Il delitto di Chiara Poggi
Il caso Garlasco è puro show: addio al segreto istruttorio, le parti si scontrano su social e in tv
Nordio dice che dopo due assoluzione Stasi non avrebbe dovuto essere condannato e il caso, finora soprattutto mediatico, diventa anche politico
Cronaca - di Frank Cimini

Con l’intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio secondo il quale Alberto Stasi mai avrebbe dovuto essere condannato dopo due assoluzioni in primo grado e in appello, il cosiddetto caso Garlasco diventa prettamente politico. Gli esponenti dei partiti di opposizione fanno notare che un ministro non commenta le sentenze e che Nordio ha parlato quando avrebbe fatto meglio a tacere.
Adesso sembra prevalere la politica in una vicenda che mai è stata normale trattandosi nell’inchiesta bis di un caso molto più mediatico che giudiziario. Abbiamo saputo dettagli e particolari importanti quando avrebbe dovuto regnare il segreto istruttorio. La procura di Pavia, prima di depositare la famosa impronta numero 33 a disposizione delle parti l’aveva già consegnata al TgUno: l’istituto Luce del terzo millennio. Il tutto accadeva dopo che Andrea Sempio non si presentava ai pm per rispondere all’invito a comparire perché i difensori ne eccepivano la nullità. Mancava l’avvertimento che, in caso di non presentazione, la procura avrebbe potuto disporre l’accompagnamento coatto. Una formalità, ma importante perché la giustizia è innanzitutto rispetto delle forme. Sempio non è stato riconvocato. È la dimostrazione che per i pm l’interrogatorio dell’indagato non era necessario. Tutto quello che abbiamo appreso l’avremmo dovuto sapere in sede di chiusura delle indagini preliminari. Appuntamento molto lontano nel tempo considerando che il 17 giugno inizieranno i confronti tra genetisti e che si tornerà davanti al giudice delle indagini preliminari solo in autunno.
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Nel frattempo le parti si scontrano sui social sui giornali e in tv. Ognuno dice la sua in una torre di Babele dove si arriva addirittura evocare fenomeni di esorcismo di pedofilia e storie di relazioni extraconiugali che avrebbero influito sulle indagini. Per Massimo Lovati, difensore di Sempio, Stasi conoscerebbe il mandante ma tacerebbe per paura di finire sottoterra. Il legale aggiunge di non averne mai discusso con il suo assistito. “È la mia teoria, un sogno che ho fatto, lo scriva, un sogno”. Al momento in una vicenda dove c’è già stata una sentenza della Cassazione che ha individuato un responsabile, giusta o sbagliata che fosse, appare improbabile che si arrivi a celebrare un altro processo. Ma è presto per ipotizzare conclusioni. In troppi fanno il mestiere di altri invece di limitarsi a fare il proprio.