Il delitto della 26enne
Alberto Stasi, l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi e il caso Garlasco riaperto: la condanna, il carcere, il lavoro esterno
Condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione nel 2015. Detenuto nel carcere di Bollate, ha ottenuto un lavoro esterno. Non ha mai confessato
Cronaca - di Redazione Web

Non ha mai confessato Alberto Stasi, la persona condannata in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, divenuto tristemente noto come delitto di Garlasco, in provincia di Pavia. Come riportato dall’esclusiva del TG1, c’è una nuova persona indagata per l’omicidio, l’amico del fratello di Poggi, Andrea Sempio. Il nuovo avviso di garanzia è stato spiccato grazie ad una nuova indagine sul dna sviluppata con metodi e tecniche di ultima generazione. Caso riaperto. Stasi è stato fin da subito al centro dell’attenzione di media e indagini, non ha mai ammesso né confessato.
Poggi aveva 26 anni. È stata uccisa il 13 agosto del 2007 nella sua casa di Garlasco dove viveva con la famiglia. Era sola, i genitori erano in vacanza. Fu ferita a morte con un’arma mai ritrovata, ripetutamente colpita alla testa e al volto. Ad avvisare i soccorsi fu proprio il fidanzato poi condannato. Il caso e il processo ebbero enorme risonanza mediatica. Sempio aveva 19 anni all’epoca dell’omicidio. Era stato già indagato tra il 2016 e il 2017, le accuse vennero archiviate. È di nuovo indagato per via delle nuove analisi su campioni di DNA prelevati da due dita della ragazza. Secondo il TG1 sarebbe accusato di omicidio in concorso con ignoti o con Stasi. Stando a una prima informazione di garanzia, la settimana scorsa si sarebbe rifiutato di fornire volontariamente il suo DNA.
Chi è Alberto Stasi e perché è stato condannato
Stasi è stato condannato a 16 anni per l’omicidio di Poggi, sua fidanzata. All’epoca dei fatti aveva 24 anni, studiava all’Università Bocconi di Milano. Giornalisti e investigatori cominciarono da subito a interessarsi a lui. Raccontò di aver passato la mattinata in casa a studiare, che Poggi non aveva risposto alle sue telefonate e cge quindi si era recato a vedere se andasse tutto bene. Nessun segno di effrazione, nessuna traccia di sangue sui vestiti o sulle scarpe. Lo arrestarono, fu scarcerato dopo pochi giorni. Fu accusato e scelse il rito abbreviato: assolto. Ricorso in Appello: assolto per non aver commesso il fatto. Cassazione, sentenza annullata e nuovo giudizio d’Appello.
Intorno alle unghie di Chiara e su un capello che la ragazza stringeva sono trovati dei campioni di Dna. Al processo d’Appello bis Stasi venne condannato per omicidio volontario a 24 anni, abbreviati a 16 per lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. Cadono però le aggravanti di crudeltà e premeditazione. Nessun movente preciso, si parlò di un “momento di rabbia”. Al ricorso in Cassazione il procuratore Oscar Cedrangolo chiese l’annullamento con la sentenza con preferenza per il rinvio, la Quinta Sezione invece confermò la sentenza dell’Appello bis. Stasi si presentò poche ore dopo spontaneamente al carcere di Bollate.
Il lavoro esterno al carcere e il nuovo indagato per il delitto di Garlasco
La condanna definitiva è arrivata nel 2015 dopo le annullate assoluzioni del 2009 e del 2011 e la riduzione di un terzo della pena. A oggi è detenuto nel carcere di Bollate, dal dicembre 2015. Ha ottenuto il lavoro esterno dal tribunale di sorveglianza di Milano. Svolge mansioni contabili e amministrative. Per adempiere al posto di lavoro deve osservare delle rigide regole su orari di uscita e di rientro in cella, sui mezzi di trasporto utilizzabili, sugli itinerari da rispettare.
“Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere – aveva commentato Rita Preda, madre di Poggi, dopo la notizia del lavoro esterno al carcere concesso a Stasi – pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Non sono notizie belle. Ma la legge è così e non possiamo farci niente. Del resto ci aspettavamo che un momento o l’altro avrebbe ottenuto questo beneficio”. La famiglia, disse la donna, non ne era stata informata. “Avremmo voluto saperlo non dal giornale”. Anche questa volta hanno saputo della notizia dal telegiornale.
Stasi nel 2018 ha raggiunto in sede civile una transazione di 700mila euro. Il suo fine pena è fissato al 2030 ma per buona condotta e con lo scomputo di 45 giorni di liberazione anticipata ogni sei mesi, la liberazione potrebbe arrivare già nel 2028. Già da quest’anno potrebbe chiedere l’affidamento in prova. Sempio era amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Era stato sentito all’epoca delle indagini e aveva fornito un alibi molto solido con un bigliettino del parcheggio di Vigevano dove si era recato per andare in una libreria. È “allibito e sconvolto” ha dichiarato l’avvocato Massimo Lovati.