Nella Striscia un raggio di speranza
Quali sono le fasi della tregua a Gaza: dal rilascio degli ostaggi al ritiro dell’IDF
Trump annuncia l’accordo in serata: combattimenti sospesi in attesa del rilascio dei 20 ostaggi superstiti da parte di Hamas. Ma sul ritiro dell’esercito è mistero
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Ci sarà tempo per ragionare se quell’accordo apre davvero la strada alla pace. I nodi da sciogliere sono tanti – dalla gestione della transizione nella Striscia all’indeterminatezza sulle prospettive di uno Stato palestinese – e la storia del Medio Oriente sta lì ad insegnare che il “diavolo” del fallimento si nasconde nei dettagli. Ma oggi, quello che fotografa al meglio il momento è l’immagine dei martoriati gazawi festanti all’annuncio dello stop dei bombardamenti e dei famigliari degli ostaggi in lacrime, stavolta di gioia, in attesa della liberazione dei propri cari, tra domenica e lunedì.
Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo sulla “prima fase” del piano per sospendere i combattimenti e rilasciare almeno i 20 ostaggi ancora vivi nel weekend quando in Medio Oriente, e forse anche a Gaza, dovrebbe arrivare l’artefice dell’accordo, Donald Trump, che ha annunciato sul suo social media Truth lo storico traguardo. «Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi firmato la prima fase del nostro piano di pace. Ciò significa che tutti gli ostaggi saranno rilasciati molto presto e Israele ritirerà le sue truppe secondo una linea concordata, come primo passo verso una pace forte e duratura», ha scritto il presidente americano alla fine di una giornata in cui erano stati sempre più evidenti i segnali che l’intesa era imminente. «Con l’aiuto di Dio, riporteremo tutti a casa», ha commentato Benjamin Netanyahu che ha subito convocato il parlamento per approvare il piano e poi ha chiamato il presidente americano.
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La gioia è esplosa nelle strade di Gaza e tra le famiglie degli ostaggi che hanno inviato un video messaggio a Trump. Hamas ha dichiarato che “l’accordo determina la fine della guerra a Gaza, il ritiro dell’Idf, l’ingresso di aiuti e lo scambio di prigionieri, dopo negoziati responsabili e seri che il movimento ha condotto insieme alle fazioni”. Ma Hamas ha anche chiesto a Trump di fare pressione su Israele perché rispetti i termini. Sui dettagli del ritiro delle forze israeliane si sa ancora molto poco. Un alto funzionario della Casa Bianca ha dichiarato alla Cnn che “una volta votato a favore, Israele dovrà ritirarsi sulla linea, il che dovrebbe richiedere meno di 24 ore”. «Gli ostaggi a Gaza saranno rilasciati lunedì o martedì»; lo ha detto Donald Trump presiedendo una riunione di governo alla Casa Bianca.
Il nome di Marwan Barghouti non rientra nella lista dei prigionieri palestinesi che saranno rilasciati dalle carceri di Israele in base all’accordo firmato in Egitto. Lo ha dichiarato la portavoce dell’ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu, Tal Heinrich, secondo quanto riporta il sito di Haaretz. L’esercito israeliano manterrà il controllo di circa il 53% del territorio di Gaza, ha puntualizzato ancora la portavoce. Oltre alla liberazione di circa 2.000 detenuti palestinesi, tra cui 250 condannati all’ergastolo, nell’ambito dell’accordo Israele restituirà anche i corpi di 360 miliziani di Hamas, ma non quelli dei fratelli Yahya e Mohammed Sinwar. I detenuti condannati per omicidio o coinvolgimento diretto in attentati saranno trasferiti verso Gaza o all’estero, con divieto di ingresso in Israele e in Cisgiordania. L’ufficio del premier israeliano ha reso noto che Netanyahu ha deciso che il nome dell’operazione per riportare a casa i rapiti sarà “Ritorno ai confini” (in ebraico “Shavim LeGvulam”).
La Presidenza di Israele ha annunciato in una nota che “alla luce della liberazione degli ostaggi e dell’arrivo del presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Israele, e delle chiusure previste a Gerusalemme, la celebrazione della ‘Sukkà aperta’ (la festa ebraica delle capanne) prevista per la prossima domenica viene annullata”. “Il premier israeliano Benjamin Netanyahu mi ha detto al telefono: ‘Non ci posso credere. Ora piaccio di nuovo a tutti – intendendo se stesso – e, soprattutto, tutti amano di nuovo Israele’. Io gli ho detto: ‘Bibi, Israele non può combattere contro tutto il mondo, e lui questo lo capisce benissimo’”: lo ha affermato Trump nell’intervista telefonica resa mercoledì notte a Fox News a Hannity dopo il raggiungimento dell’accordo su Gaza. Nella stessa intervista Trump ha detto che per questo risultato “tutto il mondo si è messo insieme”, aggiungendo che “così tanti Paesi che non avresti mai detto si sono messi insieme per questo accordo. Tanti Paesi che non ti immagini si sono collegati lì (a Sharm el Sheik), hanno offerto tutto l’aiuto necessario (…) è stato un periodo di tempo veramente incredibile. È così grande per Israele, per i musulmani, per i Paesi arabi e per gli Stati Uniti d’America. Più che una pace a Gaza, questa è la pace in Medio Oriente”.
I colloqui per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco inizieranno il giorno dopo il rilascio degli ostaggi. Lo hanno riferito fonti al canale televisivo qatarino Al-Araby, senza precisare se si intenda la restituzione di tutti gli ostaggi, compresi quelli deceduti, o solo di quelli ancora in vita. L’Egitto ha inviato inviti alla maggior parte delle fazioni palestinesi per partecipare a una conferenza la prossima settimana al Cairo per «discutere questioni cruciali relative al futuro della causa palestinese». Lo scrive Ynet, che cita fonti palestinesi del quotidiano arabo londinese Asharq Al-Awsat. Le fonti hanno aggiunto che «la risposta di Hamas al piano di Trump ha sottolineato la necessità di discutere queste questioni all’interno di un quadro nazionale palestinese e sotto il patrocinio arabo-islamico». L’incontro affronterà «il ruolo e i nomi dei membri del comitato da formare per la gestione della Striscia di Gaza, insieme alla questione delle armi di resistenza e al futuro di Gaza».
Nel frattempo, sono 153 i camion carichi di aiuti umanitari diretti a Gaza attraverso il valico di Rafah, a seguito dell’annuncio di un accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Lo riferisce la Mezzaluna Rossa egiziana. Il convoglio «è diretto al valico di Kerem Shalom, per essere condotto nella Striscia di Gaza». Tra i camion, 80 sono dell’Onu, 21 dal Qatar e 17 dalla Mezzaluna Rossa egiziana. In serata Netanyahu riunisce prima il Gabinetto di guerra e successivamente il Governo. L’opposizione dei ministri dell’estrema destra è confermata, ma l’accordo passa. Tra Ben-Gvir e Trump, Bibi ha scelto il secondo. Non poteva fare altrimenti. Il sole è tramontato da tempo quando il “Piano-Trump” viene approvato dal Governo israeliano. Da quel momento entro le 24 ore successive il cessate il fuoco diventa operativo. Non è la pace, ma dopo oltre due anni di morte e distruzione, a Gaza la gente torna. a vivere e Israele si prepara ad accogliere gli ostaggi che entro 72 ore verranno liberati. Un raggio di speranza illumina la Terrasanta.