Medio Oriente
PKK: si scioglie il gruppo armato, l’addio alle armi del partito curdo dopo l’appello di Ocalan
Considerato organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e UE, l'annuncio dopo il 12esimo congresso del partito che "ha portato la questione curda al punto di risoluzione attraverso la politica democratica, completando così la sua missione storica"
Esteri - di Redazione Web

Addio al PKK, si è sciolto il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Decisione annunciata, sollecitata dallo storico leader Abdullah Öcalan lo scorso febbraio e ufficializzata al termine del congresso del partito. La notizia è stata riportata dall’agenzia di stampa filo-curda Anf. “Il 12esimo congresso del PKK ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa del PKK e di porre fine alla sua lotta armata”, si legge nella nota.
Il Pkk “ha deciso di sciogliere la struttura organizzativa del Pkk e di porre fine alla lotta armata, con l’attuazione pratica di questo processo che sarà guidata e supervisionata da Abdullah Öcalan. Di conseguenza, le attività svolte sotto il nome di ‘Pkk’ sono state formalmente terminate”. Il congresso ha valutato che la lotta del Pkk ha “portato la questione curda al punto di risoluzione attraverso la politica democratica, completando così la sua missione storica”.
- Öcalan e la svolta per il PKK, l’appello del leader curdo per lo scioglimento del gruppo: “Abbandonare la lotta armata”
- Chi è Abdullah Öcalan e perché ha chiesto agli indipendentisti curdi del Pkk di deporre le armi
- Nella nuova Siria i curdi del Rojava tornano a lottare: una minaccia per tutte le satrapie del Medioriente
L’appello di Öcalan e la replica di Erdoğan
L’appello di Öcalan era arrivato lo scorso febbraio, durante una conferenza stampa a Istanbul durante la quale il leader 75enne, in carcere dal 1999, si era rivolto direttamente alle cellule operative del PKK. “Tutti i gruppi devono abbandonare le armi, il PKK deve sciogliersi. Io chiedo di abbandonare le armi, mi prendo la responsabilità di questo appello”. Il progetto di una patria curda dovrebbe continuare diplomaticamente dopo 40 anni di insurrezione e lotta armata.
“Si sciolga il Pkk e tutte le sue fazioni”, la prima e immediata reazione del governo turco guidato da Recep Tayyip Erdoğan tramite il portavoce del presidente turco, Ömer Çelik. “Seguiremo questa fase passo per passo con estrema attenzione. Vogliamo che questa decisione venga applicata senza alcun ritardo né difetto. Lo scioglimento deve riguardare il Pkk e tutte le sue fazioni, nessuna esclusa”. Parole rivolte in particolare alla milizia curda attiva in Siria: la Ypg (Unità di Protezione Popolare).
La storia di Öcalan e del PKK
Abdullah Öcalan fondò il PKKK nel 1978 come movimento per l’indipendenza dei curdi turchi: musulmani sunniti che contano una popolazione di circa 40 milioni di persone, dopo la Prima guerra Mondiale il territorio in cui vivevano fu diviso fra Turchia, Siria, Iraq e Iran e da allora non hanno un proprio stato. Alle rivendicazioni politiche il PKK affiancò ben presto la lotta armata: oggi il Partito dei Lavoratori del Kurdistan è considerato un’organizzazione terroristica da Turchia, Stati Uniti e Unione Europea.
Il movimento per decenni è stato brutalmente represso dalla Turchia, molti suoi leader sono stati incarcerati o uccisi: lo stesso Öcalan venne arrestato il 15 febbraio del 1999 in Kenya, dove si era rifugiato dopo aver trascorso 65 giorni in Italia con la speranza di ottenere asilo politico, quindi fu condannato a morte, pena poi commutata in ergastolo dopo che nel 2002 la Turchia abolì la pena di morte.
Dopo l’arresto di Öcalan il PKK e il suo stesso leader iniziarono a ridimensionare le sue richieste di indipendenza: attualmente la battaglia politica del Partito dei Lavoratori del Kurdistan riguarda una maggiore autonomia per la popolazione curda della Turchia, un riconoscimento costituzionale dell’identità curda e l’insegnamento della lingua curda nelle scuole.