Resistenza o no
Liberazione, le conseguenze sul 25 aprile “con sobrietà” del governo Meloni: annullamenti e Bella Ciao vietata
Gli effetti dell'appello del governo di destra sulle celebrazioni. La Russa: "Spero che questa data sia una data di tutti". E invece esplodono le polemiche, le proteste dell'ANPI e sui social
News - di Redazione Web
L’ultimo appello di Ignazio La Russa, Presidente del Senato. “Sono passati 80 anni, è un tempo breve rispetto all’eternità ma lunghissimo rispetto alla storia degli uomini e delle nazioni. Forse è il tempo sufficiente perché si guardi con sempre maggiore condivisione, e mai con strumentalizzazione, a quello che fu uno dei momenti fondanti dell’antica storia d’Italia, del nostro popolo e della nostra nazione. L’80esimo anniversario della Liberazione lo celebriamo oggi insieme. Spero che questa data sia una data di tutti”. Per sicurezza, in nome dell’unità e della sobrietà, alcuni Comuni hanno deciso direttamente di annullare le celebrazioni.
Sono gli effetti dell’appello del governo Meloni, che dopo aver proclamato cinque giorni di lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, fino ai funerali che si terranno sabato 26 aprile, aveva esortato a celebrazioni sotto tono. “Tutte le cerimonie sono consentite naturalmente, tenuto conto del contesto e quindi con la sobrietà che la circostanza impone a ciascuno”, aveva detto il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci.
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Il Post ha raccolto una serie di voci in un articolo che ha raccontato quanto sia difficile oggi spiegare, anche a scuola, ai più giovani cos’è stata la Resistenza e la Liberazione. Per la distanza ormai consistente in termini temporali – quest’anno ricorre l’80esimo anniversario della Liberazione -, per differenze di ideali e di contesto sociopolitico, per il ruolo fuorviante dei contenuti accessibili sui social, per le posizioni spesso discutibili di un governo di centrodestra. E qui veniamo all’appello per il lutto nazionale.
Ad Ancona, dove il sindaco Daniele Silvetti è di Forza Italia, sono stati annullati l’accompagnamento bandistico del corteo e un concerto. A Cesena annullato un concerto in teatro, a Pesaro un pranzo con musica di fronte al Monumento alla Resistenza, a Piacenza rinviato un concerto in piazza. A Domodossola annullata la sfilata prevista prima della cerimonia in piazza Matteotti. Due Comuni in Vallecamonica, provincia di Brescia, Ono San Pietro e Cividate Camuno, entrambi governati dal centrodestra, hanno annullato le celebrazioni. A Ponte San Nicolò, un Comune di 13mila abitanti in provincia di Padova, governato da una giunta di centrosinistra, annullato un concerto programmato al municipio rimandandolo al 3 giugno. E la lista si allunga.
Singolare il divieto di Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo, dove secondo il Corriere della Sera una nota firmata dal presidente del consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, avrebbe prescritto di non effettuare “brani musicali, inni e canti ad eccezione del Silenzio e dell’Attenti” nelle prime tappe della sfilata. L’Anpi locale ha replicato che “si potrà impedire alla banda di suonare Bella Ciao ma non ai cittadini di cantarla” mentre l’Amministrazione ha rilanciato che il divieto è dettato soltanto per le prime quattro tappe del corteo. E la lista si allunga ancora, non smette mica.
La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto comunque sapere che sarà alle celebrazioni consuete all’altare della Patria, a Roma. È la leader di Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra erede del Movimento sociale italiano, fondato nel 1946 da ex fascisti e membri della Repubblica sociale italiana. Come anche Ignazio La Russa, lo stesso che due anni fa dichiarò come non ci sia alcun riferimento all’antifascismo nella Costituzione. Altro che unità, il 25 aprile resta occasione di divisione, speculazione ideologica e politica.