosa avete fatto in merito a queste morti? Cosa avete fatto in merito al soldato che ha sparato e ucciso un bambino di 9 anni nel villaggio di al-Rihiya in Cisgiordania due settimane fa? L’unità del portavoce delle ‘Idf ha detto che ‘il caso è stato trasferito all’ufficio del procuratore generale militare per essere riesaminato’. L’indagine finirà tra qualche anno, e cosa succederà a quel soldato? Il fatto che sia ancora libero è la risposta”.
Conclude Levy: “Quando la notte è giorno, i cinque uomini accusati di abusi nel centro di detenzione di Sde Teiman sono diventati le vittime. Il loro perdono è già in arrivo.” Così è in quella che un tempo fu l’unica democrazia in Medio Oriente ed oggi un Paese ostaggio di un governo fascista.