La guerra al settimo giorno

L’Iran colpisce l’ospedale di Be’er Sheeva nel sud di Israele, Teheran minaccia la chiusura dello stretto di Hormuz

Esteri - di Redazione

19 Giugno 2025 alle 10:31

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L’Iran colpisce l’ospedale di Be’er Sheeva nel sud di Israele, Teheran minaccia la chiusura dello stretto di Hormuz

Il settimo giorno di bombardamenti tra Israele e Iran, all’indomani dello scontro a distanza tra Donald Trump e il regime dell’Ayatollah Ali Khamenei, si apre col raid psicologicamente più duro da affrontare per lo Stato ebraico.

Alle prime luci del mattino Teheran ha colpito con almeno un missile l’ospedale Soroka di Be’er Sheva, la struttura sanitaria più importante del sud di Israele: si tratta del primo ospedale ad essere colpito dall’Iran dall’inizio del conflitto, scoppiato giovedì scorso.

Parte della struttura era stata evacuata mercoledì su ordine delle autorità israeliane, ma non si sa quante persone fossero ancora ricoverate. I responsabili sanitari del Soroka Medical Center hanno spiegato che la struttura è stata pesantemente danneggiata dall’esplosione e che vi sono oltre 60 persone ferite, di cui sei ricoverate in gravi condizioni: due sono stati evacuati allo Sheba Hospital di Tel Hashomer e quattro al Wolfson Hospital di Holon.

Oltre che Be’er Sheva, dove è stato colpito l’ospedale, giovedì mattina l’Iran ha bombardato anche altre città israeliane, tra cui Holon, Ramat Gan e Tel Aviv. Ci sono stati danni agli edifici e alcuni feriti.

L’attacco al Soroka Medical Center di Be’er Sheva è stato definito da Uriel Buso, ministro della Salute israeliano, “un crimine di guerra”, “un atto di terrore e del superamento di una linea rossa”. Su X invece il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che da due anni giustifica i bombardamenti su ospedali e strutture sanitarie nella Striscia di Gaza, che dall’ottobre 2023 ad oggi hanno provocato migliaia di morti, ha reagito così: “I tiranni terroristi iraniani hanno lanciato missili contro l’ospedale Soroka e contro i civili. Pagheranno un prezzo alto”. “Un dittatore come Khamenei non può continuare a esistere”, è stata invece la minacciosa dichiarazione di Israel Katz, ministro israeliano della Difesa, sottolineando che la Guida suprema iraniana dovrà “rispondere per i crimini di guerra” commessi ai danni di Israele

La reazione israeliana non si è fatta attendere. L’IDF, le forze di difesa dello Stato ebraico, hanno dichiarato di aver bombardato il sito nucleare di Arak, dove gli iraniani hanno costruito un reattore nucleare sperimentale. Israele ha detto che il reattore non è attivo ma potrebbe servire a produrre plutonio per una bomba atomica. Conferme sull’offensiva ad Arak sono arrivate anche dall’Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, che ha sottolineato via X che il reattore di ricerca ad acqua pesante di Arak, o Khondab, “è stato colpito” ma che il reattore era “in costruzione” per cui “non era operativo e non conteneva materiale nucleare, quindi non si sono verificati effetti radiologici”

L’esercito israeliano ha confermato anche di aver colpito il sito nucleare di Bushehr, l’unico impianto iraniano operativo: non ci sono ancora informazioni in merito a possibili danni.

Come reazione ai sette giorni di bombardamenti da Teheran è arrivata la minaccia chiudere lo stretto di Hormuz alla navigazione, con evidenti ripercussioni sul prezzo del petrolio: è lì infatti che transita il 25% del greggio mondiale. A parlare apertamente dell’ipotesi è stato Behnam Saeedi, membro del Comitato per la sicurezza nazionale del Parlamento di Teheran, citato dall’agenzia di stampa Mehr. “L’Iran ha numerose opzioni per rispondere ai suoi nemici e utilizza tali opzioni in base alla situazione”, ha affermato Saeedi. “La chiusura dello stretto di Hormuz è una delle possibili opzioni per l’Iran”, ha affermato. Mehr ha poi citato un altro parlamentare, Ali Yazdikhah, secondo cui l’Iran avrebbe continuato a consentire la libera navigazione nello Stretto e nel Golfo fino a che i suoi vitali interessi nazionali non fossero a rischio: “Se gli Stati Uniti entrassero ufficialmente e operativamente in guerra a sostegno dei sionisti, l’Iran avrebbe il legittimo diritto di esercitare pressione sugli Stati Uniti e sui paesi occidentali per ostacolare il transito del loro commercio di petrolio”, le parole di Yazdikhah.

di: Redazione - 19 Giugno 2025

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