La lettera di solidarietà
Papa Francesco e quel messaggio al “fratello sindaco” Mimmo Lucano: “Apprezzo le sue lotte”
Una lettera di solidarietà e amicizia di Francesco al sindaco di Riace che ha pagato col carcere la sua azione a favore dei migranti
Politica - di Redazione Web

Città del Vaticano – 12 dicembre 2016
Caro fratello Sindaco,
La ringrazio per la partecipazione al vertice organizzato nella mia casa dalla Pontificia Accademia delle Scienze, in risposta alla mia iniziativa. Ho seguito da vicino lo sviluppo di entrambi i giorni e sono consapevole del suo notevole successo. Ho voluto rispettare la libertà di tutti e di ciascuno. Apprezzo il suggerimento di creare una rete di sindaci. Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze. Le esprimo, perciò, la mia ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati. Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete. Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai, soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega, le chiedo che mi pensi bene e mi mandi “buona onda”.
Sinceramente,
Papa Francesco
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Questo seguito è l’appunto scritto ieri su Facebook da Mimmo Lucano, sindaco di Riace, oggetto per svariati anni, e ancora oggi, di campagne di stampa contro di lui, di azioni giudiziarie persecutorie da parte della magistratura, e di richiesta di rimozione da parte del governo di centrodestra.
Una mattina di tanti anni fa era arrivata una lettera al protocollo del Comune proveniente dalla Santa Sede: era Papa Francesco che si complimentava per l’accoglienza ai migranti, iniziata alcuni anni prima a Riace per uno sbarco. Un alleato prezioso contro lo strapotere a volte persecutorio della destra. La stessa destra che vuole armare l’Europa, responsabile del genocidio in Palestina, delle deportazioni dei migranti nei lager libici e albanesi. Da sempre vicino ai popoli oppressi di tutto il mondo e alle persone più deboli ed emarginate, il papa Francisco, così lo chiamavano gli emigranti riacesi della parrocchia SS Cosma y San Damiano nel periodo della dittatura militare tra il 1976 e il 1981, proteggeva i desaparecidos dagli squadroni della morte che incutevano terrore in Argentina. Schierato apertamente a difesa dei diritti umani, testimone instancabile del Vangelo di Cristo. Grazie, Santo Padre, per esserci stato vicino in uno dei periodi più difficili della nostra comunità. Avrai sempre un posto nel mio cuore. La memoria, dicevano i greci, non si può fermare. È figlia del vento e del mare ed è per sempre.
Mimmo Lucano