Si estende la protesta

Rastrellamenti e deportazioni di Trump, dilagano le proteste negli Usa

La protesta contro le deportazioni si estende anche ad Atlanta, Seattle, Dallas, Louisville e New York. La Casa Bianca reagisce con centinaia di manette a manifestanti e immigrati. Il governatore della California Newsom: “Il tycoon lavora a una svolta autoritaria, va fermato”

Esteri - di Umberto De Giovannangeli

12 Giugno 2025 alle 18:00

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AP Photo/John Locher
AP Photo/John Locher

Le proteste contro le politiche migratorie dell’amministrazione Trump dilagano anche in altre città statunitensi oltre a Los Angeles e San Francisco. I manifestanti sono scesi in piazza anche ad Atlanta, Seattle, Dallas, Louisville e New York, dove la polizia ha arrestato “diverse” persone, riferisce la Cnn. Per la prima volta dall’inizio delle proteste a Los Angeles, la sindaca democratica Karen Bass l’altra notte ha imposto il coprifuoco nel centro della metropoli, dalle 8 di sera alle 6 del mattino. Riguarda una zona ridotta – un miglio quadrato – nell’area di Downtown, davanti ai palazzi federali, dopo da ormai cinque sere i manifestanti si ritrovano per protestare contro i raid contro gli immigrati irregolari. La sindaca ha detto di averlo fatto su richiesta dei residenti dopo che la sera prima 23 negozi erano stati saccheggiati e molteplici facciate danneggiate dai graffiti.

Gli arresti sono aumentati significativamente nel giro di pochi giorni. Lo ha affermato il capo del dipartimento di polizia di Los Angeles, Jim McDonnell. Sabato sono state arrestate 27 persone, domenica 40 e lunedì 114. Martedì le autorità hanno arrestato 197 persone, ha dichiarato il capo del Lapd, per un totale di 378 fermati. “Dopo diversi giorni consecutivi di crescenti disordini in tutta la città a partire da sabato, abbiamo assistito a una preoccupante escalation e a comportamenti illegali e pericolosi”, ha affermato McDonnell. “Vorrei essere chiaro – ha avvertito – questo comportamento, ovvero bloccare autostrade, strade cittadine e rampe, rifiutarsi di rispettare gli ordini di dispersione legittimi e interferire con le operazioni di sicurezza pubblica, è pericoloso, illegale e non sarà tollerato”. La sindaca Bass ha chiesto nuovamente a Trump di rimuovere le 4000 truppe della Guardia Nazionale e i 700 Marines e di porre fine ai raid dell’Ice (l’agenzia federale per l’immigrazione) che stanno creando tensioni e paura. «Più truppe Usa di quelle schierate in Siria e in Iraq», notano le tv locali. Ma il tycoon rilancia. La Casa Bianca ha chiesto alla polizia dell’Ice di aumentare drasticamente a 3000 gli arresti di migranti che si trovano illegalmente negli Stati Uniti. Un obiettivo ben al di sopra di quello precedente, cioè 1000. Lo riportano i media Usa.

Il governatore democratico della California, Gavin Newsom, ha avvertito che l’intervento militare federale a Los Angeles segna l’inizio di un’iniziativa molto più ampia da parte del presidente Usa per sovvertire le norme politiche e culturali al centro della democrazia nazionale. In un discorso pronunciato lunedì in prima serata, e chiaramente rivolto a un pubblico nazionale, il potenziale candidato democratico alla presidenza del 2028 ha affermato che l’arrivo della Guardia Nazionale e delle truppe dei Marines in città non è semplicemente finalizzato a sedare le proteste seguite a una serie di retate tra gli immigrati da parte delle autorità federali. Secondo Newsom, impegnato da giorni nel braccio di ferro anche legale con Trump, afferma che l’iniziativa di Washington fa parte della “guerra” calcolata del presidente americano, volta a sovvertire le fondamenta della società e concentrare il potere alla Casa Bianca. “La California potrebbe essere la prima, ma chiaramente non finirà qui. Toccherà ad altri Stati dopo”, ha avvertito Newsom in tv, seduto davanti alle bandiere degli Stati Uniti e della California. “La democrazia è sotto attacco davanti ai nostri occhi. Questo momento che temevamo è arrivato”, ha ammonito.

Come capo di uno Stato a maggioranza democratica, noto anche per essere l’epicentro della cosiddetta resistenza a Trump, Newsom e il presidente repubblicano sono da tempo avversari. Ma il discorso del governatore di ieri sera ha sostenuto che il presidente non rappresenta solo una minaccia per la democrazia, ma che sta attivamente lavorando per abbatterne le fondamenta stesse della nazione. “La California continuerà a combattere in nome del nostro popolo anche nei tribunali”, ha proseguito il governatore, “se alcuni di noi possono essere portati via in strada senza mandato, basandosi solo sul colore della pelle, allora nessuno di noi è al sicuro”. “I regimi autoritari”, ha concluso, “iniziano prendendo di mira le persone con meno possibilità di difendersi, ma non si fermano qui”.

In coincidenza con la parata militare nella capitale del 14 giugno voluta da Donald Trump per i 250 anni dell’esercito – nel giorno del suo 79esimo compleanno – sono previste almeno 1.500 proteste in 1.400 città americane, sotto lo slogan “no kings”. Sarà il più grande raduno anti-Trump in un solo giorno dall’inizio della sua seconda presidenza. Gli organizzatori, almeno per ora, hanno deciso di evitare manifestazioni a Washington per “non dare all’amministrazione Trump l’opportunità di fomentare il conflitto e poi focalizzare l’attenzione su di esso”, ha affermato Leah Greenberg, co-direttrice di Indivisible, un gruppo partner. Sono però state organizzate manifestazioni alle porte della capitale: a Chevy Chase, Bethesda, Silver Spring e Takoma Park, nel Maryland, nonché a Arlington, Alexandria e Falls Church, in Virginia. Lunedì Trump aveva minacciato di usare la forza contro eventuali proteste.

12 Giugno 2025

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