Trump lunedì in Israele

Perché Israele non libererà Marwan Barghouti: “Rilascio approvato da USA, cancellato all’ultimo”

Il leader di Fatah eliminato all’ultimo minuto, nonostante il sì di Witkoff al suo rilascio. L’Idf completa la prima fase dei ritiro da Gaza, via alle 72 ore per la liberazione degli ostaggi

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

11 Ottobre 2025 alle 09:00

Condividi l'articolo

(AP Photo/Brennan Linsley, File) 


Associated Press / LaPresse
Only italy and Spain
(AP Photo/Brennan Linsley, File) Associated Press / LaPresse Only italy and Spain

Garante, “impositore”, player assoluto. Quella scattata ieri a Gaza è la “Tregua di Donald Trump. Le Forze di difesa israeliane hanno completato la prima fase del loro ritiro verso la cosiddetta “linea gialla” a mezzogiorno, ora locale. Lo ha annunciato ieri su X l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, citando la conferma del Comando centrale degli Stati uniti (Centcom). «Centcom ha confermato che le Forze di difesa israeliane hanno completato la prima fase del ritiro fino alla linea gialla alle 12 ora locale. È iniziato il periodo di 72 ore per la liberazione degli ostaggi», si legge nel post. Il ritiro rientra nel quadro dell’accordo di tregua raggiunto tra Israele e Hamas, che prevede il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi e la progressiva evacuazione delle truppe israeliane dalla Striscia di Gaza.

Nelle fasi finali del negoziato che ha portato all’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, il presidente americano Donald Trump «ha fornito una garanzia personale che non avrebbe permesso a Israele di violarlo e riprendere la guerra». È quanto hanno rivelato due funzionari statunitensi in un briefing con i giornalisti, a cui ha partecipato Axios. Secondo le fonti, le rassicurazioni fornite da Trump sono state «il fattore chiave per convincere Hamas ad accettare l’accordo», precisando che tali garanzie prevedono «la creazione di una task force militare guidata dagli Stati Uniti per monitorare il cessate il fuoco e rispondere a eventuali violazioni».

Stando alla ricostruzione di Axios, i mediatori americani, Steve Witkoff e Jared Kushner, hanno sottolineato subito al loro arrivo in Egitto, mercoledì scorso, che Trump sosteneva ogni punto del piano di pace e che ne avrebbe garantito la piena attuazione. «C’era molta sfiducia tra le parti e il presidente voleva che fosse chiaro che questo accordo era molto importante per lui, che voleva che si realizzasse, che voleva porre fine alla carneficina e che voleva essere certo che tutti capissero che avrebbe imposto una buona condotta», ha detto un funzionario statunitense. Entrambe le fonti hanno poi riferito di un diretto coinvolgimento del presidente nel corso delle trattative, con almeno tre telefonate avute da Trump con diversi interlocutori per esprimere direttamente le proprie rassicurazioni.

Rassicurazioni che prevedono un meccanismo di monitoraggio militare guidato dagli Stati Uniti, di cui Witkoff e Kushner hanno discusso con il comandante del Centcom, l’ammiraglio Brad Cooper, durante il volo che li ha portati in Egitto. «Ha rafforzato la fiducia nelle garanzie fornite dal presidente che l’accordo sarebbe stato rispettato come scritto», ha detto un funzionario statunitense. Saranno circa 200 i soldati americani impegnati in questa task force internazionale, anche se non saranno sul terreno a Gaza, a cui parteciperanno militari di Egitto, Qatar, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. I due inviati Usa rimarranno nella regione fino all’arrivo di Trump, all’inizio della prossima settimana, per seguire l’attuazione del ritiro delle forze israeliane concordato nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani e dei prigionieri palestinesi. «Vogliono assicurarsi che tutti rispettino i loro impegni e che non ci siano malintesi», ha rimarcato un funzionario statunitense. Il portavoce di Hamas, Hazem Qassem, ha espresso in un’intervista ad Al Arabiya «il pieno impegno del movimento nell’attuazione della prima fase» del piano di pace del presidente americano Donald Trump, sottolineando: «Non daremo a Israele alcun pretesto per riprendere di nuovo la guerra».

Intanto, le autorità israeliane hanno pubblicato la lista completa dei 250 prigionieri condannati all’ergastolo che saranno rilasciati nell’ambito dell’accordo raggiunto con Hamas per la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza. Tuttavia, l’ufficio dei prigionieri palestinesi ha smentito che sia stato ancora raggiunto un accordo sulla lista, affermando che in caso di accordo la lista sarà pubblicata sulla propria piattaforma. I media israeliani hanno riferito di una correzione fatta all’ultimo minuto, in accordo con i mediatori, per sostituire 11 membri di Fatah con altrettanti di Hamas, precisando quindi che dei 250 prigionieri, 15 saranno liberati a Gerusalemme Est, 100 in Cisgiordania e 135 sono destinati ad essere espulsi.

Nella lista non compaiono i nomi di Marwan Barghouti, leader di Fatah, il cui nome è stato cancellato all’ultimo minuto da Israele dopo che la sua presenza in lista era stata accettata dall’inviato di Trump Witkoff, di Ahmed Saadat, un leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, né di Hassan Salama e Ibrahim Hamed, alti esponenti di Hamas. Oltre ai 250 condannati all’ergastolo, Israele rimetterà in libertà altre 1.700 persone arrestate a Gaza nel corso del conflitto. I prigionieri dovrebbero essere liberati solo dopo un periodo di 72 ore in cui tutti gli ostaggi, vivi e morti, devono essere rilasciati. Su fronti opposti, sia Netanyahu che i capi ancora in vita di Hamas cantano vittoria. Ma sanno benne che l’unico che può farlo a ragion veduta è “Donald il pacificatore”. Che lunedì, riporta la Cnn citando fonti della sicurezza israeliana, sarà in Israele. Accolto da trionfatore.

11 Ottobre 2025

Condividi l'articolo