Le indagini infinite
Garlasco, dopo 18 anni spunta da un canale un martello forse arma del delitto di Chiara Poggi

Dopo 18 anni spunta un martello dal torrente di Tromello, nella parte che scorre dietro la casa ormai disabitata della nonna di Stefania e Paola Cappa, cugine di Chiara Poggi. È questa la grande novità al termine di una giornata mediaticamente incredibile per le indagini sul “delitto di Garlasco”, l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto il 13 agosto del 2007 per cui è stato condannato in via definitiva a 16 anni l’allora fidanzato Alberto Stasi.
Indagine riemersa come questo martello, che verrà analizzato dagli specialisti incaricati dalla Procura per verificare se sia compatibile come arma del delitto di Chiara, o con quello a coda di rondine del quale i genitori di Chiara Poggi denunciarono la scomparsa.
Se nelle scorse settimane gli inquirenti avevano iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, 37enne all’epoca amico del fratello di Chiara, la cui abitazione è stata sottoposta mercoledì a perquisizione dai carabinieri, col sequestro anche di pc e telefono, le ricerche a Tromello sembrano puntare su altro.
Alle dichiarazioni fornite alla trasmissione tv ‘Le Iene’ da un presunto testimone che ha riferito parole sentite da qualcun altro, da una persona nel frattempo deceduta e in compagnia di un’altra persona, anch’essa morta. Questo gli avrebbe raccontato di aver visto Stefania Cappa arrivare a Tromello con una borsa molto pesante il giorno del delitto di Chiara: poi la ragazza avrebbe chiesto a un vicino le chiavi della casa di famiglia e infine il testimone avrebbe sentito un tonfo, come quello di un oggetto molto pesante gettato in acqua.
Un racconto simile a quello riferito da un altro testimone, il tecnico del gas Marco Demontis Muschitta: quest’ultimo riferì di aver visto quel giorno una ragazza bionda uscire in bicicletta da via Pascoli, l’abitazione dei Poggi, con in mano un attizzatoio, chiamando in causa proprio Stefania Cappa. Una versione dei fatti che lo stesso Muschitta ritrattò, finendo per essere denunciato e poi assolto per calunnia.
Stefania Cappa, oggi avvocata di diritto sportivo e membro della commissione disciplinare di varie federazioni del Coni, non è indagata, così come la sorella Paola.
Sempre mercoledì i carabinieri hanno bussato alla porta di Roberto Freddi e Mattia Capra: anche loro non indagati, assieme ad Andrea Sempio facevano pate della cerchia di amici di Marco Poggi, fratello di Chiara. I due furono contattati da Sempio la mattina del delitto e, sentiti a verbale già nel 2008, specificarono di non essere presenti a Garlasco nei minuti in cui Chiara veniva massacrata.
In questo quadro la famiglia Poggi si dice “basita” per quanto sta accadendo. Sin dalla riapertura delle indagini i genitori di Chiara hanno sempre sostenuto che l’unico colpevole è colui che è stato già condannato dalla giustizia italiana, ovvero Alberto Stasi.
La grancassa mediatica di mercoledì è l’ennesimo colpo. Per Francesco Compagna, legale della famiglia, se da una parte “il nostro ordinamento attribuisce alle procure un amplissimo potere in fase di indagini”, dall’altra “gli inquirenti non possono collocarsi al di sopra della giurisdizione ignorando quanto accertato in un giusto processo, valorizzando, a distanza di quasi vent’anni, delle ipotesi stravaganti”.
“Non esiste nessun rapporto tra Andrea Sempio e le gemelle Cappa, che facciano tutti gli accertamenti del caso ma non si conoscevano”, è stato invece il commento di Angela Taccia, avvocata di Andrea Sempio. Quanto al decreto di perquisizione, per il legale si è tratto di un atto “generico, non c’è qualcosa da cercare di preciso. Sono indagini tradizionali a tappeto che vanno avanti”.