La mannaia delle tariffe
Rappresaglia Trump parte dal Canada: dazi a chi riconosce lo Stato di Palestina
Accordo commerciale col Canada “difficile” dopo l’annuncio di Ottawa di voler riconoscere lo stato palestinese, dice il tycoon. E i ministri israeliani spingono per l’annessione della Cisgiordania
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
Il tycoon amico di “Bibi” usa anche la mannaia dei dazi contro chiunque intenda riconoscere lo Stato di Palestina. Un accordo commerciale tra Canada e Stati Uniti sarà probabilmente ostacolato dall’annuncio fatto da Ottawa di riconoscere uno Stato palestinese. Lo ha affermato Donald Trump su Truth Social. «Wow! Il Canada ha appena annunciato che sosterrà la creazione di uno Stato palestinese», ha scritto il presidente degli Stati Uniti sul social. «Questo renderà molto difficile per noi raggiungere un accordo commerciale con loro. Oh Canada!!!».
“Il Canada intende riconoscere lo Stato di Palestina all’80ª sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel settembre 2025”, ha dichiarato mercoledì il premier Mark Carney in una conferenza stampa a Ottawa, sottolineando che «il livello di sofferenza umana a Gaza è intollerabile». Nel compiere questo passo verso il riconoscimento, il Canada è motivato da una convinzione «di lunga data» a favore di una soluzione a due Stati per porre fine al decennale conflitto israelo-palestinese, ha giustificato il suo Primo Ministro. «Questa possibilità di una soluzione a due Stati si sta erodendo sotto i nostri occhi», ha affermato Carney. L’intenzione del Canada «si basa sulla volontà dell’Autorità Nazionale Palestinese di attuare riforme essenziali», ha spiegato il primo ministro, citando l’impegno del Presidente Mahmoud Abbas a indire elezioni generali nel 2026 e a non militarizzare lo Stato palestinese. Mercoledì, quest’ultimo ha accolto con favore la decisione «coraggiosa» del Canada, che «arriva in un momento storico critico per salvare la soluzione dei due Stati». È il terzo Paese membro del G7, dopo i recenti annunci di Francia e Regno Unito, a segnalare la propria intenzione di riconoscere lo Stato palestinese a settembre.
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Israele ha immediatamente stigmatizzato questo annuncio e ha denunciato una «campagna di pressione internazionale distorta» che «irrigidisce la posizione di Hamas al tavolo dei negoziati in un momento critico», ha risposto l’ambasciata israeliana a Ottawa in un comunicato. Il Ministero degli Esteri israeliano, da parte sua, ha criticato il cambio di posizione del governo canadese in una pubblicazione su X, affermando che «premia Hamas e danneggia gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza». Il governo portoghese consulterà il presidente e il Parlamento in vista del riconoscimento dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite a settembre. Lo ha annunciato oggi l’ufficio del primo ministro Luis Montenegro in una dichiarazione. Il Portogallo «sta valutando la possibilità di riconoscere lo Stato palestinese, nell’ambito di una procedura che potrebbe concludersi durante la settimana di alto livello dell’80esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si terrà a New York il prossimo settembre», si legge nella dichiarazione.
Netanyahu riesce a far perdere la pazienza anche ai suoi amici a Berlino. In partenza per un breve viaggio in Israele, il ministro degli Esteri Johann Wadephul ha puntualizzato che “il riconoscimento di uno Stato palestinese“ deve arrivare alla fine di un processo. “Ma è un processo che deve cominciare adesso”. Il riferimento è al negoziato per una soluzione dei due Stati, quella che Netanyahu ha seppellito di fatto. Berlino vuole che quel processo inizi “adesso”, e questa, concordano analisti e fonti diplomatiche, è la grande novità. La soluzione dei due Stati “è l’unica via per garantire ad entrambe le parti pace, sicurezza e dignità”, ha aggiunto Wadephul.
Intanto, nella Striscia si continua a morire. Il ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas ha affermato che 111 palestinesi sono stati uccisi e 820 sono rimasti feriti nella Striscia nelle ultime 24 ore in seguito agli attacchi israeliani. Tra le vittime, 91 stavano aspettando gli aiuti umanitari, si legge in un comunicato pubblicato su Telegram. Dall’inizio delle ostilità il 7 ottobre 2023, il bilancio è di 60.249 morti e 147.089 feriti. All’ospedale Al-Shifa di Gaza City non c’è quasi più posto per i cadaveri che arrivano all’obitorio. Secondo l’agenzia di protezione civile di Gaza, almeno 30 persone sono state uccise quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco su una folla in attesa di aiuti umanitari nel Nord di Gaza.
Dalla mattanza all’annessione. Da Gaza alla Cisgiordania
“I ministri della Difesa Israel Katz e della Giustizia Yariv Levin lavorano da molti anni per attuare la sovranità israeliana in Giudea e Samaria (Cisgiordania). In questo momento, c’è un’opportunità che non dobbiamo perdere”. Lo afferma una dichiarazione congiunta dei due ministri israeliani. La dichiarazione dei due ministri risponde a un articolo di Channel 14 (emittente vicina al premier Netanyahu) in cui si affermava che né Katz né Levin avevano impartito istruzioni per preparare l’annessione, cosa che la dichiarazione definisce “falsa”. “Ciò è stato espresso, tra le altre cose, nel lavoro svolto dal ministro Levin durante il primo mandato del presidente Usa Donald Trump, in cui sono stati preparati tutti gli elementi necessari per l’importante mossa, da una proposta di risoluzioni a mappe precise, e il ministro della Difesa Katz ha guidato una serie di decisioni senza precedenti per rafforzare gli insediamenti e spianare la strada alla sovranità israeliana in Giudea e Samaria”, si legge nel comunicato, che sostanzialmente ribadisce dichiarazioni già rese nei giorni scorsi anche dai ministri di ultradestra e coloni loro stessi Bezalel Smotrich e Itamar Ben- Gvir.
Israele annette, porta avanti la pulizia etnica, i suoi soldati sparano (lo documenta un filmato in rete) contro la folla di disperati che cerca di accaparrarsi un po’ di farina, ma a Washington sono altri che vengono sanzionati. Gli Stati Uniti hanno deciso di imporre sanzioni a membri dell’Olp e ai funzionari dell’Autorità nazionale palestinese “per il mancato rispetto dei loro impegni e del mancato raggiungimento delle prospettive di pace”. Lo annuncia il dipartimento di Stato in una nota.