La partita diplomatica
Ucraina, Stati Uniti pronti a scaricare Kiev e le trattative: “Stop senza passi avanti, Trump ha altre priorità”

Non dovrebbe più sorprendere, ma tra Stati Uniti e Ucraina la distanza e l’intesa sembra ormai sempre più evidente col passare delle settimane.
Dopo le parole al vetriolo di Donald Trump di giovedì dalla Casa Bianca, affiancato dalla premier Giorgia Meloni, in cui il presidente Usa aveva ribadito ancora una volta di non essere “un fan” del leader ucraino, ma quantomeno rimangiandosi le precedenti dichiarazioni in cui addossava a Kiev le responsabilità del conflitto scoppiato nel febbraio 2022, a metterci il carico da novanta è il suo segretario di Stato Marco Rubio.
Il ministero degli Esteri statunitensi, reduce del vertice di Parigi col presidente francese Emmanuel Macron e la delegazione ucraina, ha chiaramente spiegato che Washington è pronta a defilarsi dai negoziati di pace tra Russia e Ucraina se non verrà trovata una quadra nei prossimi giorni.
“Non è la nostra guerra, non l’abbiamo iniziata noi. Ovviamente vogliamo che finisca, ma non è la nostra guerra”, ha detto senza mezzi termini Rubio.
Alla Casa Bianca la frustrazione è palpabile per i mancati progressi nelle trattative. Donald Trump in campagna elettorale aveva annunciato lo stop alla guerra entro 24 ore dal suo insediamento, promessa che col tempo è stata sostanzialmente ritrattata ammettendo le difficoltà diplomatiche, ma sempre incolpando la precedente amministrazione di Joe Biden. “Con me alla Casa Bianca la guerra non sarebbe scoppiata”, ha infatti dichiarato per l’ennesima volta Trump giovedì nel suo incontro con la stampa alla presenza anche di Giorgia Meloni.
Quel che appare evidente è che a Washington la pazienza sia finita. “Ha trascorso 87 giorni al massimo livello di questo governo, impegnandosi ripetutamente per porre fine a questa guerra. È una cosa importante, ma ci sono molte altre cose importanti in corso che meritano altrettanta, se non maggiore, attenzione”, ha detto Rubio riferendosi al tycoon, nel tentativo di mettere pressione su Kiev e Mosca.
Dal Cremlino a stretto giro è arrivata la risposta del portavoce Dimitri Peskov, che ha sottolineato come “si possono già notare alcuni progressi” nelle trattative. “Questi progressi – ha aggiunto Peskov – sono legati alla moratoria per non colpire le infrastrutture energetiche. La Federazione Russa ha aderito a questa moratoria, il che non si può dire della parte ucraina”.
“I contatti sono abbastanza complessi, perché, naturalmente, l’argomento non è semplice”, ha aggiunto Peskov, assicurando che Mosca è “aperta al dialogo“. “La parte russa è favorevole alla risoluzione di questo conflitto, difendendo i propri interessi ed è aperta al dialogo”, ha ribadito il portavoce di Vladimir Putin.
Dal fronte ucraino Zelensky, pur con evidenti difficoltà, sta cercando di non rompere i complicati rapporti con l’amministrazione Trump. Ieri è arrivata la firma su un memorandum in vista della finalizzazione dell’accordo sulle terre rare, intesa-ricatto fortemente voluto da Trump per continuare a fornire supporto a Kiev. “Immagino verrà firmato giovedì prossimo”, aveva dichiarato Donald Trump in conferenza stampa con la premier Meloni alla Casa Bianca. In particolare il primo ministro ucraino Denys Shmyhal sarà la settimana prossima negli Stati Uniti dove incontrerà il segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent.