Il live all'Auditorium 900
Quella notte in cui Joseph Arthur si è innamorato di Napoli e in cui Napoli si è innamorata di Joseph Arthur
Per la prima volta in concerto in città. "Mi ha scioccato, con la sua energia e i suoi graffiti in stile NY". Una notte memorabile
Spettacoli - di Antonio Lamorte

Quando è che una domenica sera sembra un sabato sera ci fai caso: perché è il sabato sera che succedono le cose memorabili, le serate indimenticabili e infinite, mica la domenica con quel senso di spossatezza, la depressione per il giorno dopo, il lunedì, e ogni Monday che è un blue Monday. E invece era domenica sera, quella del 16 marzo del 2025, quando Joseph Arthur ha preso chitarra, loopstation, microfono, pennelli, tele all’Auditorium 900 a Napoli, un concerto organizzato da Ass. Axoloty e Hungry Promotion in collaborazione con Freak Out magazine e Main Out. Prima era stato a Roma e Siena, a Napoli l’unica data al Sud Italia, non ci aveva mai suonato. Lo ha detto lui: questa domenica sera sembra un sabato sera.
E quindi Joseph Arthur, dicevamo, ha preso chitarra, loopstation, microfono, pennelli, tele e ha preso pure quelli che c’erano e li ha portati da qualche altra parte, ce li ha fatti rimanere per un paio d’ore, anzi li ha squadernati anche fino al giorno appresso almeno. Artista eclettico e prolifico, per brevità: songwriting all’americana, una ventina di album ed ep dall’esordio, nel 1996, dopo esser stato scoperto da Lou Reed e Peter Gabriel che gli lasciò un messaggio in segreteria telefonica dopo aver ascoltato la sua musica. E lui che non ci poteva credere. Si incontrarono la prima volta in un locale a New York, a fine serata erano tutti insieme a ristorante: Peter Gabriel, Lou Reed e Dolly Parton con Arthur che non ci poteva credere. Fu il primo a firmare un contratto per la Real World, l’etichetta dell’ex Genesis.
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Partito da Akron, Ohio, aveva cominciato a scrivere canzoni a 13 anni. Ha coltivato parallelamente alla musica una passione per la pittura quasi equivalente. E infatti ha offerto una performance anche pittorica: due tele dipinte cantando, live, regalate alla fine al promoter. La sua canzone più famosa, In the sun, è stata interpretata anche da Michael Stipe (R.E.M.), Chris Martin (Coldplay) e Peter Gabriel. L’ex R.E.M. volle perfino lanciare un’iniziativa benefica per raccogliere fondi a favore delle vittime dell’uragano Katrina battezzata “In The Sun Foundation”, realizzando un Ep di cover di quella canzone. È anche il cantante del supergruppo Silverlites formato da Peter Buck dei R.E.M., Rich Robinson dei Black Crowes e Barrett Martin degli Screaming Trees/Mad Seson/Tuatara. Ha fondato band come The Lonely Astronauts, Fistful of Mercy con Ben Harper e RNDM con Jeff Ament dei Pearl Jam.

One man show in loop, chitarra dipinta e beat per basi che suonano quasi come una band, un vocione metallico che sa essere anche delicato. Appare come un Mark Lanegan non maledetto, Richard Ashcroft più muscolare, Elliot Smith meno etereo. La misericordia di I used to know how to walk on water. La redenzione di Coney Island Baby. L’antimilitarismo bruciante di I Donated Myself To The Mexican Army. La definitiva Speed of light alla fine. E molte che hanno suonato meglio dal vivo che in studio. Una profondità oscura quanto ammaliante. La pervasività e la totalità dell’amore. C’è sempre una luce, in fondo o da qualche parte. Arthur ha detto che potrebbe essere registrato, il concerto in questo spazio per concerti e studio di registrazione che si trova in pieno Centro Sorico, dove in una stalla nel 1901 nacque la Società fonografica napoletana, la prima azienda a fabbricare dischi in Italia poi diventata Phonotype Record, rilevata nel 2018 da sei imprenditori per tornare a farci dischi e live. Una forma di resistenza in mezzo a friggitorie, pizzetterie, chupiterie.
“L’Italia è quella parte d’Europa che sembra essersi fatta una piccola dose. L’inconscio regna sovrano. L’anima intensa del poeta. Il vino rosso scorre (io non ho partecipato)”, ha scritto Arthur in un lungo post di congedo all’Italia sui social. Non sono mancate una rissa a Siena e una minaccia sui social dopo il concerto. “Napoli shocked me with its NYC graffiti and energy”, ha aggiunto. “Ci siamo innamorati di Napoli”. Anche se alle quattro di mattina, con i bagagli sfasciati direzione Portogallo, i taxi non c’erano o gli sono sfrecciati davanti senza fermarsi. “Questa è la vita in tour. Il suo peso è enorme come i suoi doni. Credo che tutta la vita sia così”.
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