L'attacco alla chiesa di Gaza
Sulle tregua a Gaza Netanyahu mente anche a Papa Leone XVI
La mattanza continua. La fine della guerra auspicata da Leone XIV non è nei sentimenti di chi governa Israele.
Esteri - di Umberto De Giovannangeli
C’è voluto il bombardamento dell’unica chiesa di Gaza, la morte di tre civili palestinesi, il ferimento del parroco, perché Israele concedesse l’autorizzazione all’ingresso di un cardinale con 500 tonnellate di aiuti. Non per umanità, ma per contenere la reazione internazionale. Agli occhi del mondo, Israele ha superato un’altra linea rossa. La chiesa della Sacra Famiglia, l’unica cattolica nella Striscia di Gaza, diventata rifugio per sfollati in fuga dalla guerra, è stata colpita da un colpo di artiglieria dell’Idf poco dopo la messa mattutina: tre persone sono morte, altre nove sono rimaste ferite, di cui una versa in condizioni critiche e due in condizioni gravi. Ferito lievemente a una gamba anche il parroco, il padre argentino Gabriel Romanelli, che papa Francesco dopo il 7 ottobre usava chiamare quasi tutti i giorni per avere notizie della piccola comunità cristiana nell’enclave palestinese e assicurare la sua vicinanza.
«A seguito del grave attacco al complesso della Chiesa della Sacra Famiglia a Gaza, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, insieme a Teofilo III, Patriarca Greco-Ortodosso di Gerusalemme, sono entrati questa mattina a Gaza come parte di una delegazione ecclesiastica, esprimendo la comune sollecitudine pastorale delle Chiese di Terra Santa e la loro preoccupazione per la comunità di Gaza». Lo fa sapere un comunicato del Patriarcato latino. «Il cardinale Pizzaballa valuterà personalmente le esigenze umanitarie. Il Patriarcato Latino rimane saldo nel suo impegno nei confronti della comunità cristiana e dell’intera popolazione di Gaza. Non saranno dimenticati, né abbandonati». «È stato garantito l’accesso per la consegna di assistenza essenziale, non solo alla comunità cristiana, ma anche al maggior numero possibile di famiglie. Ciò include centinaia di tonnellate di scorte alimentari, nonché kit di pronto soccorso e attrezzature mediche di urgente necessità. Inoltre, il Patriarcato ha garantito l’evacuazione delle persone ferite nell’attacco verso strutture mediche fuori Gaza».
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«Ringraziamo Sua Santità Papa Leone XIV che ha chiamato il Cardinale Pizzaballa e il Patriarca Teofilo al loro ingresso a Gaza per offrirgli il suo sostegno, la sua vicinanza e le sue preghiere”, fa sapere una nota del Patriarcato latino di Gerusalemme. Il patriarca ha raccontato che Papa Leone «ha ripetuto più volte che è ora di finire con questa strage e che quello che è accaduto è ingiustificabile e bisogna fare in modo che non ci siano più vittime». «Il Santo Padre ha rinnovato il suo appello affinché venga ridato slancio all’azione negoziale e si raggiunga un cessate il fuoco e la fine della guerra». Lo riferisce la Sala stampa vaticana, dopo la telefonata tra il premier israeliano Netanyahu e Leone XIV. Durante la telefonata di ieri mattina, Netanyahu ha invitato Papa Leone XIV in Israele. Lo riporta Ynet. Al pontefice, il premier israeliano fa una rivelazione: “Siamo vicino a un accordo”. Ci sarebbe da ridere se non fosse un tragedia.
Almeno 25 persone sono state uccise da ieri mattina negli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza, secondo fonti mediche palestinesi. Nel sud della Striscia, sono stati segnalati diversi raid nella città di Khan Yunis, tra cui il bombardamento di una tendopoli di sfollati nella zona di Mu’assi, in cui alcuni civili sono rimasti feriti. I soccorritori hanno inoltre riferito che cinque membri di una stessa famiglia sono stati uccisi e dieci sono rimasti feriti in un attacco di artiglieria contro un’abitazione in città crollata sugli occupanti, rendendo difficili le operazioni di soccorso. Diverse altre persone sono rimaste ferite in un attacco aereo vicino alla moschea di al Shafi nel campo profughi di Khan Yunis. La mattanza continua. La fine della guerra auspicata da Leone XIV non è nei sentimenti di chi governa Israele.