La prima udienza

Sparatoria di Cascina Spiotta, dopo mezzo secolo la prima udienza…

Alla sbarra per l’omicidio dell’appuntato D’Alfonso, nel 1975, Curcio e Moretti, come mandanti in quanto vertici delle Br, e Lauro Azzolini che sarebbe stato sul posto. Respinte le eccezioni dei difensori. L’accusa punta su intercettazioni illegittime.

Giustizia - di Frank Cimini

26 Febbraio 2025 alle 15:30

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©Claudio Papi/LaPresse 04-05-1978 Torino Archivio Storico Politica
©Claudio Papi/LaPresse 04-05-1978 Torino Archivio Storico Politica

Nella riedizione del processo di Norimberga dove alla corte di assise di Alessandria i vincitori processano i vinti la prima udienza con il rigetto delle eccezioni dei difensori di Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini ha già detto tutto. Era stata eccepita la competenza territoriale e la violazione del principio del giudice naturale. Niente da fare. Quanto all’argomento più spinoso, un processo nato dopo che una sentenza di proscioglimento del 1987 era stata annullata senza poterla nemmeno leggere perché scomparsa nell’alluvione del 1994, i giudici dicono che si potrà riproporre il problema solo dopo sentenza di primo grado. La difesa lo farà quindi dopo la condanna, molto probabile.

Insomma fa niente. Al centro del processo l’omicidio dell’appuntato Giovanni D’Alfonso nella sparatoria di Cascina Spiotta dove rimase uccisa anche Mara Cagol finita con un colpo di grazia mentre era a terra disarmata, ma sul punto le indagini non sono state riaperte. Curcio e Moretti rispondono di essere i mandanti in quanto vertici apicali delle Brigate Rosse, Azzolini invece sarebbe stato lì sul posto. I pm dicono di avere le impronte digitali di Azzolini, ma stanno sul documento dattiloscritto passato tra le mani di altri dieci brigatisti. A sostegno l’accusa sostiene di avere le intercettazioni fatte mezzo secolo dopo tramite trojan ma eseguite prima che il gip desse l’ok alla riapertura delle indagini sul fatto avvenuto il 5 giugno del 1975.

Osserva l’avvocato Davide Steccanella legale di Azzolini: “Resto convinto che contestare una aggravante di terrorismo non vigente al momento del fatto per sottrarre l’imputato al giudice naturale precostituito per legge sia illegittimo”. Dice l’avvocato Francesco Romeo legale di Moretti “che non c’era alla cascina Spiotta il 5 giugno del 1975. L’accusa è campata per aria. Moretti è stato trascinato in questo processo per renderlo mediaticamente appetibile”. Curcio quando fu interrogato chiese delle mancate indagini sulla morte della moglie Mara Cagol.

I pm promisero che avrebbero indagato pure su quello. Una presa in giro. Il processo proseguirà il prossimo o 11 marzo con la discussione sulle prove da ammettere, testimoni e intercettazioni. “Questo processo è una insensatezza totale e ben rappresenta i tesissimi tempi che viviamo” dice Silvia De Bernardinis ricercatrice specializzata sugli anni ‘70. Un periodo con cui il paese, sinistra in testa, non ha mai voluto fare i conti a livello politico delegando tutto aule di tribunale. Ecco perché mezzo secolo dopo siamo ancora in una corte d’assise

26 Febbraio 2025

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