Il disco
Johnny Cash, il ritorno del Man in Black: “Songwriter”, l’ultimo album di inediti
Un artista che ha sempre vissuto al limite: droghe, alcool, feste. Ma proprio per questo l’artista che è stato in grado di rappresentare un’intera generazione, con tutte le sue fragilità
Spettacoli - di Graziella Balestrieri
“You can run for a long time, Run on for a long time. Run on for a long time, sooner or later God’ll cut you down. Sooner or later God’ll cut you down. Go tell that long tongue liar, Go and tell that midnight rider, Tell the rambler, the gambler, the back biter, tell ‘em that God’s gonna cut ‘em down, tell ‘em that God’s gonna cut ‘em down”.
È uscito il 28 giugno l’album di inediti dal titolo Songwriter, di quello che è stato definito da sempre the Man in black, per via della sua abitudine di indossare sempre abiti di color nero, quasi a voler dimostrare la sua austerità, la sua introspezione anche all’esterno. Stiamo parlando di Johnny Cash, cantautore, uomo, mito, leggenda fattasi coerenza. Johnny nasce in una famiglia poverissima di contadini dell’Arkansas, quarto di sette figli. Sin da piccolo aiuta la sua famiglia nella coltivazione del cotone, esperienza familiare e fatica lavorativa che segneranno per sempre il Johnny bambino e che poi si riverseranno anche nelle sue canzoni, nelle sue poesie e forse anche nella sua vita tutta. Perché Johnny Cash non è solo cantautore di protesta, di animo e di buio ma anche poeta e attore.
Il 1944 definisce l’esistenza di Johnny: in un incidente con una sega elettrica il suo amatissimo fratello Jack muore e di questa morte, il papà di Johnny riterrà lui il responsabile, arrivando addirittura a dirgli che avrebbe preferito che fosse morto lui al posto del fratello. Johnny sopravvive e vive per sempre con questo senso di colpa, con questo dolore, con quel dito paterno puntato addosso, un dolore che, come lui stesso dirà, non lo lascerà mai. Da quella morte lì, Johnny si chiude sempre di più in sé stesso, iniziando però a scrivere e comporre le sue prime poesie e imbracciando una chitarra. La musica diventa la sua passione e il mezzo con cui sopravvivere, si appassiona alla musica country e al blues. Nel frattempo, però, si arruola nell’United State Air Force nel 1950 e in questo frangente incontra la sua prima moglie Vivian Liberto, che sposerà nel 1954 ma dalla quale, dopo aver avuto 4 figli, divorzierà nel 1967, per la dipendenza di Johnny dalle droghe e dal suo stile di vita non poco “randagio”. Tutte le vite di Johnny Cash, tutte insieme nella sua musica, e quante vite ha avuto Johnny Cash!
Quanti uomini che si nascondevano e si rincorrevano dentro uno solo, amato da tutti e non solo nel campo musicale. Di religione cristiana evangelica, Cash era amato e rispettato anche delle culture e dai rappresentanti delle diverse religioni. Non era solo un cantautore di musica country, forse non è stato nemmeno solo un cantautore, Cash ha abbracciato e abbraccia ancora il rock and roll, il blues, il gospel, il folk, al punto da essere entrato sia nella Country Music Hall of Fame, che nella Rock and Roll Hall of Fame e nella Gospel Music Hall of Fame. Johnny era tutto questo allo stesso tempo, unicità riconosciuta da tutte le più grandi star del panorama internazionale, in primis dallo stesso Bob Dylan che definirà Cash «il migliore tra i migliori». Cash impegnato, Cash austero, Cash figura autorevole nel mondo della musica ma anche Cash pronto a reinterpretare brani di altri e a renderli suoi, perché tutto quello che Johnny canta diventa suo. Come Hurt dei Nine Inch Nails, Personal Jesus, Rusty Cage dei Soundgarden, tutti brani che Cash ha trasformato, non con effetti speciali ma con la voce, la sua essenza, la sua profondità, non comune.
Difficilmente esiste o esisterà un altro Johnny Cash. Ma torniamo al passato, torniamo a quando la sua carriera ha inizio, a quel lontano 1954, anno in cui Johnny si trasferisce a Memphis ed inizia a vendere elettrodomestici porta a porta di giorno, mentre la sera si ritrova con il chitarrista Luther Perkins e il bassista Marshall Grant, e insieme formano la band Johnny Cash and the Tennesse two. La prima incisione di un disco è datata 1955 con la Sun Records, mentre da solista Cash nel 1957 è il primo in assoluto della casa discografica americana a pubblicare una long playing, dal titolo Johnny Cash with His Hot and blue guitar. Da quel momento Cash diventa il simbolo di una generazione che va in frantumi, di tristezze, malinconie che si bruciano nelle droghe e si disperdono in fiumi di alcool. Simbolo di una ribellione giovanile che indossa un abito nero, quasi a volersi distinguere da tutto il resto, con la sua voce baritonale, non usuale per la sua età. Cash diventa il simbolo di una generazione di perdenti, di gente finita in carcere per aver commesso e per non aver commesso, di delinquenti e di innocenti, dei contrasti della società americana tutta.
Lui stesso rappresenta questo contrasto: Cash vive quello che scrive, autentico e coerente fino all’inverosimile. Nel 1960 il suo passaggio alla Columbia decreta un successo che per lo stesso Johnny sarà devastante, perché non in grado di gestire e capire la frenesia del mondo della musica, i numerosi impegni, le serate, gli show. Da qui Cash inizia a fare uso smodato di stimolanti e anfetamine contro lo stress. Abusa di droghe, alcool e in molte occasioni i suoi spettacoli verranno annullati proprio perché Johnny non è in grado di stare sul palco. Droghe, guai giudiziari, problemi familiari e uso smodato di alcol, tutto questo per sostenere un successo che forse Cash non desiderava così addosso. Si svela così la fragilità di uomo, di quell’uomo pieno di ferite e dolori che non era in grado di sostenere il mondo attorno che girava così velocemente, quando nell’ottica di Cash la musica era l’unico momento per fermarsi e riflettere e non per correre e impazzire.
Nervosissimo ed errante, come lo descrivono in molti, Johnny Cash era uno che cambiava dall’oggi al domani. Ma anche l’uomo dagli occhi al posto del cuore, così da apparire visibilmente malinconico, distrutto dalla vita, così visibilmente in cerca di pace, di redenzione, quella redenzione che ha cercato per sempre, come unica retta via, e che alla fine lo ha condotto dove voleva e desiderava lui e non dove gli altri lo avevano spinto o volevano che finisse. Ma intanto Johnny si costruisce non solo un’immagine da nervoso e vagabondo, ma anche una specie di fuori legge, che nonostante varie vicissitudini con la giustizia finì in carcere solo per ubriachezza molesta e possesso di varie droghe ma non restò in cella più di una notte, spesso ma non più di una notte. Fino al 4 ottobre del 1965, quando Cash viene arrestato dalla squadra narcotici in Texas, con il sospetto che trasportasse eroina verso il Messico.
In realtà gli trovarono 688 pastiglie di anfetamina e 475 tavolette di tranquillanti, che lui nascondeva nella custodia della sua chitarra. Arrestato e portato in una prigione locale, Cash il giorno dopo si presenta in tribunale e durante l’udienza prende a calci un fotografo, che lo aveva immortalato in manette. Viene scarcerato su cauzione ma quella non è stata l’ultima sua visita in prigione…due mesi più tardi si è dichiarato colpevole di detenzione illegale di droghe. Viene arrestato successivamente nel 1965 quando, vagabondo e ubriaco, entra in una proprietà privata, mentre voleva cogliere solo dei fiori. Nel frattempo, divorzia in malo modo dalla prima moglie, e nel 1967, in Georgia, viene arrestato nuovamente e del tutto casualmente, e nella sua solita borsa viene trovato il solito carico di tranquillanti.
La sua vita così distruttiva, questo suo eterno vagabondare, questa ricerca spasmodica di un senso di pace, lo hanno portato sia come uomo che come artista a conoscere i bassifondi, il dolore, le ingiustizie e le carceri. La coerenza di Johnny Cash e il suo vissuto si trova tutto nel suo album At Folmon Prison, suonato nel carcere di massima sicurezza di Folsom, in California. La decisione di Johnny è quella di rendere omaggio e dimostrare la sua vicinanza ai detenuti e alle loro condizioni con un album live che rimarrà nella storia della musica, un album che contiene anche una canzone appositamente scritta per loro dal titolo Folsom Prison Blues, ma anche un altro brano, Greystone Chapel, totalmente scritto da un detenuto. Per questo album e questa registrazione Cash è andato contro la volontà della sua casa discografica ma per lui la coerenza, il valore di stare dalla parte degli sconfitti, di quelli abbandonati al loro destino e senza nessuna speranza di salvezza avevano più importanza di qualunque altra cosa al mondo.
Cash si sente a suo agio tra i detenuti, è uno di loro in un certo senso, e i detenuti gli mostrano il rispetto assoluto, persino con entusiasmo. Da sempre al fianco dei nativi americani, da sempre dalla parte degli usurpati e mai degli usurpatori. La sua vita è stata quella che lui ha voluto, con alti, con bassi, fino ad essere riconosciuto da tutti come un qualcosa, un qualcuno di oltre. Johnny Cash è una delle pochissime figure coerenti nel mondo della musica, forse l’unico che può avvicinarsi a lui è Joe Strummer con il quale ha inciso Redemption Song. Per il resto non c’è niente e nessuno come Johnny Cash, come ha detto Bob Dylan: Cash è il migliore tra i migliori, un talento straordinario, una voce da bucare l’anima, da farti arrivare fino alla fine del pozzo del buio.
Ma non solo: Cash è stato accanto agli ultimi, accanto a chi soffriva, e Johnny ha riso, scherzato, cantato e gioito, con quelli che la società definisce la feccia umana. Se ne va, il 12 settembre del 2003, dopo un arresto cardiaco e dopo la morte della sua amatissima moglie June. Una specie di sacerdote (perché Cash ha con sé la spiritualità degna di Dio e la sua volontà di stare con gli ultimi), errante del bene e del male, una figura inquieta, uno che ha vissuto tutto, uno che è uscito dal tunnel da cui era entrato da cieco, ed è rientrato nella vita con la sua lente di ingrandimento, quella luce per cui di Cash ci si può fidare, sempre.