L'editoriale su Haaretz

Israele, l’opposizione è come il governo Netanyahu: “Tutti Ben-Gvir, se non uccidi bimbi a Gaza niente tessera elettorale”

“Non c’è molta differenza: 50 sfumature di destra. Lapid sosterrà una legge che impedisce a chi non si arruola nell’esercito di votare. Si vergognerebbero anche a Sparta”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

1 Novembre 2025 alle 17:55

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AP Photo/Jacquelyn Martin, file


Associated Press / LaPresse
AP Photo/Jacquelyn Martin, file Associated Press / LaPresse

“Per quanto voi vi crediate assolti Siete per sempre coinvolti”, cantava Fabrizio De Andrè nell’indimenticabile Canzone del maggio. E a gridarlo sempre più forte è la coscienza critica d’Israele: Gideon Levy.

Scrive Levy su Haaretz: “Alla fine, siamo tutti Itamar Ben-Gvir. C’è una linea comune tra Naftali Bennett, Yair Lapid e Avigdor Lieberman, la speranza dell’opposizione, e Ben-Gvir, il grande terrore: nazionalismo, fascismo e militarismo che si differenziano solo per piccole sfumature. Tra il governo più di destra nella storia di Israele e quelli che vogliono arrivare al potere, non c’è altro che 50 sfumature di destra. Quindi, tutto il parlare di ‘una frattura nella nazione’ e delle ‘elezioni più importanti nella storia del Paese’, quest’ultimo un cliché che sta facendo il giro, è una bugia. Israele non ha uno Zohran Mamdani e non ne avrà uno presto. Di Ben-Gvir ne abbiamo a bizzeffe”.

E covano anche in quella che dovrebbe essere l’opposizione. Osserva Levy: “La stagione elettorale è alle porte e nessuno come Lapid è in grado di identificare rapidamente lo spirito del tempo, ovvero il fascismo, e cavalcarne l’onda. È il prodotto più caldo sul mercato dal 7 ottobre e Lapid lo sta già distribuendo con gioia. Questa settimana, il ‘leader dell’opposizione’ ha promesso che sosterrà una legge che impedisce a chi non si arruola nell’esercito di votare. Né a Sparta né a Super-Sparta oserebbero mai prendere in considerazione una misura così militarista. Lì, forse, si vergognerebbero. Gli arabi, gli ultraortodossi, i disabili, i malati, i criminali e gli handicappati verrebbero gettati nel Nilo. Non fanno parte della nostra democrazia, quindi perché non espellere tutti quelli che non prestano servizio? Revocare loro la cittadinanza? E magari metterli nei campi? Secondo Lapid, prestare servizio nell’esercito è ciò che dà diritto ai diritti fondamentali. Se non uccidi bambini a Gaza, cari israeliani, Lapid vi toglierà la tessera elettorale. Il popolo, martoriato e segnato da anni di Benjamin Netanyahu, dovrebbe ora guardare a una figura come questa come speranza per qualcosa di diverso”.

Non basta. Rimarca infatti Levy: “La più grande speranza per l’opposizione è ancora più scoraggiante. ‘Nel Negev sta nascendo uno Stato palestinese’, ha avvertito Bennett questa settimana ai residenti della città di Omer. ‘Se non agiamo, ci sveglieremo il 7 ottobre nel Negev’. I cittadini beduini di Israele, il gruppo più svantaggiato e diseredato della società, sono Hamas. Il pericolo che rappresentano è un altro 7 ottobre. Dato che Ben-Gvir parla in questo modo, a cosa serve Bennett? Per il suo buon inglese? Per i suoi modi raffinati? Per il suo servizio militare in un’unità di commando? Per una moglie che non va in giro con una pistola alla cintura? Per il fatto che vive a Ra’anana (e non a Tel Rumeida)? Per Bennett, non meno che per Ben-Gvir, questa terra è solo per gli ebrei. I beduini, alcuni dei quali sono stati cacciati in altre parti di Israele, non sono figli di questa terra. Sono una minaccia che va contenuta. Ma il fatto è che il Negev è loro non meno di quanto appartenga a Bennett o ai bravi cittadini di Omer. Il Negev è ciò che è rimasto di ciò che abbiamo lasciato loro dopo averli espropriati delle loro terre, aver distrutto il tessuto delle loro vite e averli imprigionati in recinti poverissimi. Alcuni di loro, però, non sono simpatici: guidano in modo spericolato, hanno più di una moglie e sono violenti. Questo deve essere corretto, ma senza violare i loro diritti civili, che non possono essere negati. Bennett, come Lapid, è un tipo oscuro. Entrambi credono che i diritti siano concessi per la bontà dello Stato, come un dono o una ricompensa per quello che (ai loro occhi) è un buon comportamento. Questo è il fascismo nella sua forma peggiore, e Lieberman, il fascista più veterano dei tre, si unirà a lui con entusiasmo. Anche lui è favorevole a negare il diritto di voto a chi non ha contribuito a combattere la guerra e a commettere i suoi crimini. Anche lui vede i beduini come ospiti indesiderati in questo Paese”.

Le conclusioni a cui giunge Levy non inducono all’ottimismo, ma hanno la potenza di un j’accuse come quello, rimasto nella storia, di Émile Zola. “La somiglianza fascista tra coalizione e opposizione non è un caso. Si chiama sionismo – avverte Levy – Nel 2025 non si può più difendere questa ideologia nazionale senza essere fascisti o militaristi. Ora è l’essenza del sionismo. Forse è stato così fin dall’inizio, e l’onestà ci impone di ammetterlo. Netanyahu e Bennett, Ben-Gvir e Lapid sono sionisti come quasi tutti gli israeliani. Quando si tratta della terra, credono nella supremazia ebraica e nella menzogna di uno Stato ebraico e democratico. Il fascismo è la conseguenza inevitabile di tutto questo. Non è più possibile essere sionisti e non fascisti”.

1 Novembre 2025

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