Il nuovo pontefice
Papa Leone XIV, l’americano pacifista in continuità con Francesco: il Pontefice vicino ai migranti e per una Chiesa sinodale
“Una Chiesa accogliente, vicina a chi soffre e solidale”. Atterrito dalla guerra, il Papa missionario è americano ma chiarisce subito da che parte sta: con Francesco, contro Trump
Cronaca - di Fabrizio Mastrofini

“La pace sia con voi”. Così si è presentato a Roma e al mondo Papa Leone XIV, il nuovo papa, il cardinale Robert Francis Prevost, uno statunitense anomalo. Che saluta la sua diocesi di elezione, Ciclayo in Perù, nel nord ovest, una zona povera, un paese dove è stato missionario e vescovo. E finalmente parla di una Chiesa che vuole essere “sinodale”. Una risposta indiretta ma non troppo al cardinale Re, decano del Collegio cardinalizio, che il giorno prima nella messa di apertura del conclave, non aveva parlato né di sinodo e sinodalità e neppure del ruolo delle donne. Come dire: cancellate l’eredità di Francesco.
Qui invece il nuovo papa si presenta con il saluto di Gesù agli apostoli dopo la resurrezione: la pace sia con voi e chiede e invoca la pace per tutto il mondo. Una linea di piena continuità. Come la scelta del nome, considerando che il suo immediato predecessore, nel nome, è il papa della “Rerum Novarum”, l’iniziatore e “l’inventore” della Dottrina sociale della Chiesa. La dottrina del “bene comune”, della giustizia, del rispetto del ruolo dei lavoratori, della richiesta di uno sviluppo umano universale. Non è poco di questi tempi. Il nuovo papa ha un curriculum imponente ma soprattutto internazionale e non è automaticamente un papa solo “statunitense”. Dal 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Nello stesso anno ha ricevuto la porpora. Nato a Chicago da una famiglia di origine francese, appartiene alla Congregazione religiosa degli Agostiniani, si è laureato in Diritto canonico. Dal 1985 al 1999 è stato missionario in Perù. Tornato a Chicago, nel 2001 è diventato Superiore generale dell’Ordine di Sant’Agostino, carica che ha tenuto fino al 2013. In quell’anno è di nuovo rientrato in Perù, come vescovo di Ciclayo. Bergoglio lo ha chiamato a Roma nel 2023.
Il nuovo papa, che parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese (oltre che inglese), in Perù aveva dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti, molto apprezzata da Francesco. Da prefetto della Congregazione per i vescovi, ne ha nominati molti, quasi, forse, una generazione di presuli “bergogliani”, consapevoli del ruolo che devono svolgere. Prevost si è guadagnato fama di cardinale schivo ed equilibrato. Nel 2023 ha gestito insieme al segretario di stato Parolin la questione potenzialmente dirompente del Cammino sinodale tedesco: un dibattito interno alle diocesi germaniche che stava diventando troppo innovatore, e rischiava di provocare uno scisma. Prevost ha riportato il percorso nell’ortodossia, ma senza traumi. Naturalmente su di lui sono scattati i soliti veleni di questi anni, relativi alle accuse di avere coperto casi e segnalazioni di abusi sessuali, che sono del tutto infondate. Ma al centro del nuovo papa, a partire dal primo saluto ai fedeli, c’è il tema della pace: aiutateci a costruire ponti.
“Dio ci ama tutti. La pace vincerà. Uniti con Dio. La pace sia con tutti voi. Sono un figlio agostiniano, figlio di Sant’Agostino. Tutti possiamo camminare assieme verso quella patria la quale Dio ci ha preparato. Insieme, nel ricordo di Papa Francesco. Una chiesa pronta a ricevere, pronta a costruire ponti, pronta a ricevere chiunque abbia bisogno. Una chiesa che cammina, che cerca la pace, che cerca la carità, vicina a chi soffre”. Uno statunitense anomalo, dunque, 69 anni, con una vasta esperienza missionaria e pastorale, cui ha unito il ruolo di superiore generale di una congregazione religiosa, quindi con uno sguardo doppiamente internazionale. “Una persona che ama l’incontro e vuole ascoltare”, ha commentato a caldo il cardinale Ravasi. “Il saluto ‘buonasera’ di Francesco – ha aggiunto il cardinale Ravasi – è diventato il suo saluto sulla pace”. E il nuovo papa ha declinato la pace così: “Vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie. A tutti i popoli, tutta la terra, la pace sia con voi. Pace disarmante, umile, perseverante. Ancora conserviamo nelle nostre orecchie la voce debole ma sempre coraggiosa di papa Francesco, che benediceva Roma”.
La Chiesa “è sempre vicina a chi soffre. Una chiesa che cerca sempre la pace, la carità”. Si è avverata così la “profezia” del cardinale Re, decano del Collegio cardinalizio, che a Pompei, dove ha presieduto la Supplica alla Madonna, ieri si era augurato di avere il nuovo papa al termine della stessa giornata. Sottolineando che il nuovo Papa “prima di tutto dovrà cercare di rafforzare la fede in Dio in questo nostro mondo caratterizzato dal progresso tecnologico ma sotto l’aspetto spirituale abbiamo notato un po’ un ‘dimenticare Dio’.” Quindi “c’è un bisogno di un risveglio”. E sembra che il profilo scelto dai cardinali risponda a queste esigenze. Un cardinale nordamericano che però ha vissuto in America Latina, proprio come il cardinale Bergoglio; appartenente ad una congregazione religiosa – come il gesuita cardinale Bergoglio – con una forte impronta internazionale e pastorale. Anche se la tradizione ne fa risalire le origini a sant’Agostino, l’ordine sorse nel 1244 dall’unione, promossa dal cardinale Riccardo Annibaldi e sancita da papa Innocenzo IV, degli eremiti del viterbese in un’unica famiglia religiosa sotto la guida di un priore generale e con la regola di sant’Agostino. Nel 1968 il capitolo generale approvò il mutamento del titolo dell’istituto da eremitani di Sant’Agostino a Ordine di Sant’Agostino.