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Trump manda Vance e Rubio in pressing su Netanyahu “Ma non siamo babysitter”
L'incontro (un pò freddino) tra Jd Vance e Benjamin Netanyahu. A Gerusalemme arriva anche il segretario Rubio
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Un vicepresidente un po’ in imbarazzo. Un primo ministro già in modalità campagna elettorale. Alleati, certo, ma uniti da un matrimonio d’interessi sempre più freddo. Sintesi dell’atteso incontro a Gerusalemme tra il vicepresidente degli Stati Uniti, J.D. Vance, e il primo ministro d’Israele, Benjamin Netanyahu.
«Non siamo qui a monitorare come si può monitorare un bambino, ma si parla di monitorare nel senso che c’è un sacco di lavoro. Un sacco di ottime persone che lo stanno facendo ed è importante per i vertici dell’amministrazione di continuare ad assicurare che i nostri facciano quello che devono fare». Così JD Vance, dopo il suo incontro con Netanyahu a Gerusalemme, contesta l’idea che i vertici dell’amministrazione Trump stiano venendo in Israele per fare i baby-sitter della tregua a Gaza.
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Il vicepresidente americano è arrivato martedì in Israele, dove si trovavano già da alcuni giorni l’inviato di Donald Trump Steve Witkoff e il genero del presidente Jared Kushner e dove domani è atteso il segretario di Stato, Marco Rubio. Senza dimenticare la missione, con il discorso alla Knesset, di Trump la scorsa settimana. Nelle sue dichiarazioni alla stampa, Vance ha espresso ottimismo sulla tenuta della tregua: «credo che abbiamo l’opportunità di fare qualcosa di veramente storico, così continueremo a lavorare con tutti i nostri amici nel governo israeliano». Ma alla domanda su come si convincerà Hamas a disarmare, Vance non ha fornito dettagli: «continueremo a lavorare su questo».
Dopo l’incontro con il vicepresidente statunitense, il primo ministro ha dichiarato che l’idea che Israele sia uno Stato cliente degli Stati Uniti è una «sciocchezza». «Voglio essere molto chiaro», ha detto Netanyahu rispondendo a una domanda in merito così come riporta il Times of Israel, «Una settimana dicono che Israele controlla gli Stati Uniti. La settimana dopo dicono che gli Stati Uniti controllano Israele. Sono tutte sciocchezze». «Abbiamo una partnership, un’alleanza di partner», afferma Netanyahu, «che condividono valori e obiettivi comuni. Possiamo discutere, possiamo avere disaccordi ma nel complesso no e nell’ultimo anno abbiamo raggiunto un accordo non solo sugli obiettivi, ma anche su come raggiungerli». Netanyahu ha detto che Israele è riuscito a «mettere il coltello alla gola di Hamas, e quello è stato lo sforzo militare guidato da Israele, e l’altro sforzo è stato quello di isolare Hamas nel mondo arabo e musulmano, cosa che penso il presidente degli Stati Uniti abbia fatto brillantemente con la sua squadra».
Da parte sua il vicepresidente Vance ha sottolineato che gli Stati Uniti non vogliono «uno stato vassallo, e Israele non è questo. Non vogliamo uno stato cliente, e Israele non è questo. Vogliamo una partnership. Vogliamo un alleato qui». «Il presidente ritiene che Israele, insieme ai nostri alleati arabi del Golfo, possa svolgere un ruolo di leadership molto positivo in questa regione, al punto che, francamente, agli Stati Uniti non importerà più nulla del Medio Oriente, perché i nostri alleati nella regione stanno intensificando gli sforzi, prendendo il controllo e la proprietà della loro area del mondo. Questo non significa che non abbiamo interessi qui», continua Vance. «Non significa che non ci interessi ciò che accade qui. Ma in realtà vediamo questa come un’opportunità per costruire sulla base degli Accordi di Abramo. Credo che questo accordo di Gaza sia un elemento fondamentale per sbloccare gli Accordi ma ciò che potrebbe consentire è una struttura di alleanza in Medio Oriente che persevera, che dura, che permette alle brave persone in questa regione del mondo di farsi avanti e prendersi la responsabilità del proprio territorio. Questo è nel migliore interesse degli Stati Uniti. Penso che sia anche nel migliore interesse di Israele».
Ma la strada per l’implementazione della seconda, decisiva parte del “Piano-Trump” è in salita. Israele esclude la partecipazione della Turchia a una potenziale forza di mantenimento della pace nella Striscia di Gaza: «Non ci sarà alcun coinvolgimento turco», fa sapere l’ufficio del primo ministro. Secondo il Times of Israel Netanyahu ha anche «completamente respinto» un coinvolgimento delle forze di sicurezza dell’Autorità Nazionale Palestinese addestrate da Egitto e Giordania a Gaza. Oggi a Tel Aviv arriva il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Il pressing americano continua.