Le intercettazioni illegali

Cascina Spiotta, ombre si ma sulla pubblica accusa

Il problema è che della storia degli anni ‘70 si continua a parlare solo nelle aule di tribunale dove per giunta chi dovrebbe esigere il rispetto delle regole è il primo a violarle per il proprio tornaconto mascherato da “verità e giustizia”, ma è solo vendetta.

Giustizia - di Frank Cimini

16 Marzo 2025 alle 10:01

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Cascina Spiotta, ombre si ma sulla pubblica accusa

Secondo i pm la deposizione dell’ex brigatista Lauro Azzolini davanti alla Corte di Assise di Alessandria in cui ha ammesso la sua presenza durante la sparatoria di Cascina Spiotta non basta perché “restano coni d’ombra”. Bene, cioè male. Perché a leggere l’ordinanza emessa dalla stessa corte nell’udienza in cui è stato protagonista Azzolini c’è un “cono d’ombra” che riguarda proprio i rappresentanti della pubblica accusa.

La Corte di Assise rileva che sono inutilizzabili le intercettazioni ai danni di Azzolini eseguite prima che venisse revocata dal gip la sentenza di proscioglimento del 1987 scomparsa poi nell’alluvione di Alessandria e prima che lo stesso giudice autorizzasse l’ascolto delle conversazioni. Dice l’avvocato Davide Steccanella difensore di Azzolini e che aveva presentato l’eccezione poi accolta dalla corte: “Si conferma che hanno intercettato per tre mesi col captatore trojan un imputato già processato e assolto prima di essere autorizzati a farlo e ciò non è bello, ma transeat”. Non è bello infatti, ma nemmeno ci si può fermare a chiudere il tutto con una dichiarazione di inutilizzabilità di quelle intercettazioni nei confronti di Azzolini mentre sarà possibile farlo a carico degli altri due imputati Renato Curcio e Mario Moretti. Insomma la questione non è liquidabile con un “i pm ci hanno provato è andata male”, e si prosegue come se niente fosse accaduto.

Nel caso in cui dei magistrati intercettano un imputato senza essere autorizzati a farlo da un giudice ne dovrebbero rispondere quantomeno a livello disciplinare. Questo in un paese normale e nel caso in cui il Consiglio Superiore della Magistratura fosse una cosa seria. E non il regno dell’omertà oppure del “cane non mangia cane”. La violazione delle regole processuali è stata evidente e la corte di assise non ha potuto fare altro che rilevarla. Ma si tratta evidentemente di un cono d’ombra che non interessa. E del resto in questa vicenda di mezzo secolo fa, 5 giugno 1975, non sarebbe neanche il cono d’ombra più importante.

Perché il vero mistero sta nelle dinamiche dell’uccisione di Mara Cagol che Lauro Azzolini vide disarmata a terra con le braccia alzate mentre gridava: “Non sparate”. Un “cono d’ombra” sul quale in omaggio alla ragion di Stato la magistratura sia allora sia oggi non ha voluto fare chiarezza. Il problema è che della storia degli anni ‘70 si continua a parlare solo nelle aule di tribunale dove per giunta chi dovrebbe esigere il rispetto delle regole è il primo a violarle per il proprio tornaconto mascherato da “verità e giustizia”, ma è solo vendetta.

16 Marzo 2025

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