Continua la mattanza

Israele cancella Gaza, e l’Europa sta a guardare…

Ordine di evacuazione a Gaza City. E nella Striscia, oltre a mancare gli aiuti, è emergenza carburante. In Cisgiordania, i reporter sotto attacco. Oxfam: “L’Ue con una mano aiuta, con l’altra protegge chi bombarda”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

16 Luglio 2025 alle 14:30

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AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press / LaPresse
AP Photo/Abdel Kareem Hana – Associated Press / LaPresse

Hanno ridotto Gaza City a un cumulo di macerie. Ora vogliono trasformarla in una città fantasma.  Un ennesimo ordine di evacuazione delle forze armate israeliane nei confronti dei civili palestinesi è stato diramato questa mattina per i residenti di Gaza City e Jabaliya, nel nord della Striscia.Le Idf stanno operando nella zona con maggiore forza per annientare il nemico e le organizzazioni terroristiche. I combattimenti si stanno estendendo verso ovest, verso il centro città”, afferma il portavoce in lingua araba delle Idf, il colonnello Avichay Adraee, su X. L’avvertimento invita i civili a dirigersi a sud, nella zona costiera di Mawasi. Va però sottolineato che in situazioni analoghe gli spostamenti dei civili su indicazioni israeliane non hanno evitato che si contassero vittime innocenti.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani afferma di aver registrato almeno 875 uccisioni nelle ultime sei settimane presso i punti di soccorso a Gaza gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta da Stati Uniti e Israele, e nei convogli gestiti da altri gruppi di soccorso, tra cui le Nazioni Unite. Lo riporta il Times of Israel. La maggior parte delle vittime si trovava nei pressi dei siti della Gaza Humanitarian Foundation, mentre le restanti 201 sono state uccise lungo i percorsi di altri convogli di aiuti. Il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione ha avvertito che le operazioni umanitarie a Gaza sono sull’orlo del collasso a causa di una grave carenza di carburante. In un post su X, l’agenzia ha dichiarato: «Il carburante deve essere autorizzato a entrare a Gaza in quantità sufficienti e in modo costante per sostenere le operazioni salvavita». Questo fa seguito a una dichiarazione congiunta di sette agenzie delle Nazioni Unite che avvertono che il carburante a Gaza ha raggiunto livelli critici.

In una dichiarazione congiunta, firmata da diversi organismi Onu –  Unicef, Ocha, Undp, Unfpa, Unops, Unrwa, Wfp e Oms – si legge: “Il carburante è la spina dorsale della sopravvivenza a Gaza. Alimenta gli ospedali, i sistemi idrici, le reti fognarie, le ambulanze e ogni aspetto delle operazioni umanitarie. Le forniture di carburante sono necessarie per muovere la flotta utilizzata per il trasporto di beni essenziali attraverso la Striscia e per far funzionare la rete delle panetterie che producono pane fresco per la popolazione colpita. Senza carburante, queste linee di vita svaniranno per 2,1 milioni di persone”. E mentre si consuma questo scempio disumano, l’Europa decide di non decidere.

Denuncia Bushra Khalidi, responsabile policy di Oxfam nei Territori Palestinesi Occupati e a Gaza, a commento di quanto emerso nel Consiglio dei Ministri degli Esteri europei, che ieri ha discusso le possibili azioni da adottare nei confronti di Israele: “Ogni giorno che passa senza che l’Europa intraprenda un’azione concreta, implica sempre più morte e distruzione. Eppure, anche oggi, abbiamo assistito all’ennesimo rinvio. Il recente accordo per l’ingresso degli aiuti a Gaza rappresenta un primo passo in avanti, ma in realtà è solo una goccia nel mare, perché non argina questa catastrofe. Non possiamo continuare ad assistere alla mattanza di bambini, donne, civili e al tempo stesso dire che tutto sommato, da qualche parte, in qualche modo, si stanno facendo passi in avanti. Non possiamo ignorare che il cibo marcisce nei camion bloccati ai valichi, non c’è acqua, le persone vengono uccise mentre fanno la fila per un pugno di farina e sostenere che la risposta umanitaria stia funzionando. Noi di Oxfam che da decenni conosciamo i bisogni di quei territori sappiamo bene che non può funzionare così”. “L’Unione europea non può continuare a mantenere intatte le relazioni con il Governo israeliano, di cui riconosce le potenziali violazioni dei diritti umani, contrarie ai principi europei. Non può con una mano offrire (pochi) aiuti umanitari, con l’altra garantire l’impunità di Israele. – continua Khalidi – L’ennesima dichiarazione cauta o un altro accordo segreto non servono a nulla e a nessuno. È necessario che l’Europa assuma una leadership reale e intraprenda un’azione decisa. Basta scaricare la responsabilità sugli altri. Basta ritardi. Basta spargimenti di sangue”.

Da Gaza alla Cisgiordania

Dalla violenza dell’esercito israeliano a quella, impunita, dei coloni. Un giornalista della Cnn ha raccontato che la sua troupe è stata attaccata dai coloni israeliani mentre si trovava in Cisgiordania per documentare la morte di un ventenne palestinese-americano, picchiato a morte vicino a Ramallah pochi giorni fa. “Mentre stavamo seguendo questo servizio, io e la mia squadra siamo stati attaccati dai coloni israeliani. Il lunotto posteriore del nostro veicolo è stato rotto, ma siamo riusciti a fuggire illesi”, ha scritto su X il reporter Jeremy Diamond.Questo in Cisgiordania a causa della crescente violenza dei coloni”, ha aggiunto Diamond. Non è la prima volta che dei giornalisti stranieri vengono aggrediti nella Cisgiordania occupata: all’inizio di questo mese, due giornalisti dell’emittente tedesca Deutsche Welle sono rimasti feriti in un attacco da parte dei coloni israeliani nella stessa zona. Il tutto nella più assoluta impunità.

16 Luglio 2025

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