Premio Nobel per la Pace
Narges Mohammadi: “‘Donna Vita Libertà’ vincerà, l’Iran del futuro porterà pace in tutto il Medioriente”
"In Iran puntiamo alla democrazia e alla parità. Quello che vuole 'Donna Vita Libertà' è superare questa dittatura teocratica"
Esteri - di Redazione Web
Narges Mohammadi è da tre settimane a casa con un permesso medico speciale. È gravemente malata, le è stato permesso di lasciare il carcere di Evin, a Teheran, dov’è detenuta con una condanna di oltre dieci anni. “Non mi preoccupo delle conseguenze che potrebbe avere questa intervista perché sono abituata a combattere e alla repressione della Repubblica islamica: assumo le conseguenze delle mie azioni”, ha detto in un’intervista a Il Corriere della Sera l’attivista Premio Nobel per la Pace. “In Iran puntiamo alla democrazia e alla parità. Quello che vuole ‘Donna Vita Libertà’ è superare questa dittatura teocratica”.
“Più lottiamo e più siamo vivi – ha detto – L’Iran del futuro porterà pace e democrazia in tutto il Medio Oriente. La lotta per i diritti delle donne ha un’origine antica, subito dopo la rivoluzione islamica del 1979, e ha avuto diversi risultati. Dopo l’uccisione di Mahsa Amini la lotta è diventata di tutto il popolo iraniano, le nuove generazioni hanno avuto un ruolo particolarmente importante e hanno sfidato il regime islamico e reso questa lotta mondiale. Sono sicura che nonostante il regime sia lì dov’è, il cambiamento è stato profondo nella società che porterà a una vittoria futura”.
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Ha parlato della situazione nelle carceri iraniane. “Ci tengo a sottolineare che ci sono prigioni in Iran, per esempio nel Kurdistan iraniano, di cui nessuno ha notizie, per una serie di ragioni geografiche, sono zone più povere. Lì quello che avviene, anche a livello di abusi e di violenze sessuali, è terribile. Ma ci sono ovunque abusi e violenze nei confronti delle donne. Io sono stata in tre prigioni e sono venuta a conoscenza di decine di episodi. Sto per scrivere un libro a questo proposito. L’uso della violenza è stato sistematico da parte del regime nei confronti del movimento ‘Donna, Vita, Libertà'”.
Appena l’ambulanza l’ha accompagnata a casa, al rilascio, e il portellone si è aperto e lei è uscita in barella lei ha gridato: “Donna, vita, libertà”. Gli avvocati di Mohammadi stanno provando a prolungare il suo permesso per stare fuori dal carcere. Che scade proprio oggi, mercoledì 25 dicembre. Mohammadi è madre di due bambini, due gemelli, Kiana e Ali. Sono stati loro a ritirare il premio Nobel per la Pace vinto dalla madre a Oslo, in Norvegia
Chi è Narges Mohammadi
Mohammadi è ingegnera, attivista. È nata a Zanjan nel 1972, è laureata in fisica ed è membro dell’ong Centro dei difensori dei diritti umani, la cui fondatrice Shirin Ebadi è stata anche lei premiata con il Nobel. Mohammadi ha messo al centro del suo attivismo i diritti dei carcerati e l’abolizione della pena di morte. È stata arrestata 13 volte e condannata cinque volte per complessivi 13 anni di prigione. Secondo le accuse di familiari e attivisti è stata sottoposta anche a pene corporali, come quella di 154 frustate.
L’ultima volta che è stata fuori dalla prigione era il 2020, le fu proibito di raggiungere i figli e il marito in Francia. Ha denunciato le violenze sulle donne in carcere. Ha continuato a protestare nonostante le condanne, ha appoggiato il movimento “Donna, Vita, Libertà” esploso con la morte di Masha Amini che ha scatenato le proteste più dure in Iran dalla fondazione della Repubblica islamica sciita nel 1979, e continuato con la morte di Armita Garawand. Crede che il movimento abbia accelerato la democratizzazione del Paese.