Il conflitto
Israele-Iran, l’appello contro la guerra della Premio Nobel Narges Mohammadi: “Non distruggete Teheran”
L'attivista iraniana già imprigionata e condannata dal regime. "Cosa significa ‘evacuare Teheran? Teheran ospita 10 milioni di esseri umani, ponete fine a questa guerra"
Esteri - di Redazione Web

Appello contro la guerra tra Israele e Iran di Narges Mohammadi, arrivista e femminista iraniana, già imprigionata nel carcere di Evin e condannata a 31 anni di reclusione e 154 frustate e in detenzione domiciliare per cure mediche. “Non distruggete la mia città, ponete fine a questa guerra”, le sue parole che si leggono in un post su Instagram.
Mohammadi è ingegnera, attivista. È nata a Zanjan nel 1972, è laureata in fisica ed è membro dell’ong Centro dei difensori dei diritti umani, la cui fondatrice Shirin Ebadi è stata anche lei premiata con il Nobel. Mohammadi ha messo al centro del suo attivismo i diritti dei carcerati e l’abolizione della pena di morte. È stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte per complessivi 13 anni di prigione. Secondo le accuse di familiari e attivisti è stata sottoposta anche a pene corporali, come quella di 154 frustate.
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Ha denunciato le violenze sulle donne in carcere. Ha continuato a protestare nonostante le condanne, ha appoggiato il movimento “Donna, Vita, Libertà” esploso con la morte di Masha Amini che ha scatenato le proteste più dure in Iran dalla fondazione della Repubblica islamica sciita nel 1979, e continuato con la morte di Armita Garawand. Ha sostenuto in più occasioni che il movimento abbia accelerato la democratizzazione del Paese.
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“Cosa significa ‘evacuare Teheran? – si chiede la giornalista nel suo post – Teheran ospita 10 milioni di esseri umani: ospita le infrastrutture critiche del Paese, ospedali, istituzioni governative, asili, scuole primarie, università, laboratori, case, prigioni, fabbriche, zone industriali che impiegano migliaia di lavoratori, mercati, negozi, ponti, strade, poveri, netturbini, bambini lavoratori, venditori ambulanti, donne che sono le uniche a provvedere alle loro famiglie, giornalisti, bar, parchi e centri di divertimento. Quale di loro dovremmo portare sulle nostre spalle per salvarlo dalla morte e dalla devastazione? Non distruggete la mia città. Ponete fine a questa guerra”.