25 aprile sotto scacco
Antifascismo all’angolo: comandano giustizialisti, guerristi, nemici dei migranti: i principi di Mussolini ispirano ancora
L’antifascismo è un’altra cosa: difesa assoluta della libertà, del diritto, del garantismo, dell’antirazzismo, del rifiuto dell’autoritarismo e della repressione e del nazionalismo e del suprematismo. E oggi l’antifascismo è assolutamente minoritario.
Politica - di Piero Sansonetti

Ottant’anni dalla liberazione di Milano. La città insorse il 25 aprile del 1945, e le brigate partigiane scesero in città. I tedeschi scapparono in fretta. Mussolini tentò fino all’ultimo un salvacondotto, con la mediazione del cardinale Schuster, ma la mediazione non funzionò. Il duce fece in tempo a nascondersi, e poi a scappare dalla città, verso la Svizzera, mascherato da soldato tedesco. Ma i partigiani lo intercettarono poco prima del confine, a Dongo, lo tennero prigioniero per due giorni in una villetta a Giulino di Mezzegra, insieme alla sua fidanzata Claretta Petacci, una ragazza dell’alta borghesia romana di 33 anni.
Poi nel pomeriggio del 28 aprile arrivò il colonnello Valerio (in realtà si chiamava Walter Audisio) insieme ad Aldo Lampredi, tutti e due comunisti, mandati da Luigi Longo, vicesegretario del Pci, e lo fucilarono. Sparò Audisio, con una mitraglietta Mas. Fucilarono, forse per sbaglio, anche Claretta Petacci. Il giorno dopo i corpi di Mussolini e Petacci, insieme a quelli di altri gerarchi fucilati dai partigiani, furono esposti, appesi per i piedi, in una stazione di servizio a piazzale Loreto, a Milano. Così cadde il fascismo e i tedeschi furono cacciati dall’Italia che avevano occupato. Oggi? Restano aperte tutte le polemiche.
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Il più grande partito italiano, che è al governo e domina la maggioranza, nasce da una costola dell’Msi, che fu il piccolo partito fondato da Giorgio Almirante, Arturo Michelini, e alcuni gerarchi scampati all’epurazione, nel 1946, sulle ceneri del partito fascista. Almirante e Michelini non negarono mai la continuità con le idee del vecchio regime. L’attuale capo del governo, come il presidente del Senato e diversi ministri, provengono – e si sono formati politicamente – dall’organizzazione giovanile del Msi. Questo vuol dire che il fascismo è ancora vivo, e che bisogna pretendere un’abiura? Non credo nessuno mai possa pretendere abiure. E non credo che esista un problema “araldico”. La questione che sta chiaramente sul tappeto è semplicemente questa: quanto le politiche delle attuali classi dirigenti sono ispirate più dai vecchi valori fascisti che dalle idee di fondo fissate dalla Costituzione?
L’impressione è che il governo stia assumendo posizioni che ricordano i principi fascisti. Persino nel linguaggio, nell’uso provocatorio di parole come “Nazione” (che inevitabilmente richiama il nazionalismo), o “merito” (non come idea generale ma come scopo dell’istruzione e della scuola). Ma soprattutto nelle azioni concrete: la guerra senza quartiere ai migranti, alle Ong che li vanno a salvare e persino al papa e ai vescovi che si sono schierati con le Ong. Il giustizialismo che fa quasi impallidire il giustizialismo dei Cinque stelle: pene aumentate, nuovi reati, divieti di manifestazione, pugno duro nelle carceri, divieto dei rave, proibizionismo, retorica sulla certezza della pena, container come celle per aumentare il numero dei prigionieri. E poi c’è l’aspetto bellico, che per la verità è comune anche a forze sicuramente liberali, ma in forme diverse.
L’appoggio armato all’Ucraina (aggredita) e a Israele (aggressore) è spiegabile solo con una scelta ideologica violenta e di potenza, che non ha molto a che fare con la Costituzione – che vieta l’uso della guerra – e con lo Stato di diritto, del tutto assente in Russia, in Ucraina e in Israele (oltre che nelle terre governate da Hamas). Nell’ottantesimo della Liberazione dovremmo dire che l’antifascismo non può essere retorica e bella ciao. Quello è folklore, o al massimo dichiarazione di appartenenza. L’antifascismo è un’altra cosa: difesa assoluta della libertà, del diritto, del garantismo, dell’antirazzismo, del rifiuto dell’autoritarismo e della repressione e del nazionalismo e del suprematismo. Può essere solo questo. E oggi l’antifascismo è assolutamente minoritario. E al governo ci sono forze decisamente attratte dal fascismo. Tutto questo fa paura. E richiederebbe una reazione. Forse la rivolta sociale della quale parla Maurizio Landini.