La mascalzonata della magistratura di Napoli
La folle condanna ad Alfredo Romeo: 7 anni e mezzo per un myrtillocactus…
Non ci sono le prove e neanche i reati. Il processo ha dimostrato l’assoluta innocenza degli imputati. Dove è stata decisa la sentenza? Da chi? Perché?
Giustizia - di Piero Sansonetti

C’è un solo modo per definire la sentenza pronunciata a Napoli contro l’editore di questo giornale: mascalzonata. Ogni tanto, quando vado in Tv, mi chiedono: Ma tu hai fiducia nella magistratura? Rispondo come risponderebbe qualunque persona di buonsenso: no. Dopo la sentenza di ieri sono più deciso: no, no, no. Perché? Perché la magistratura è piena di mascalzoni che hanno un potere spropositato, e che adorano esibire il loro potere, e in questo modo fanno alla società e a singoli individui danni più gravi di quelli che fa la malavita. Voi avete fiducia nella malavita? Tra magistratura e giustizia non c’è nessuna connessione. Ci sono magistrati che provano un particolare piacere nel condannare gli innocenti. Tornano a casa e pensano: il mio potere è infinito. Poi, certo, c’è un pezzo di magistratura molto seria, che assolve gli innocenti, protegge i deboli, difende le vittime dell’arroganza dei propri colleghi, rispetta i diritti dei profughi, verissimo: ma non basta a riequilibrare il “donrodrgighismo” della maggioranza delle toghe.
Dopo questa breve premessa, che non sono riuscito ad evitare, trasportato da un sentimento di rabbia, vi raccolto i fatti. A conclusione di un processo durato circa 7 anni (era un processo speciale a giudizio immediato…) il tribunale di Napoli ha condannato a 7 anni e mezzo Alfredo Romeo, imprenditore e editore, e a 4 anni e mezzo l’architetto Ivan Russo che è un suo collaboratore impegnato in questi anni nei lavori di ristrutturazione di due grandi alberghi, uno a Roma e uno a Napoli. Corruzione aggravata. Romeo e Russo sono imputati per una serie di reati, che ora vi elenco, insieme ad altre 50 persone. Il processo però è stato diviso in due tronconi, perché Romeo e Russo erano stati arrestati, vista la gravità dei reati che tra poche righe conoscerete. E quindi è stato scelto per loro il rito abbreviato, solo 7 anni, mentre gli altri 50 risponderanno degli stessi reati, e degli stessi episodi criminosi, con tutta calma tra qualche anno. Da un breve conto risulta che la cifra complessiva pagata dagli imputati per corrompere diversi funzionari pubblici, secondo quanto sostenuto dall’accusa, è stata di 800 euro, forse qualcosa di meno. Cioè ciascuno degli imputati avrebbe messo in cassa comune una quindicina di euro.
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L’elenco dei reati. 1) A una funzionaria sarebbe stato donato un myrtillocactus. 2) A una vigilessa sarebbe stato praticato uno sconto su un ingresso alla Spa dell’albergo Romeo. Di solito la Spa costa 65 euro, lei ne avrebbe pagati poco più di 30. Per questo reato però Romeo è stato assolto. 3) Sarebbe stato commesso dalla ditta di Romeo un furto di elettricità a danno di palazzo di Giustizia. 4) Non sarebbe stato pagato l’affitto del suolo per circa una settimana quando è stata realizzata la pulizia esterna dei vetri sempre dell’albergo Romeo.
Dettagliamo. Cos’è un myrtillocactus? Una pianta secondo me molto bruttina e attorcigliata che non ho capito bene cosa abbia a che fare coi mirtilli di montagna e il cactus del deserto. Ho chiesto il suo valore a un fioraio: tra i 50 e i 70 euro. Sullo sconto alla Spa c’è poco da dire, se c’è stato c’è stato. Romeo sostiene che a lui non fu detto niente, ma il Procuratore Woodcock non ci ha creduto. Però qui la corte ha fatto valere il principio del dubbio. Il furto di elettricità pare proprio che sia vero. Si tratta di alcune lenzuola dell’ospedale Cardarelli che per errore furono lavate nelle lavatrici non del Cardarelli ma di Palazzo di Giustizia, visto che la “Romeo Gestioni” si occupa del cleaning (attenti a questa parola, che tra poco ve la proponiamo) sia dell’ospedale sia di Palazzo di Giustizia. Il furto ammonta a circa otto euro e mezzo. Infine la parte più lucrosa di tutto lo scandalo: per pulire i vetri dell’albergo la Romeo aveva pagato l’affitto del suolo per una settimana, ma poi piovve e i lavori durarono quasi 10 giorni. Qui il Pm Woodcock contesta una bolletta non pagata per circa 350 euro (mentre scrivo all’improvviso mi ricordo che ancora non ho pagato una bolletta della luce di 215 euro, per fortuna sono a Roma e la Procura di Napoli non può intervenire…).
Tutto qui. E’ vero che non ci sono le prove del fatto che questi reati siano stati commessi, e in particolare che Romeo sapesse. Però ci sono i sospetti. Dopodiché uno chiede: scusate ma in cambio di questi favori la Romeo, o Romeo, o Russo, cosa ne hanno avuto? Il processo ha accertato: niente. Zero. Possiamo tranquillamente dire che a Napoli si è svolto un processo e poi c’è stata una sentenza. Ma tra il processo e la sentenza non c’è stato nessun collegamento. La sentenza non è stata conseguenza del processo. E’ stata scritta prima e per ragioni molto lontane dalle ragioni della giustizia. Il processo ha dimostrato l’assoluta innocenza degli imputati, la sentenza li ha condannati a una pena che raramente viene affibbiata a chi commette il reato di stupro o di sequestro di persona o di rapina a mano armata. Tra l’altro la pena decisa dalla corte è addirittura superiore a quella che era stata chiesta dall’accusa. Una indecenza. Perché si è commessa questa indecenza? La risposta è: il potere della Procura. La Procura di Woodcock e che ora è diretta da Nicola Gratteri. Due personaggi che tengono molto all’aspetto spettacolare della giustizia. Meno alle prove. Attivissimi sulle Tv e sui giornali, e anche in libreria, un po’ carenti su altri piani. La procura di Napoli ha un peso fortissimo sulla magistratura giudicante. Lo aveva anche prima che arrivasse Gratteri). Vi dico solo questo: nel corso del processo sono cambiati ben 14 giudici. Come mai? E’ legittimo il sospetto che non si riusciva a trovare un giudice disposto ad esporsi al ridicolo di condannare un importante imprenditore italiano a sette anni per un myrtillocactus?
P.S. Nelle intercettazioni che servirono ad arrestare Alfredo Romeo, ce n’è una esilarante. La Procura sosteneva che un funzionario della Romeo avesse detto a un collega: “Tu sei il responsabile crimine dell’azienda!” Woodcock ci ha creduto. Poi gli avvocati hanno chiesto di ascoltare l’intercettazione . Il funzionario aveva detto: “Tu sei il responsabile cleaning dell’azienda”. Stavano discutendo di pulizia. Che volete che vi dica? Nonostante il nome così complicato sarebbe giusto pagare a Woodcock un corso di inglese.
P.S. 2 Sapete come è iniziata questa inchiesta? Con una informativa realizzata da un ufficiale dei carabinieri per conto del Pm Woodcock. Sapete come si chiama questo carabiniere? Gianpaolo Scafarto. Finì a processo in seguito alle sue informative e fu condannato.