Eletto il cardinale americano

Papa Leone XIV: il Pontefice della “Pace disarmata”

La possibilità di una svolta conservatrice e restauratrice è stata evidentemente evitata. Non c’è stata la svolta e la Chiesa riparte da Bergoglio. Questa è una buona notizia, no?

Editoriali - di Piero Sansonetti

9 Maggio 2025 alle 07:00

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AP Photo/Luca Bruno Associated Press/LaPresse
AP Photo/Luca Bruno Associated Press/LaPresse

Il nuovo papa si è presentato al mondo sventolando la bandiera della pace. Ha pronunciato il suo primo discorso, con grande sobrietà, ma scandendo queste parole: “Una pace disarmata e disarmante”. Si è immediatamente collocato in una posizione di antagonismo nei confronti delle cancellerie occidentali, impegnate nel riarmo. Ha insistito su quelle due parole: disarmata e disarmante. Poi ha parlato di Chiesa accogliente, soprattutto nei confronti dei più poveri e dei derelitti. Non ci sono dubbi che il riferimento fosse proprio ai profughi. Ha ringraziato Francesco, ha rilanciato i suoi appelli, ha scelto come nome quello di Leone XIV, alludendo evidentemente alla “rerum novarum” la prima enciclica sociale (1891).

Si chiama Robert Francis Prevost, ha 69 anni, è il primo papa nordamericano, anche se gran parte della sua vita religiosa l’ha trascorsa in America latina.

I cardinali hanno scelto lui, si dice, anche per il suo stile sobrio e conciliante. È un sacerdote agostiniano e il suo motto è quello di Sant’Agostino: “In illo unum uno”. Che vuol dire unità. “In quell’uno siamo uno”, cioè l’umanità diventa un singolo individuo in Cristo. E naturalmente da questo punto di vista la scelta di Prevost può essere vista come la decisione di ricomporre l’unità della Chiesa. L’impressione però è che questa scelta sia avvenuta dentro una idea “continuista” verso Bergoglio. Diciamo che la possibilità di una svolta conservatrice e restauratrice è stata evidentemente evitata. Non c’è stata la svolta e la Chiesa riparte da Bergoglio. Questa è una buona notizia, no?

Prevost ha scelto in nome di Leone. E questa scelta, ovviamente, vuol dire qualcosa. Ha deciso di non chiamarsi Francesco II, e quindi di non forzare il “continuismo”. Tuttavia ha preso il nome del suo predecessore, Papa Pecci (Leone XIII), che fu un papa molto impegnato in politica e che è considerato tra i costruttori della dottrina sociale cristiana. Leone XIII è il papa della “Rerum novarum”, enciclica molto complessa, sul tema del lavoro, scritta negli ultimi anni dell’Ottocento, in chiave antimarxista ma che conteneva molti elementi di critica al capitalismo e alla logica del profitto. Tra l’altro, sarà anche una curiosità, ma mica tanto: in quella enciclica si chiedeva il salario minimo.

Naturalmente i papi si giudicano negli anni. Non nel giorno dell’elezione. L’impressione però è che il rischio di una archiviazione del bergoglismo sia sventato. E che tutti i potenti della terra che erano corsi a inginocchiarsi davanti alla bara di Francesco, probabilmente nella speranza che fosse finita la sua epoca, dovranno rassegnarsi e trovarsi di fronte ancora una Chiesa cattolica non disposta ad avallare la svolta reazionaria e il vento fascista che aleggia sull’Occidente.

9 Maggio 2025

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