La sentenza contesta la Cassazione
Non si può deportare in Albania: migrante ghanese torna in Italia, la sentenza smantella il governo Meloni
Non si conforma quindi alla pronuncia di maggio della Corte di Cassazione penale salutata con giubilo dal governo Meloni sulle deportazioni di migranti in attesa di espulsione che chiedono asilo.
Cronaca - di Angela Nocioni

La Corte di Appello rimanda in Italia un migrante ghanese deportato nelle celle italiane d’Albania. Non si conforma quindi alla pronuncia di maggio della Corte di Cassazione penale salutata con giubilo dal governo Meloni sulle deportazioni di migranti in attesa di espulsione che chiedono asilo.
Non si può conformare a quella pronuncia perché, spiega la giudice Cecilia Cavaceppi della Corte d’Appello, quella pronuncia “non prende in considerazione la direttiva europea sulle procedure d’asilo”. Così il ghanese torna in Italia.
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Osserva il giurista Fulvio Vassallo Paleologo: “Una corretta applicazione del sistema gerarchico delle fonti imposto dall’art. 117 della Costituzione prevede che un decreto legge come il decreto “Albania” n.37/2025 non può derogare ad una norma precisa e vincolante contenuta in una Direttiva europea e non può violare diritti di difesa riconosciuti dalla stessa Costituzione (art.24) e dalla Carta dei diritti fondamentali UE (art.47). Per la Cassazione penale il centro di detenzione di Gjader in territorio albanese andava equiparato a tutti gli effetti ai Centri per il rimpatrio italiani. Una mera finzione giuridica. Adesso è arrivata una ulteriore smentita dalla stessa Corte di appello di Roma che la Cassazione penale voleva bloccare. Non è uno scontro tra giudici ma uno scontro tra ragioni dello Stato di diritto e prove tecniche di democrazia autoritaria”.