La telefonata chilometrica tra i due leader
Pace in Ucraina, cosa si sono detti Trump e Putin nella telefonata di due ore
Nella telefonata Donald ha offerto allo zar alcuni incentivi economici. Lo zar chiede il ritiro di Kiev dai territori occupati e la neutralità dell’Europa
Esteri - di Umberto De Giovannangeli

Una telefonata chilometrica. Per evitare la rottura. Il tycoon e lo zar non possono sbattere la porta in faccia l’uno all’altro, non possono e non vogliono, ma nessuno può accettare che la pace in Ucraina sia la resa del terzo incomodo: Volodymyr Zelensky. Oltre due ore al telefono per non dover ammettere che né Trump né Putin sanno come uscire dall’impasse. Con la conferma di una cosa scontata: la Russia è pronta a negoziare con Kiev. La conversazione telefonica tra Vladimir Putin e Donald Trump è stata definita dal presidente russo “significativa, franca e molto utile”. Lo riferisce l’agenzia Ria Novosti.
Parlando alla stampa al termine del colloquio con Donald Trump, Vladimir Putin si è detto favorevole a una “risoluzione pacifica della crisi ucraina” e pronto a collaborare con Kiev per un “memorandum” sui futuri colloqui di pace e su un cessate il fuoco, purché i due Paesi trovino compromessi in grado di soddisfare entrambe le parti. Lo riporta Ria Novosti. “La Russia proporrà ed è pronta a lavorare con la parte ucraina su un memorandum su un possibile futuro accordo di pace con la definizione di una serie di posizioni – ha detto Putin, riportato dalla Tass – Come, ad esempio, i principi della soluzione, i termini di un possibile accordo di pace e così via, compreso un possibile cessate il fuoco per un certo periodo di tempo se vengono raggiunti gli accordi pertinenti”, ha detto Putin.
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Come condizione per il cessate il fuoco, il Cremlino esige il completo ritiro delle truppe ucraine dalle regioni occupate, in particolare Zaporizhia e Kherson. Lo scrive Bild, citando fonti occidentali. L’altra richiesta del presidente russo, secondo il tabloid tedesco, è che l’Ucraina non riceva alcun sostegno militare dall’Occidente durante il cessate il fuoco e non mobiliti o invii nuovi soldati al fronte. La posizione di Donald Trump in merito al conflitto in Ucraina è “neutrale” ed è “realmente impegnato” nella sua “risoluzione”. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Quanto alla posizione dei politici europei – ha aggiunto è “apertamente filo-Ucraina”. Lo riporta Ria Novosti.
Ad anticipare la posizione americana era stato il vicepresidente J. D. Vance, secondo cui nel corso della telefonata tra i due leader, Trump avrebbe potuto offrire incentivi economici al presidente russo per ammorbidire la sua posizione. “Guardate – ha detto parlando ai giornalisti a bordo dell’Air Force Two – ci sono molti benefici economici nel ristabilire i rapporti tra la Russia e il resto del mondo, ma non otterrai quei benefici se continui a uccidere un sacco di persone innocenti”. “Ci rendiamo conto – ha aggiunto – che c’è una sorta di stallo qui, e penso che il presidente dirà al presidente Putin, ‘senti, fai sul serio? Sei davvero intenzionato ad andare avanti?’” rilancia l’invito a Vladimir Putin a negoziati diretti, dopo l’incontro tra le delegazioni a Istanbul della settimana scorsa. Subito dopo la fine della telefonata con Putin, Trump ha parlato solo per pochi minuti con il presidente ucraino Zelensky. Lo ha riportato Axios, citando una fonte.
La voce di Kiev
“L’Ucraina insiste sulla necessità di un cessate il fuoco completo e incondizionato” che “dovrebbe avere una durata sufficiente e prevedere la possibilità di proroga. La nostra offerta, concordata con i partner, è di 30 giorni. Siamo pronti per questo. Siamo anche pronti a incontrarci a livello di leader per risolvere questioni chiave. L’Ucraina non ha paura dei negoziati diretti con la Russia, ed è importante che la leadership russa non prolunghi la guerra”, ha affermato Zelensky su Telegram. Tra le cose che uniscono lo zar al tycoon è il fastidio per chiunque la pensi diversamente e abbia l’ardire di denunciare lo scempio di legalità. Amnesty International si aggiunge alla lunga lista delle organizzazioni non governative internazionali le cui attività sono bandite in Russia, nell’ambito di un’azione di repressione delle voci critiche del governo accentuatasi dall’inizio dell’offensiva in Ucraina. La Procura generale ha dichiarato “indesiderata” l’ong basata a Londra, accusata di attività “russofobiche”, specie per la sua campagna contro quella che a Mosca è chiamata l’’operazione militare speciale”.